(Luigi e Stefano Sutto)
di Michele Pizzillo, Milano
Le aziende agricole sono tre, con il “cuore” a Noventa di Piave, dove la famiglia Sutto produce vino dal 1933. Ma la terza generazione, i fratelli Stefano e Luigi, come “novelle api” che migrano per cercare le essenze migliori per produrre ottimo miele, hanno seguito lo stesso sistema per acquisire vigne nelle zone più vocate, come le colline di Valdobbiadene e poi il Collio, arrivando a produrre 400.000 bottiglie.
L’obiettivo più immediato, però, è quello di raggiungere il milione di bottiglie, hanno detto nel corso della presentazione a Milano dell’ultima loro acquisizione, Polje, che arriva sul mercato come portavoce di una filosofia produttiva di alto profilo perché, dicono “grazie alla consapevolezza di conoscere bene un territorio in cui nascono vini di assoluto pregio”. Tant’è che a Milano hanno organizzato una degustazione di bianchi, più un rosso, quasi un intruso, perché Antonio Guida, chef di Seta, il ristorante bistellato dell’elegante Mandarin Oriental Hotel, insieme al suo “capolavoro” cioè il riso in cagnone con verdure, Maccagno e polvere di lampone, ha proposto il filetto di manzo con indivia brasata e salsa al vino rosso. E, qui, il rosso è d’obbligo.
Questo, però, non ha affatto sminuito la degustazione di quattro ottimi bianchi del Collio firmati Polje, che in sloveno vuol dire “collina di crollo” o, anche, “campo coltivato”. Si tratta di 12 ettari di vigne esposte a Sud, di circa 30 anni di età, nella zona più bella di Cormons, curate come giardini all’italiana. Perché qui, i Sutto, hanno deciso di lasciare la propria impronta, partendo da questa azienda nata nel 1926, con la produzione di vini inimitabili che durante la degustazione condotta da Gianni Fabrizio di Gambero Rosso, sorprendono per eleganza e personalità. Cominciando da un vino che nel passato non è mai stato apprezzato molto forse perché ritenuto un prodotto di scarto, la Ribolla. E, invece, non è così, perché Polje, sulla scia dei due-tre viticoltori (per esempio Collavini e Gravner) che hanno sempre creduto nella Ribolla, ancor prima che arrivassero questi viticoltori veneti, sta dimostrando di poter dare molte soddisfazioni ai viticoltori friulani. Per questo in degustazione è stata proposta una Ribolla spumantizzata e un’altra ferma. Quindi, alla Ribolla il compito di “aprire le danze” per dare, poi, spazio al Pinot grigio, vino a cui si deve il rilancio del consumo dei bianchi sul mercato italiano, Friulano, Sauvignon e, a tavola, il rosso, tutti Collio doc.
Di seguito la nostra degustazione
Ribolla spumante brut Collio 2016
In questo vino si vede che le uve sono molto versatili nella vinificazione e optando per uno Charmat e la lunga permanenza sui lieviti in autoclave e successivo affinamento in bottiglia, sapidità e freschezza sono sentori che si avvertono già al naso per poi diventare avvolgenti in bocca con una mineralità ben equilibrata e un perlage fine e piacevolmente cremoso.
Collio doc Ribolla 2016
Con questo vino Pulje dimostra che la Ribolla sarà il vitigno del futuro nel Collio. Già il colore paglierino è un invito a berlo subito; poi sono i sentori di acacia e le note di frutta gialla matura, mela verde e pera ad offrire un bell’impatto olfattivo. In bocca è un vino asciutto e fragrante, con una bella acidità ed una elegante mineralità che ne fanno un vino di pronta beva e molto versatile nell’abbinamento tra aperitivo e antipasti, piatti di pesce e accompagnamenti a base di salse.
Collio doc Pinot grigio 2016
Qui c’è un taglio del 15% della vendemmia precedente, probabilmente per assicurare al vino quel grande corpo avvertito nella degustazione. Al naso si presenta con una fragranza limpida e decisa che ricorda la nocciola, ma, anche, note di camomilla e glicine e nuance aromatiche di erbe di campo. La viva mineralità unita ad un sapore pieno ed armonico sono una conferma dell’intramontabile classe di questo vino che per il suo equilibrio e la grande personalità, è adatto con carni bianche, zuppe di pesce, grigliate di crostacei.
Collio doc Friulano 2016
Il Tocai, com’è noto, è stato un altro vitigno friulano fra i più penalizzati da pseudo intenditori perché lo ritenevano adatto solo per produrre vini semplici e limitati al consumo locale. Invece Polje ti dice che è un vino importante, di bella persistenza e di buona freschezza tanto da non fare avvertire i suoi 14°. I profumi ricordano i fiori d’acacia con una lieve nuance agrumata. In bocca è un vino pieno, asciutto, fresco, con una buona acidità e una persistenza aromatica che accompagna ad un finale dove si avverte un piacevole retrogusto di mandorla.
Collio doc Sauvignon 2016
E' un vino facilmente riconoscibile dai profumi (intensi e varietali con lieve sfumatura aromatica) e dal sapore ricco di corpo, secco, con un retrogusto gradevole e lievemente vegetale, sostenuto da una persistenza elegante e fine e un grande equilibrio che convince il consumatore a dire “questo è il gusto che mi piace”. E, oltretutto, ideale con i risotti, compreso il risotto-capolavoro dello chef Guida.
Collio doc rosso 2016
In un vigneto di oltre mezzo secolo di età, i fratelli Sutto hanno trovato un Cabernet così interessante che li ha convinti a presentare questo rosso dal colore rubino intenso; il profumo è caratterizzato da accentuate note di frutti rossi e, in bocca, è armonico e rotondo, dotato di corpo elegante e tutto sostenuto da sfumature tanniche piacevolmente equilibrate. Eccellente con il filetto di manzo proposto per la colazione post degustazione.
Da dire, inoltre, che per veicolare la propria produzione vinicola, Luigi e Stefano Sutto hanno realizzato un albergo (a Noventa di Piave), la trattoria Cà Landello, il format SuttoWine per la degustazione e la vendita sia dei vini sia del “territorio” dove operano, con strutture presenti a Noventa di Piave, Jesolo, all’interno del più famoso outlet d’Italia e, da qualche settimana, anche a Milano con uno SuttoWine affacciato sulla Darsena e a Pavia. Mentre le aziende vinicole sono Sutto a Campodipietra, che produce 9 proposte per un totale di 180.000 bottiglie; Batìso, a Valdobbiadene, con 170.000 bottiglie di Prosecco; Polje, a Cormons, con 45.000 bottiglie. Di cui il 50% esportato in Europa (30), Stati Uniti e Asia 10% ciascuno.
Michele Pizzillo