di Marco Sciarrini
Pensare che vini cinesi potessero sbarcare in commercio in Italia fino a poco tempo, sembrava impossibile.
A renderlo possibile ci ha pensato Meregalli che ha inserito nel proprio portfolio la linea di Chateau Changyu Moser XV. La società monzese ha voluto una platea di esperti del settore per la presentazione di questa “storica” iniziativa. Location della presentazione i propri uffici di Monza. La cantina è nata dalla joint venture tra Château Changyu, l’azienda vitivinicola più antica in Cina fondata nel 1892 dal diplomatico Zhang Bishi e l’enologo austriaco Lenz Maria Moser. Dopo oltre 120 anni di crescita, oggi Changyu è un gruppo composto da azionisti internazionali, in cui il 20% è di proprietà del governo cinese e un’altra piccola percentuale è posseduta dagli italiani di Illva. Changyu ha investito l’equivalente del 70 milioni di euro nella costruzione dello Château che ospita un’impressionante cantina con 1.500 barrique e con attrezzature ad alta tecnologia per la vinificazione, compresa la linea di imbottigliamento.
(Lo Chateau)
Non tutti sanno che la Cina è il più grande consumatore di vino rosso al mondo, bevono il 90% di vino rosso e l’80% di uve rosse cinesi sono Cabernet Sauvignon, il mercato del vino in Cina vale 8 miliardi di dollari. Da qui anche la scelta, vista la produzione di un solo monovarietale, di vinificarlo anche in bianco. La promozione al consumo del vino, deriva dalla volontà del Governo centrale di sostituire “l’imbevibile” per noi, baiju, l’acquavite locale che genera ancora 18 miliardi di dollari l’anno. Come dicevamo l’80% delle viti in Cina è Cabernet Sauvignon, un retaggio colturale che testimonia come i francesi siano arrivati prima di tutti gli altri nel sistema vitivinicolo locale. Lo Chateau che ospita la cantina fu costruito tra 2011 e 2013 su disegno dello stesso Lenz nell’area di Ningxia, a 1.100 metri sul livello del mare, con un clima che raggiunge al massimo 35 gradi con grandi escursioni termiche tra giorno e notte, con l’aridità della terra e con le ore di luce solare più lunghe del normale durante la stagione della semina (circa 3.000, confrontare con il Bordeaux 2.052 ore in media), le uve maturano completamente, sviluppando un gusto carico dal carattere fruttato. Le temperature, calde di giorno e fredde di notte, aiutano i vini per mantenere il loro freschezza, viene considerata come la Napa Valley della Cina.
(La bottaia)
La produzione è di circa 500 mila bottiglie su 250 ettari. Figura di riferimento per l’enologo austriaco è il suo omologo enologo cinese Fan Xi. L’obiettivo di Meregalli, raccontato da Corrado Mapelli, è quello di “vincere la diffidenza nei confronti della provenienza di un prodotto superiore, ma marchiato in negativo dalle convinzioni nostrane. E’ sicuramente un’operazione ambiziosa, lo dico a prescindere dal momento, però è anche un’operazione coerente se l’obiettivo che come azienda abbiamo è quello di proporre al mercato “i migliori vini” delle più rappresentative regioni di produzioni mondiali. Oggi la Cina è un’importante regione di produzione, giovane (parlando di vino) e con la necessità di farsi conoscere, ma con importanti ambizioni e potenzialità. E’ un progetto che consolida la voglia del Gruppo di esplorare anche territori e zone “differenti” che ben si affianca al progetto di Visconti43 dove invece tutta la nostra attenzione è dedicata al ricco panorama vitivinicolo nazionale”.
(I vini degustati)
Da un certo punto di vista i vini cinesi appaiono al pubblico un po’ come, negli anni ’80 si presentavano per la prima volta i vini cileni e a seguire gli australiani, i neozelandesi, ma anche gli statunitensi. Allora molti “storcevano la bocca” ai primi assaggi, per poi, anni dopo, constatare come i progressi di allevamento e tecniche di cantina affinati all’europea riuscivano a dare i propri frutti, fino ai tempi nostri dove questi vini primeggiano in tutte le classifiche internazionali. Quattro le etichette dello Château Changyu Moser XV, ogni bottiglia reca un timbro di garanzia di qualità, nota classica della cultura cinese che pone enorme accento sul metterci la faccia. Le etichette degustate sono:
Helan Mountain white 2018
Un Blanc de Noir, primo Cabernet Sauvignon vinificato in bianco bianco della Cina. Meregalli dichiara come il suo colore, la sua consistenza e il suo profilo gustativo sono completamente nuovi al mondo. Matura sui lieviti per 5-6 mesi in acciaio. Segue imbottigliamento. Colore giallo dorato chiaro al palato fruttato con pompelmo agrumi e frutta esotica, si evidenzia anche una nota speziata, al palato tornano i sentori olfattivi con un finale sapido.
Helan Mountain white 2017
Identico Blanc de Noir precedente con la differenza di un invecchiamento in barrique per 12 mesi. Colore rosa salmone chiaro, al naso presenza fruttata e floreale di fiori di camomilla, con lo scaldarsi del bicchiere emergono sensazioni speziate e di idrocarburi, al palato si ripresentano i sentori olfattivi con un finale sapido e minerale.ù
Helan Mountain red 2017
Nessun passaggio in legno. Fermentazione e miscelazione sotto costante supervisione, Età media dei vigneti 12- 18 anni. Prodotto in 300mila bottiglie. Colore rosso rubino, al naso, note di caffè e tabacco, con anche piccoli frutti, al palato corrispondenza gusto olfattiva per un finale sapido.
Purple Air Comes From The Est red – The Icon, 2016
The Icon, questo vino aspira ad entrare in competizione con i vini francesi, specie i vini di Bordeaux. Particolare importante è la vigna, che è all’interno dello Chateau, 4 ettari dei 60 intorno alla cantina (gli altri 180 ettari sono lontani 20 minuti dalla cantina). Un clone di Cabernet Sauvignon dagli acini particolarmente piccoli, che conferisce particolare intensità dei profumi e concentrazione. Dalle botti di legno francese, per il futuro è previsto l’uso di solo legno svizzero. Prodotto in 6mila bottiglie. Età media dei vigneti 12- 18 anni selezione a mano dei migliori grappoli, fermentazione e assemblaggio sotto costante supervisione, affinamento per 24 mesi in barrique di cinque tipi diversi tra cui: francesi, 100% nuove e di media tostatura. Colore rosso rubino scuro, al naso si percepiscono note floreali e vegetali con sentori di piccoli frutti di bosco, a completare il ventaglio olfattivo con la roteazione del bicchiere note di scatola di tabacco e soprattutto caffè. Al palato fresco e con un sorso intenso e complesso con un persistente piacevole finale ammandorlato. Dei quattro vini degustati è quello che più si avvicina al gusto “occidentale”. Prezzo al pubblico intorno ai 220 euro.