(Ian D'Agata e Donatella Cinelli Colombini – ph Ennevi VeronaFiere)
Una degustazione unica. Con protagoniste le giovani produttrici under 40, tutte appartenenti alla Associazione Nazionale Le Donne del Vino, associazione nata nel 1988, senza scopi di lucro che promuove la cultura del vino e il ruolo delle donne nella filiera produttiva del vino, che ad oggi conta quasi 850 associate tra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste.
Una degustazione che ha visto coinvolte otto vignaiole under 40 e 8 vini, pensata – come si legge dalle parole di Donatella Cinelli Colombini, presidente nazionale delle Donne del Vino – per mostrare lo straordinario contributo di valori, creatività e talento apportato dalla nuova generazione dell’enologia italiana. L’idea di un viaggio alla scoperta di vitigni poco o molto conosciuti, trattati in modo diverso. Una panoramica di otto referenze che hanno raccontato diverse peculiarità del territorio vitivinicolo italiano, l’assaggio è stato guidato da Ian D’Agata, Senior Editor Vinous. Una degustazione che, come espresso da Donatella Cinelli Colombini, vuole metter in luce le azioni virtuose di rinnovamento e di recupero di vitigni antichi e “mostrare lo straordinario contributo di valori, creatività e talento apportato dalla nuova generazione dell’enologia italiana; alcuni di questi vini hanno già raggiunto il successo, altri stanno creando delle autentiche tendenze e in certi casi sono delle sorprendenti rivelazioni”.
(I vini in degustazione – ph Camilla Guiggi)
Le giovani vignaiole protagoniste si sono raccontate e hanno raccontato le loro singole storie e l’etichetta presentata per l’occasione. Ha aperto le danze Silvia Mandini dell’azienda Mossi 1558 (Emilia Romagna), con il suo Semi Croma, Rosato Vino Da Tavola 2018, a base di Malvasia Rosa. Solo tre aziende in tutto il mondo producono Malvasia Rosa, nata una quarantina di anni fa nei colli piacentini spontaneamente, si presenta con un grappolo violaceo, una varietà che è stata studiata per più di quindici anni, come sottolineato da Silvia; nel caso della loro azienda, questa Malvasia rosa è prodotta in un solo ettaro e fino al 2017 veniva vendemmiata tardivamente, oggi la ritroviamo in questa briosa bollicina extra-dry, dalla buona aromaticità, accattivante per la sua tonalità buccia di cipolla rossa e dai sentori floreali di rosa canina, bocca di leone e un delicato fruttato di pesca matura; gradevole e dalla buona persistenza al palato. Dai Colli Piacentini siamo andati in Veneto con Maria Vittoria Maculan, con il suo Valvopara, Vespaiolo Breganze Doc 2018, l’ultimo nato di questa storica azienda nata nel 1947, nota per usare la Vespaiola nella versione dolce del famoso Torcolato. Un vino nato dal recupero di vecchie viti di Vespaiola, che dopo un leggero appassimento di dieci giorni e una pressatura soffice, viene vinificato in bianco. Nato dalla vendemmia 2018 e realizzato in sole 639 bottiglie, colpisce per il suo spettro olfattivo, profuma di fiori di mandorla e ha un delicato fruttato di pera; dalla invidiabile freschezza al palato e di buona complessità aromatica.
Dal Veneto si approda nelle Marche, a Cingoli (MC), graziosa cittadina dal glorioso passato, definito “balcone delle Marche” per la sua posizione elevata e la vista panoramica sul versante orientale del Monte Cingolo. Qui a 500 metri sul livello deol mare, dove i 33 ettari vitati sono caratterizzati da suoli prevalentemente calcarei, nasce l’Incauto, il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Doc 2018 Biologico di Serena Darini, la giovanissima di Tenuta Musone Cantina Cológnola. Un vino che già nella sua etichetta e nel suo nome esprime l’amore per la natura e la passione di Serena per i cavalli. Un vino che racconta la storia di Serena e che con il suo luminoso colore cattura lo sguardo; grintoso e intenso all’olfatto, dove nuance floreali e di erbe aromatiche si distinguono in modo netto. Avvolgente, salino e di carattere al palato.
Da un’altura a un’altra ci addentriamo nel vulcanico Vesuvio, con il Vesuvio Caprettone Bianco Doc 2018 di Benigna Sorrentino di Sorrentino Vini. Siamo in Campania, un vino dedicato alla nonna Benita, che vuole dare risalto e riconoscibilità a questa terra e al Caprettone, vitigno autoctono del Vesuvio, riconosciuto solo nel 2014 in quanto confuso con la Coda di Volpe. Anche qui l’attenzione in campo è totale e il regime biologico favorisce l’esaltazione di un suolo ricco di minerali. Ritroviamo all’assaggio un vino piacevolmente fruttato e floreale di ginestra, salino, rinfrescante e di grande sapidità al palato.
Si chiude con questo l’assaggio dei bianchi e ci si sposta in Sicilia, con Giovanna Caruso dell’azienda marsalese Caruso&Minini e il suo Perricone Terre Siciliane Igp 2017 della linea Naturalmente Bio. Azienda nata da una ambiziosa scommessa di due famiglie, che vede protagonisti la tradizione agricola della famiglia Caruso e la competenza nelle vendite dei Minini. Un antico baglio, edificato nel 1904 nel cuore della tradizionale area degli stabilimenti vinicoli marsalesi. Il Perricone vitigno autoctono della Sicilia occidentale, coltivato in soli 300 ettari sui 100.000 ettari dell’intera Sicilia, dopo essere stato per un lungo periodo oscurato dai vitigni internazionali, sta ritornando in auge. In questo caso viene vinificato in acciaio, esprime al naso sentori di frutta rossa, gelsomora, e cenni speziati e balsamici; succoso e con tannini decisi ma ben gestiti al palato. In etichetta è rappresentato il fiore della borraggine, fiore che si ritrova nei vigneti.
Dalla Sicilia il viaggio prosegue verso la Basilicata, con Titolo, l’Aglianico del Vulture Doc 2017 di Elena Fucci dell’omonima azienda di sei ettari, ove Elena ha scelto di produrre una sola etichetta, che prende il nome dalla contrada “Solagna del Titolo” in cui si trova l’azienda. Un vino prodotto da uva aglianico, vitigno del Sud che veste i panni di un’uva del Nord, vino caldo e suadente, con note olfattive scure di amarena e ciliegia, ribes e spezie di tabacco e rosmarino. Elegante e deciso al palato.
Un salto in Sardegna con il Nau, Cannonau di Sardegna Doc 2017 di Elisabetta Pala dell’azienda Mora&Memo. Una cantina piuttosto recente, nata nel 2014, il cui nome composto è un omaggio alla sua terra e ai suoi avi; “Mora” si riferisce alla tipica donna sarda dai colori scuri e “Memo” è da intendersi come memoria, tradizione. Il suo è un vino che racconta la profondità della Sardegna con possanza ed eleganza. Rubino brillante al colore e vinificato solo in acciaio, il suo cannonau esprime un bel fruttato e una leggera speziatura. Avvolgente e morbido al palato, piacevole ed elegante.
La chiusura non poteva non essere dolce, ci spostiamo in Trentino Alto Adige, con il Moscato Rosa Vigneti delle Dolomiti Igp 2018 di Elisabetta Donati dell’ Azienda Agricola Donati Marco. Azienda storica che per la prima volta presenta questo Moscato Rosa. Una produzione di soli 7 ettari di una varietà aromatica molto poco produttiva, che conquista con le sue note olfattive di rosa e frutti rossi, elegante e piacevole nella sua dolcezza. Un viaggio intrigante ed espressivo dei diversi territori italiani e soprattutto espressione di queste giovani donne, capaci di difendere le proprie radici e al contempo di guardare al futuro, facendo emergere prima di tutto l’amore e la passione per la propria terra.
Fosca Tortorelli