di Alessia Zuppelli
Ieri si è aperto il sipario per la quarantunesima edizione della Vinimilo sul palcoscenico del versante più suggestivo dell’Etna.
In scena, per la prima degustazione del fitto calendario che proseguirà fino al 12 settembre, uno degli appuntamenti più interessanti promosso ormai da anni dall’azienda Benanti “L’Etna tra i territori dei grandi bianchi”. Un’edizione, nelle parole del sindaco Alfio Cosentino, all’insegna della tenacia, vista la contingenza storica, ma altrettanto importante nel racconto dello stile della personalità etnea sempre in continuo divenire. A condurre la degustazione Federico Latteri il quale, in occasione proprio del tema di questo appuntamento, ricorda come ogni anno “si cerca di comprendere sempre le continue mutazioni ed evoluzioni dei vini dell’Etna, tanto da scoprire un mosaico di espressioni in cui il Carricante si manifesta sempre in modo variegato”. Quindici vini in totale suddivisi in tre batterie per meglio cogliere le sfumature del nobile vitigno etneo, delle sue potenzialità espressive fra un versante e l’altro, e le analogie con gli altri grandi vitigni e vini internazionali da diversi territori del mondo.
Batteria 1
- Etna Bianco Contrada Cavaliere 2019 Benanti
- Etna Bianco Superiore Contrada Rinazzo 2019 Benanti
- Etna Bianco Arcuria 2019 Graci
- Etna Bianco Archineri 2019 Pietradolce
- Etna Bianco Superiore Kudos 2018 Federico Curtaz – Eredi di Maio
Nei primi due assaggi è chiaramente delineato il diverso profilo organolettico del Carricante che si esprime ai versanti opposti del Vulcano, contrada Cavaliere a Ovest, a Santa Maria di Licodia, e Rinazzo a est, a Milo. Il primo presenta una personalità più verticale, slanciata, e dai profumi più sottili che spaziano dal floreale a punte finissime di acacia, con una estrema sapidità e nota citrica in bocca. Il secondo ha un naso più solare e salino, esemplare nella sua territorialità anche nella tipica nota fumé. Un naso complesso e intenso dove già appare una lieve nota idrocarburica che richiama i tipici sentori dei riesling troken giovani. Una grande espressione di Etna Bianco Superiore quella offerta dal Contrada Rinazzo di Benanti nella quale scorgere già in nuce il grande potenziale espressivo e di longevità. Entrambi i vini seguono la stessa vinificazione in acciaio, l’affinamento sulle fecce fini, e l’uso esclusivo di lieviti selezionati. Altra espressione di finezza per Kudos frutto del lavoro di Federico Curtaz con la giovane e promettente azienda Eredi di Maio. Un vino più snello nei profumi rispetto ai precedenti ma con un buon equilibrio fra freschezza e leggera morbidezza al palato dove l’utilizzo del legno è di grande maestria e armonia. Sul versante Nord la degustazione prosegue con due opposte personalità di Carricante. Arcuria di Graci, dato l’affinamento in legno, esprime uno spettro aromatico diverso dagl’altri orientandosi verso un naso più dolce, note leggermente mielate, e un sorso più deciso. Archineri bianco di Pietradolce, seppure vinificato in Contrada Rampante, è prodotto con uve provenienti dal versante est. Dal naso fine e sottile si è orienta più verso note floreali, camomilla e margherita, e un leggero bouquet agrumato. Buona sapidità e corretta corrispondenza gusto olfattiva. Leimotiv della batteria personalità variegata del vitigno a seconda della zona, dove la leggerissima nota fumé accompagna particolarmente i bianchi del sud est, ma tutti di notevole finezza nella loro pluralità espressiva.
Batteria 2
- L’insolite Chenin Blanc Samur Blanc Aoc 2020 Domaine des Roches Neuves
- Chenin Blanc El bandito Cortez Chenin Blanc 2020 Testalonga
- Pitasso Timorasso Derthona 2018 Claudio Mariotto
- Riesling Wachau Ried Achleithen Smaragd 2017 Rudi Pichler
- Chardonnay Saint-Aubin 1er Cru Aoc Sur le Sentier du Clou 2017 Antoine Jobard
La seconda batteria vede protagonisti i grandi bianchi del mondo attraverso i quali poter scorgere richiami con i vini bianchi del Vulcano e darne una diversa chiave di lettura. Lo Chenin Blanc di Samur, zona centrale della Loira, è quello che più si avvicina al profilo del Carricante etneo con i suoi fini sentori floreali e la sua particolare acidità. Un giovane promettente fuoriclasse. Interessante un ulteriore confronto con un’espressione di Chenin Blanc del sud Africa, grappolo vinificato per intero, fermentazione malolattica, e affinamento in botti grandi di rovere francese hanno mostrato un carattere più muscoloso del vitigno con sfumature gusto olfattive più intense. Grande personalità svelata anche per Pitasso, il Timorasso di Claudio Mariotto. Dalle note erbacee a un palato ricco e profondo con una finale lungo e leggermente amarognolo. Il riesling austriaco di Rudi Pichler con il suo nato speziato di pepe rosa ricorda leggermente i grandi Gruner Veltliner della zona dove questi sentori sono molto più marcati. Leggermente più spigolosi dei cugini tedeschi ricordano molto gli alsaziani nel loro spettro olfattivo meno aromatico e con note citriche più evidenti. Nella Cote de Beaune in Borgogna dove l’utilizzo della barrique si dissolve divenendo un unicuum con il vino, lo Chardonnay di Jobard in batteria si è destreggiato fra eleganti note di burro fuso, sobria speziatura, e fine aromaticità incontrando una leggera nota affumicata e tostata che lo avvicina a qualche espressione dei bianchi in degustazione, come Kudos 2018 e Nuna 2015.
Batteria 3
- Contrada Villagrande 2018, Barone di Villagrande
- Musmeci Bianco 2017, Tenuta di Fessina
- Palmento Caselle 2017, I Vigneri di Salvo Foti
- Pietramarina 2016, Benanti
- Nuna 2015, Tenuta di Nuna
La terza e ultima batteria torna sul confronto dei bianchi etnei, in particolar modo sulla loro lettura in prospettiva futura. È il caso degli Etna bianco superiore Contrada Villagrande e la “pietra miliare” così come definita da Federico Latteri Pietramarina di Benanti. Queste due etichette delineano seppur con sfumature diverse il progressivo potenziale che potrebbero avere negli anni avvenire, entrambi sorretti da una particolare acidità e da profumi floreali ancora timidamente accennati che ancora molto giovani identificano il Carricante. Discorso analogo, in parte, per il Palmento Caselle 2017 de i Vigneri di Salvo Foti che seguendo una filosofia più artigianale orientata verso il biodinamico si discosta in degustazione dai precedenti, specie al naso. Beva entusiasmante e di grade soddisfazione, probabilmente la migliore della serata, per Il Musmeci bianco contrada Caselle 2017 di Tenuta di Fessina. Una produzione di eccellenza di circa mille bottiglie. È un Etna bianco di contrasto, come di contrasti si compone il territorio vulcanico. Un naso verticale già complesso che spazia dagli agrumi alle erbe aromatiche, ai piccoli fiori bianchi a note di cera, lascia spazio in bocca a un gioco equilibrato fra freschezza e morbidezza. Una complessità data certamente dal territorio di provenienza ma anche dal metodo di vinificazione, macerazione sulle bucce di circa dieci giorni, affinamento in acciaio, doppio passaggio tonneau piccolo e grande, e successivo affinamento in bottiglia. Profondo quanto intenso grazie alla sua vibrante acidità delineerà la sua grandissima personalità negli anni avvenire, ma già godibilissimo da ora. Questo a dimostrazione dell’annata, quella 2017, spessa declassata ma in realtà foriera di stupefacenti sorprese. Promotore della pazienza e del tempo è Fabio Percolla di Tenute di Nuna. La 2015 in degustazione è la loro prima annata, che rivela non solo complessità e quella nota fumé leimotiv dei grandi bianchi del sud est ma anche quella leggera speziatura e fine aromaticità che ricordano con particolare evidenza lo Chardonnay di Borgogna degustato nella precedente batteria. Sorso avvolgente e pieno, salino e citrico.