Come sarà il vino del futuro? Quali sfide si dovranno affrontare nel settore e come intercettare le nuove tendenze di mercato, restando fedeli alla propria identità e ai territori di origine? Ne abbiamo parlato con Mattia Filippi, esperto enologo di Uva Sapiens, agenzia di consulenza enologica che offre un servizio completo e personalizzato per la produzione di vini d’eccellenza, nata dalla passione di tre esperti: Mattia Filippi, Umberto Marchiori e Roberto Merlo. Partiamo subito da un concetto di base: al vino serve un approccio nuovo, multidisciplinare che integra enologia, agronomia, marketing e comunicazione. Questo è il suggerimento messo in pratica dalla stessa agenzia che collabora con Università ed Enti di ricerca per innovare la viticoltura e l’enologia, promuovendo un approccio ecologico che valorizza i territori.
“Condividiamo l’idea che il vino rappresenta oggi più che mai una forza capace di evolvere grazie al contributo di tante competenze diverse con un approccio sì tecnico ma anche e forse soprattutto umanistico. Questo è il momento di ‘buttare la palla in avanti’ per esplorare nuove soluzioni e costruire nuove consapevolezze in quello che rappresenta oggi un tempo che ci impone di mettere in discussione i vecchi paradigmi ed aprirci a nuovi scenari”, afferma Filippi. Il vino, insomma, si trova a un bivio: lo banalizziamo come semplice bevanda, travolta dalle mode del momento o lo affermiamo come eccellenza culturale, capace di valorizzare i territori? Il calo dei consumi potrebbe far cadere il vino nel vortice delle tendenze, facendogli perdere la sua identità. Potrebbe diventare una bevanda anonima, un prodotto industriale. Cosa fare allora? “Solamente il dialogo tra tutti i protagonisti della filiera, dai vignaioli ai consumatori, potrà indirizzare il vino verso una direzione virtuosa all’interno di un sistema capace di renderlo un autentico ambasciatore del luogo da cui proviene e dei suoi principali elementi costitutivi: l’uva, la terra e gli uomini che la coltivano”.
L’esperienza di Uva Sapiens traccia alcuni principi da tenere a mente, caso per caso, quando ci si confronta con i vini, i territori, il cambiamento climatico, il mercato. Li analizziamo attraverso una degustazione, per intravedere il futuro del vino attraverso alcuni asset strategici: basso contenuto alcolico naturale, parcellizzazione delle vigne, centralità dell’uva, artigianalità e diversità, esperienza e territorio, tecniche innovative al servizio della qualità per esaltare l’uva senza eccedere in tecnologia, vinificazione spontanea per garantire espressione autentica delle varietà di uve, grandi vini di riserva che mostrino il valore del tempo e della tradizione. “Il futuro dialoga con passato, insomma, ma per costruire il presente. E per questa ragione contano l’impegno etico, l’impegno di una filiera integrata e trasparente e la ridefinizione di un’idea del vino come esperienza culturale e accessibile a tutti”, spiega Filippi. Per concludere servirà un futuro con un vino artigianale, comprensibile e buono.