(Julian Reneaud e Roberta Palma)
Proviamo a ricordarci l’Italia ante 1860. Una sequela di staterelli con alcuni che avevano una sorta di possedimenti in altri stati come, per esempio, Benevento che pur trovandosi geograficamente nel Regno delle Due Sicilie, apparteneva allo Stato Pontificio.
Questi ricordi scolastici sono emersi durante la presentazione, a Milano, di Caiarossa, azienda agricola di Riparbella, cittadina della Val di Cecina, cioè della Toscana quasi appartata e in parte ancora segreta perché lontana dalle rotte più celebrate. Ebbene, quest’azienda , che si estende su 70 ettari di cui la metà boscata, è una sorta di staterello della Francia nel nostro Paese perché la cultura enologica, come constateremo nel corso della verticale del suo vino più importante, Caiarossa appunto, è tutta d’ispirazione francese. Perché il proprietario, l’olandese Eric Albada Jelgersma ha pure due aziende di Grands Cru Classés in Margaux: Chateau Giscours e Chateau di Tertre (di entrambi abbiamo degustato il Margaux 2010); e francesi sono il primo wine-maker, Dominique Génot e il giovane Julian Reneaud che lo ha praticamente sostituito nel 2014; italiani, invece, sono l’enologo Marco Lipparini che partecipa all’assemblaggio finale dei vini e Roberta Palma e Emilio Mancini del marketing e ufficio vendite. A tutto questo si aggiunge il caleidoscopio di vitigni presenti in azienda: ovviamente il Sangiovese ma “tenuto a bada” da Merlot, dai due Cabernet – il Franc è quello più presente in azienda -, Petit Verdot, Syrah e Alicante per i rossi; Chardonnay, Viogner e Petit Manseng per le varietà in bianco.
Insomma, in un’ambientazione che con colline, vigne, cipressi, boschi, mare che fa tanto Toscana, ma con vigne che non sempre parlano la lingua di Dante. Però la composizione dei terreni, il microclima, l’esposizione delle vigne, al proprietario olandese e ai francesi che curano vigna e cantina, permettono di mandare in giro per il mondo ottimi vini che a questo punto dovremmo identificare come tosco-franco-olandesi. Vini che nella degustazione milanese hanno accompagnato quattro splendidi piatti preparati dallo chef Andrea Aprea, fresco della seconda stella Michelin assegnato al suo Vun, l’elegante ristorante dell’esclusivo Park Hyatt Hotel dove la sua “cucina contemporanea guarda al futuro senza mai dimenticare le sue origini”: fassona con pioppini, cipolla rossa e nocciola; uovo, patata, grana padano oltre 20 mesi e tartufo nero; spalla d’agnello, rape e malto d’orzo; gianduia e lamponi.
(I vini Caiarossa presenti nella verticale)
Dalla cantina dei colori – così è anche conosciuta Caiarossa perché il gioco dei colori è ritenuto importante e va dal blu del mare al rosso della cantina, dal verde delle vigne al giallo denso dell’interno della cantina progettata secondo i criteri dell’architettura geobiologica e della disciplina orientale del Feng Shui – arrivano in tavola vini ottenuti da uve raccolte in vigne coltivate con i metodi della conduzione biodinamica. Una scelta filosofica per creare un rapporto armonico tra terra, vite e uomo perché, dice il direttore generale dell’azienda, Alexander van Beek “i vini di Caiarossa non sono destinati solo agli appassionati ma a tutti coloro che nella vita ricercano la bellezza. Quello che vuole offrire nel bicchiere Jelgersma, è il lusso di madre natura, che l’uomo ha contribuito a produrre”. L’abbiamo constatato con la verticale del vino che rappresenta in modo più completo questa azienda, il Caiarossa, sempre frutto di un blend di sette vini con percentuali che cambiano a secondo dell’andamento stagionale. Vediamoli questi vini che si presentano tutti sotto la testa di fattura Etrusca risalente al IV secolo a.C. rinvenuta nei pressi di Volterra e oggi di proprietà dell’imprenditore olandese.
Caiarossa Igt Toscana rosso 2003: ottenuto da uve selezionate in tre fasi (in vigna, sul nastro di cernita prima e dopo la diraspapigiatura) e fermentate separatamente, si presenta con una vivacità accattivante e caratterizzato da un bouquet di profumi tra rabarbaro e liquirizia, carruba, tabacco e fiori di viola essiccati. In bocca è intenso e vellutato, con tannini morbidi e ben equilibrati con la componente alcolica; buona la freschezza e il finale di sentori di fiori e di frutta matura. E’ invecchiato in barriques e tonnaux (30% di legno nuovo) per 18 mesi, più sei mesi in vasche di cemento prima dell’imbottigliamento.
Caiarossa Igt Toscana rosso 2006: il 65% dell’uvaggio è di Sangiovese, Cabernet Franc e Merlot; il resto, invece, è di Cabernet Suvignon, Alicante, Syrah e Petit Verdot, che arrivano da vigne che in primavera si riempiono di fiori, permettendo così di evitare l’uso di insetticida, dice l’enologo Renaud, per questo rosso che si caratterizza per corposità, sapidità, potenza tannica e una bella aromaticità, tutto in perfetto equilibrio e con una lunga persistenza di sentori di piccoli frutti rossi maturi.
Caiarossa Igt Toscana rosso 2010: prevalgono Merlot e Cabernet Franc nel settebello di uve raccolte mature in vigne di 11 anni di età e da 9.050 piante ad ettaro con una resa di 40 quintali di uva. Al primo impatto è un vino ancora in evoluzione ma gli aromi floreali sono fantastici. Questo vino è, probabilmente, il primo timido esempio di imboccare la strada che porta a produzioni ricche di aromi floreali e una buona persistenza aromatica, tannicità rotonda e vellutata e un’eleganza complessiva per sottolineare la finezza del vino.
Caiarossa Igt Toscana rosso 2013: è stata una vendemmia piuttosto difficile tra inverno freddo e piovoso e primavera umida, perché hanno creato le condizioni favorevoli per lo sviluppo di malattie fungine, soprattutto durante il periodo della fioritura. Con tali avversità sono risultati molto utili i preparati biodinamici che unitamente ad un settembre soleggiato ed asciutto, ha permesso di raccogliere uve mature che hanno assicurato un buon livello di acidità e un’ottima maturazione dei tannini e quindi un vino con grande potenziale di invecchiamento tanto è fresco, equilibrato, con un bouquet di sentori floreali e di frutta matura che accompagnano la lunga persistenza di un vino che può essere conservato ancora per diversi anni.
Caiarossa Igt Toscana rosso 2014: non ancora pronto per la vendita ma l’anteprima è stata voluta per dimostrare che non è necessario anticipare la vendemmia per abbassare il grado alcolico. Basta lavorare bene le uve sempre raccolte ben mature, per ottenere vini che alla potenza preferiscono il giusto equilibrio tra sentori floreali, note fruttate, tasso di acidità, sapidità e morbidezza del tannino.
(Aria di Caiarossa e Chateau Margaux)
Extra verticale, abbiamo degustato
Aria di Caiarossa Igt Toscana rosso 2013: ottenuto da un uvaggio di Cabernet Franc e Sauvignon, Merlot e Syrah con macerazione sulle bucce per 15-25 giorni e fermentazione alcolica in tini da 50 ettolitri, con controllo della temperatura. La fermentazione malolattica avviene in tini di cemento e botti di legno con invecchiamento di 14 mesi in barriques e tonneaux francesi per 14 mesi usando il 15% di legno nuovo, più altri sei mesi in vasche di cemento prima dell’imbottigliamento. Possiamo dire che questo vino è una sorta di anteprima di quelli che nel futuro saranno i vini rossi d’annata: ricchezza di profumi, bevibilità, facilità di abbinamento con piatti semplici ed in particolari quelli moderni come la grande cucina di Andrea Aprea.
Michele Pizzillo