Nell’area marina protetta Isola dei Ciclopi stanno affinando da circa sei mesi alcuni vini etnei. Questa è l’ultima novità che la “Muntagna” ci sta per regalare. E l’annuncio arriva nel corso della prima giornata del Vinitaly. In quel meraviglioso arcipelago a largo della costa siciliana, nel territorio compreso tra i comuni di Acicastello e Acireale, in provincia di Catania, prende le mosse il progetto, voluto e realizzato da “Fondatore Orygini”, una giovane startup siciliana nata da tre entusiasti professionisti con la passione per il mare. “Sono sempre stato appassionato di subacquea. Anni fa lessi che erano state ritrovate 167 bottiglie di Champagne nel Mar Baltico. Ho pensato di replicare questo progetto nella mia terra – precisa il suo fondatore Riccardo Peligra – La famiglia Benanti e quella di Passopisciaro sono stati i primi a credere in noi e in questo progetto”.
Ed è così che circa sei mesi fa – a cinquanta metri di profondità e poco distanti dalle pendici dell’Etna – sono state “affondate” duemila bottiglie, equamente suddivise tra le due aziende vitivinicole. “Pensiamo che il vino affinato negli abissi possa apportare effetti benefici all’intera struttura gusto-olfattiva. Tre sono i fattori principali: la pressione che si genera a quella profondità arriva fino a 4-5 bar e spinge, dunque, in modo costante sulla bottiglia; il buio che è un elemento fondante per la conservazione del vino e poi le vibrazioni che si generano negli abissi creano una sorta di remuage consentendo un continuo rimescolamento del liquido”. “Trovo assolutamente interessante questo progetto e da parte del Consorzio Etna Doc c’è molta curiosità e supporto. E’ avanguardistico” afferma Francesco Cambria, presidente Consorzio di Tutela Etna Doc.
Così in una masterclass condotta dal giornalista Aldo Fiordelli una preview di tutto quello che sta accadendo “in fondo al mar”, in un confronto di coppia, dove a due a due, si sono delineate le peculiarità e le differenze tra un affinamento per così dire “normale” in cantina e un affinamento “abissale” nei mari italiani.
I risultati sin d’ora lasciano ben presagire e così la previsione di aumentare il numero delle bottiglia sin dalle prossime vendemmie, è già dietro l’angolo. Cioè che è emerso, sin dai primi assaggi, è una maggiore velocità di evoluzione in bottiglia che si genera negli abissi. Come se il tempo nel mare scorresse più velocemente. Di seguito le note del nostro “confronto a coppie”.
“Passobianco” Etna Bianco Doc 2019 – Passopisciaro
In versione “normale” il naso mostra tutta la sua solarità, mentre una beva dinamica, fresca e sapida, sottolinea la sua innata luminosità gustativa. In versione “abissale” la parte olfattiva si mostra, invece, senza particolari evoluzioni olfattive, mentre la materia al palato è evoluzione e complessità gustativa.
Etna Rosso Doc 2020 – Benanti
In versione “normale” sono note floreali e fruttate che anticipano un tannino, ancora leggermente, irruento, ma connotato di una piacevolissima nota di frutta polposa in retronaso. Negli abissi, invece, la luminosità olfattiva è un po’ più timida, ma resta sempre sulla stessa matrice di frutta e fiori. Ma la differenza sostanziale sta, invece, tutta nella trama tannica che si ammorbidisce levigando sin d’ora il palato.
“Passorosso” Etna Rosso Doc 2020 – Passopisciaro
Anche nella versione dell’azienda Passopisciaro il tratto di maggiore differenziazione si mostra, forse qui ancor più marcato, in una maggiore introspezione olfattiva, che gioca negli abissi su maggiori chiaroscuri, ma in una più accelerata evoluzione. Insomma pare proprio che la vita in fondo al mar sia un viaggio nel futuro.