Due secoli fa Elisa Bonaparte, che viveva a Piombino, già parlava della vocazione della Maremma a produrre ottimo vino.
Possiamo dire che saranno due amici di questa terra, sicuramente ardimentosi (o incoscienti?) a trasformare l’intuizione della sorella di Napoleone in realtà quando, nel 2002, acquistarono 23 ettari di terreno ai piedi del Monte Calvo, a Gavorrano, in provincia di Grosseto, quasi tutti coperti di sugheri maestosi e ulivi secolari. Prima di concludere l’acquisto della tenuta – 9 ettari saranno poi destinati a vigneti – i due maremmani avevano già deciso di fare vini di taglio bordolese ma con quello che possiamo definire “il temperamento dei supertuscan”. E, ci riescono, perché ad impiantare la vigna di Rigoloccio (questo il nome dell’azienda, dal rio che scorre vicino), chiamano uno dei più grandi agronomi, Pierre Marie Guillaume, affidando poi la conduzione enologica a Fabrizio Moltard che aveva già intuito che in quella proprietà che si estendeva sulla collina metallifera con nella pancia una miniera di pirite, c’erano tutti i presupposti per produrre grandi vini di respiro internazionale.
Tutto fila alla grande. Rigoloccio diventa una delle aziende di riferimento del Consorzio dei vini della Maremma, i giudizi positivi delle guide e dei giornalisti specializzati sono una sorta di quotidianetà insieme alle 50mila bottiglie che si esauriscono prima dell’inizio della nuova vendemmia, conquistando paesi dove la cultura del vino è molto alta. Nel 2014, però, viene a mancare il socio che praticamente gestiva l’azienda. Che fare? Continuare o vendere? Si chiede l’altro creatore di Rigoloccio. Tra una indecisione sul da farsi e l’avvio di qualche trattativa per l’alienazione, non si ferma niente grazie all’enologo Moltard, sempre più convinto delle potenzialità dell’azienda maremmana e che pur in assenza di una proprietà decisa ad investire, continua a produrre ottimi vini.
L’anno scorso la fase di incertezza diventa solo un ricordo perché dal Piemonte arriva l’acquirente che, però, non si vuole svelare, preferendo fare parlare il vino. Tant’è che alla prima presentazione ufficiale della nuova Rigoloccio, organizzata a Milano, a raccontare la svolta saranno l’enologo Moltard e il general manager Eros Dal Lago. Ed entrano subito in argomento, iniziando dal logo fresco di ammodernamento che richiama il terroir, proseguendo con il rinnovamento della grafica del sito internet e delle etichette, affidato all’artista russa Tamara Meskhi che ha creato una serie di disegni dall’inconfondibile stile geometrico, con raffinati giochi di linee in bianco e nero. Raccontano anche il vino prodotto a Rigoloccio, dove sono presenti vitigni prevalentemente di uva a bacca nera (Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot) affiancati dall’autoctono Alicante e dallo Chardonnay più una piccola presenza di Fiano di Avellino.
Cinque i vini prodotti, che vanno interpretati, pur confermando un livello qualitativo sempre interessante. I due anni di incertezza che hanno condizionato l’attività di Rigoloccio, probabilmente sono stati un freno per qualche investimento necessario per interventi in vigna, magari con l’espianto di varietà non più rispondenti alla vocazione internazionale dei vini richiesti da nuovi mercati e da un consumatore sempre più informati. La stoffa, però, c’è tutta, anche perché c’è qualche vino come il Merlot che ha mietuto riconoscimenti a tutti i concorsi a cui è stato presentato.
Questi i vini degustati
Mistral Chardonnay Maremma Toscana doc 2017
E’ Chardonnay in purezza maturato in barrique di Allier nuove, ma il programma prevede anche barrique di secondo passaggio che non erano ancora disponibili. Tant’è che si avverte subito il sentore del legno che, però, non disturba grazie anche alla freschezza del vino, alle belle note mandorlate, al profumo intenso e persistente di fiori, frutta come ananas e mela ma anche piacevoli note speziate. E’ un vino fresco e sapido abbastanza persistente, adatto come aperitivo ma anche abbinato a piatti di mare abbastanza elaborati.
Fonte dell’Anguillaia Toscano rosso igt 2014
Originariamente era fatto con Cabernet e Alicante. La nuova vita dell’azienda, invece, esclude Alicante, optando per un taglio dei due Carbernet per il 40% cadauno più un 20% di Petit Verdot. Maturato in acciaio, è previsto solo un affinamento di 4 mesi in bottiglia. E’ un vino rosso dai profumi che ricordano i frutti di bosco ma, anche, sentori di viola insieme a delicate note speziate. Al palato è fresco e all’equilibrio generale, aggiunge una elegante nota sapida che accompagna il finale. E’ consigliato con zuppa di pesce e con carne sia bianca che rossa.
Il Sorvegliante Toscana rosso igt 2014
Il blend è fatto con i due Cabernet e il Petit Verdot vinificati separatamente e dopo la maturazione di 12 mesi in barrique francesi, sono assemblati e tenuti in vasca sei mesi prima dell’imbottigliamento. Il colore è rosso intenso, con profumo ampio sostenuto da note di sottobosco, tabacco, china e note balsamiche. Ampio, tannino deciso e un buon corpo sono le sensazioni che si avvertono in bocca. Non ci sono dubbi sull’abbinamento: arrosti, brasati, cacciagione e formaggi stagionati.
Elegantia Maremma Toscana doc 2011
I due Cabernet in parti uguali, che maturano in barrique francesi di primo e secondo passaggio per 18 mesi, più un affinamento di 8 mesi in bottiglia. E’ un vino caratterizzato da ottima concentrazione a cominciare dal colore rosso intenso, proseguendo con il profumo persistente di frutta rossa, pepe e una bella nota speziata. Al gusto è caldo, ampio ma ci è sembrato non ancora perfettamente maturo. Viene voglia di dire “proviamolo fra un paio di anni”.
Abundantia Maremma Toscana doc 2012
Merlot in purezza che nei quattro anni di produzione ha conquistato molti riconoscimenti sulle guide ma, anche, ai concorsi come il 1° premio assoluto a quello dei Merlot d’Italia ad Aldeno nel 2015 e qualche settimana fa la medaglia d’oro al China Wine & Spirits Awards. Dopo 18 mesi in barrique, 10 mesi di affinamento in bottiglia, alla degustazione Abundantia si presenta con un bel colore rosso rubino intenso, un persistente profumo di frutti rossi e spezie delicate. In bocca è deciso, con tannini serrati, una buona acidità, il giusto equilibrio e un finale eccezionalmente lungo.
Michele Pizzillo