Alberto Mazzoni entra subito nel merito per chiarire la funzione e la diversità tra l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (Imt) che dirige dalla fondazione (1999) ed enti più o meno simili presenti in altre regioni italiane. Una premessa importante perché l’organismo marchigiano è l’unico ad avere competenza su 16 denominazioni sulle 20 presenti nella regione ed è importante anche per l’obiettivo che si è preposto dall’inizio e, cioè, l’affermazione del marchio Marche a livello nazionale e internazionale. Obiettivo, a quanto pare, raggiunto, visto che Mazzoni ha potuto dimostrare che spesso “il magazzino” – cioè le cantine – sono vuote per il successo delle vendite su tutti i mercati ed in particolare all’estero. E, stiamo parlando dell’89% dell’imbottigliamento delle 519 aziende associate per le 16 denominazioni di origine – di cui 4 docg – che fanno capo all’Imt.
E, per dimostrare che “dobbiamo produrre solo qualità, visto che di vino a disposizione ce n’è davvero tanto”, dicono Mazzoni e il presidente dell’Istituto Michele Bernetti, a Vinitaly hanno promosso la degustazione “Le anime del Verdicchio” con 12 etichette tra Verdicchio di Matelica doc e Verdicchio Castelli di Jesi doc e Docg che, com’è noto, è il prodotto trainante e ambasciatore d’eccellenza del vigneto della Marche (17.687 ettari) in tutto il mondo. A guidare la degustazione è stato il giornalista Aldo Fiordelli, uno dei maggiori conoscitori dell’omonimo vitigno che è in grado di dare vini di pronta beva, ma anche quelli che spesso sorprendono per la loro capacità di invecchiare. La degustazione è stata interessante anche per un’idea delle differenze che ci sono fra i due territori e il futuro della stessa denominazione che per Jesi diventa Castelli di Jesi Docg (la parola Verdicchio sarà facoltativa, ndr) per sostenere ancora di più la valorizzazione del territorio attraverso una precisa identificazione dell’area produttiva in etichetta. Non sono mancati, durante la degustazione, i contributi dei produttori come, per esempio, Ampelio Bucci e lo stesso Michele Bernetti titolare di Umani Ronchi.