(Valneo Lison)
di Michele Pizzillo
Sempre la donna alata, a seno nudo poggiata su una C (di Collio ovviamente) rovesciata in primo piano, che per l’ennesimo capolavoro di Livon, la “selezione anniversario” lo sguardo lo rivolge verso sinistra con i capelli al vento verso destra per trasformarsi in 5 davanti allo 0 rappresentato da un viso oscurato di donna contenuto in una corona di capelli blu dove per evidenziare una bocca carnosa esaltata da un marcato make up.
Un’etichetta speciale per 3.059 bottiglie da 0,75 litri e 242 magnum da 1,5 litri di “un vino che sarà unico e irripetibile” per sintetizzare i 50 anni di storia che la famiglia Livon, vignaioli in Collio, ha presentato in anteprima ad alcuni giornalisti “convocati” nel raffinato “Ceresio 7” di Milano, per una verticale di 10 eccellenti annate di Braide Alta, vino simbolo di una operosa e appassionata famiglia di vignaioli friulani che sono presenti anche in Toscana e Umbria. Un bianco ottenuto da un uvaggio di chardonnay, sauvignon, picolit e moscato giallo presenti nella vigna omonima situata in località Ruttars del comune di Dolegna del Collio e che al colore giallo paglierini con riflessi dorati, aggiunge avvolgenti profumi speziati che anticipano una boccata calda, avvolgente, di grande struttura e un’eleganza non comune. Dieci vendemmie (1996, 2000, 2001, 2004, 2007, 2008 e poi dal 2010 al 2014) raccontate da Claudio Fabbro che prima di essere giornalista gran conoscitore delle terre friulane, è stato direttore del Consorzio di tutela dei vini del Collio. Nel suo racconto Fabbro, non ha trascurato niente, soffermandosi pure su piccoli dettagli di ogni annata per sottolineare la filosofia produttiva della famiglia Livon che da una piccola vigna acquista nel 1964 da Dorino, i figli Valneo e Tonino, nel quinquennio 92-97 acquistando due aziende in Friuli (Villa Chiopris e Tenuta Roncalto), una in Toscana (Borgo Salcetino) e nel 2001 la Fattoria Col Santo in Umbria,hanno messo insieme oltre 200 ettari di vigneto. Costruendo anche due cantine, la Mesarotte che è diventato il centro di vinificazione della produzione della linea cru introdotta con il 50 anniversario dell’azienda con 9 tipologie di vini (6 bianchi e 3 rossi) e della maturazione in barriques dei vini bianchi e “Vencò” destinata alla maturazione dei vini rossi.
(Davide Rampello e Bruno Pizzul)
A Milano, però, Valneo Livon e il figlio Matteo volevano vedere la reazione dei giornalisti sul loro Braide Alte che si è presentato con uno strepitoso 96 tanto che abbiamo preferito collocarlo fuori classifica. A continuare ad entusiasmarci sono state la vendemmia 2001 per la longevità del vino; la 2003 per la fantastica struttura forse assicurata da un’estate che all’epoca fu definita “africana”; l’avvolgente 2007, la vendemmia più precoce che si ricordi in Friuli, superata da quella successiva con una stagione prima piovosa e poi riequilibrata da forti sbalzi termici; e le ultime due annate degustate – 2013 e 2014 -, forse ancora troppo giovani per esprimere tutta la personalità e la potenzialità di longevità che li caratterizza.
Tra una vendemmia e l’altra versate nei calici, alternandosi al documentatissimo Fabbro, Valneo ne ha approfittato per raccontare i primi 50 anni di Livon, della piccola vigna acquistata dal padre “che quando ci vedeva impegnati a tagliare un po’ di raspi per ridurre la quantità di uva per ettaro, borbottando abbandonava la vigna per non assistere a quello che riteneva un insano gesto di buttare ricchezza. Poi anche il babbo ha capito che io e Tonino non eravamo del tutto pazzi. Ma una scelta ponderata per produrre vini di qualità, non prodotti privi di una propria personalità”.
(Livon, selezione anniversario)
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Con Livon entrata nell’olimpo delle migliori aziende vinicole italiane. E con metà produzione (che si avvicina al milione di bottiglie) esportata soprattutto in Europa, ma anche in Cina, Australia, un po’ in tutta l’Asia, Giappone, Russia e negli Stati Uniti dove, rammenta Valneo “agli inizi degli anni 90, la dogana bloccò un lotto di bottiglie perché la donna alata, a seno nudo, creata da Erté che compare sulle etichette, era stata giudicata pornografica. L’importatore si vide costretto a coprire con un pennarello nero le “vergogne” femminili stilizzati dall’artista russo che c’era sulla bottiglie arrivate dal Friuli”. Fu una notizia ghiotta per i la stampa internazionale, tanto da scrivere articoli che fecero scalpore “regalandoci un’inaspettata pubblicità e facendo sì che cadesse quella assurda proibizione da parte della dogana americana. Allora ci siamo convinti che la donna alata poteva essere l’elemento distintivo dell’azienda, tanto che è presente su tutto il packaging aziendale – etichette, cartoni, cassette di legno, box espositivi – e su tutti i mezzi di comunicazione”. C’è da dire che i Livon hanno sempre avuto una cura particolare per le etichette e il packaging perché ritengono che l’imballaggio può fare la differenza per un brand ormai globale. E che, oltretutto, viaggia nella First class e nella Business class della compagnia aerea Emirates, della Brussels Airlines e sulle navi Viking Line, la più importante compagnia operante nel Mar Baltico, che ha scelto il Chianti classico firmato da Valneo e Tonino Livon per i propri passeggeri.
A magnificare le 10 vendemmie di Braide Alte, che nella verticale milanese ha confermato che può invecchiare più di 15 anni, anche un noto testimonial del Friuli enologico, Bruno Pizzul e l’uomo che ha centrato il tema di Expo 2015 con il “Padiglione Zero”, Davide Rampello. E, infine, il regista di “Ceresio 7”, Elio Sironi, che però ha lasciato da parte il Braide Alte per accompagnare i suoi piatti con il quasi selvatico Sauvignon Valbuins 2014 ma pieno, morbido e con lunga persistenza aromatica con il salmone e fegato d’oca; il “neonato”, visto che può invecchiare ancora per una quindicina di anni, Friulano Manditocai con il risotto e capesanta alla brace e bagna cauda; il festeggiato “selezione anniversario” con la ricciola al finocchietto; e l’elegante e raffinato Picolit Cumins 2012 con il cioccolato al sale e sorbetto di pere.
Niente rossi Livon in questo giro. Valneo, Rossella, Matteo, Francesca e Tonino hanno chiesto ai loro amici il “sacrificio” di bere solo bianchi. Se con questi bianchi è un sacrificio…