da Milano, Giovanna Moldenhauer
La cantina in Bulgaria costituisce un tassello importante del progetto vinicolo creato dal noto imprenditore tessile italiano Edoardo Miroglio a partire dagli anni ‘80.
L’acquisizione nel 1985 di Tenuta Carretta a Piobesi d’Alba in provincia di Cuneo ha rappresentato il debutto nel settore con una produzione di Roero, Barolo e Barbaresco. Nel 2002 Edoardo individua nella regione bulgara corrispondente all'antica Tracia il terroir, le condizioni climatiche ideali per la produzione di vini di qualità in seguito a elaborate analisi del terreno nella microregione del villaggio di Elenovo che hanno evidenziato come questa zona rappresenti il luogo ideale per la produzione di vini bianchi, rossi e metodo classico.
(Giovanni Minetti presenta il territorio bulgaro)
Sceglie quindi di impiantare su 150 ettari i vitigni internazionali Pinot Nero in primis, seguito da Cabernet, Merlot, Chardonnay, tutti da cloni francesi, e i meno noti autoctoni bulgari dal Mavrud al Rubin, Melnik (uve rosse) al Moscato Ottonel. La regione era nota per la coltivazione della vite già nell'antichità all'epoca dei Traci, Greci e Romani. Dal 2002 Miroglio inizia la costruzione della cantina al centro dei vigneti con l’idea di unire la conoscenza della viticoltura italiana, dell'enologia con l'alta tradizione piemontese. L'intero processo è stato seguito da un gruppo di enologi specializzati italiani e bulgari, guidati dall'enologo di fama mondiale Marco Monchiero. L’acquisizione nel 2012 di Malgrà, a Mombaruzzo in provincia d’Asti dove si producono vini classici del Monferrato, tra cui Barbera d’Asti e Nizza, completa il progetto Terre Miroglio.
(Gigi Brozzoni durante la degustazione)
Dopo un’introduzione sulla Bulgaria, sul clima e terreni, sulla viticoltura e regolamentazioni disciplinari vigenti Giovanni Minetti, Ceo del gruppo Terre Miroglio, ha presentato alla stampa la filosofia produttiva e la grande attenzione ai temi dell’agricoltura integrata, della sostenibilità ambientale. Attualmente poco più di 30 ettari sono a conduzione biologica certificata, altri 20 ettari sono in fase di conversione dal 2015.
(Edoardo Miroglio riserva Pinot Nero 2009)
La serata è proseguita con una verticale di cinque annate di Pinot Nero riserva Pdo (la Doc italiana) Nova Zagora, affinato tra i 18 e i 24 mesi in barrique di rovere francese, che ha dato modo di apprezzare l’eleganza, la piacevolezza nell’assaggio, il carattere deciso di ogni annata.
Una successiva cena presso il Baretto del Baglioni ha permesso di assaggiare diversi vini della produzione da un Metodo classico millesimato al Moscato Ottonél, di tre vini bianco, rosato e rosso della linea Bio a un Mavrud. L’impressione generale della verticale e delle altre etichette è stata di un ottimo livello qualitativo, scoprendo nell’assaggio degli autoctoni bulgari sensazioni gustative particolari.
Ecco le note di degustazione del Pinot Nero riserva Pdo Nova Zagora con i nostri voti da 1 a 5
Pinot Nero riserva 2012. Ultima annata in commercio ha catturato lo sguardo con il classico colore tipico del vitigno. Il naso è passato dalla frutta rossa piccola al cioccolato per virare sulle spezie. In bocca aveva una buona rotondità, tannini ammorbiditi con ancora un’alcolicità evidente. 3,5
Pinot Nero riserva 2011. Un colore leggermente più marcato del precedente precedeva profumi più maturi dove dominava la prugna, sentori speziati persistenti. L’assaggio più tannico del precedente era più equilibrato nel complesso con una buona lunghezza. 4
Pinot Nero riserva 2009. Un’annata difficile in campagna ha reso questo millesimo diverso nella degustazione. Il primo impatto è stato quello dei sentori speziati dominanti rispetto alla frutta più caratteristica del vitigno passata in secondo piano. In bocca il vino era con tannini smussati, setosi, equilibrato tra durezze e morbidezze avendo perso con il lungo affinamento in bottiglia la sua spigolosità iniziale. 3,5
Pinot Nero riserva 2007. Un rosso granato con leggero riflesso aranciato è stato il preambolo per un naso quasi croccante di frutta rossa matura ben integrata con la spezie di pepe in particolare. Il fascino del vino proseguiva nell’assaggio armonico, elegante dai tannini morbidi con una piacevole persistenza. Senza dubbio il migliore rispetto ai vini più giovani. 5
Pinot Nero riserva 2006. Prima annata prodotta aveva nel calice un bordo aranciato più marcato. La degustazione olfattiva aveva profumi più evoluti dove un bouquet di fiori appassiti si aggiungeva alla frutta sotto spirito, alle spezie. Vino maturo aveva un sorso ancora equilibrato, morbido, lungo di assoluta piacevolezza. 4