(Franco e Marcello Lunelli)
Passare da Trento senza visitare Ferrari? Impossibile. E, per di più, nei giorni che il capoluogo trentino dedica all’esaltazione delle bollicine, uno dei capolavori di questa regione grazie ad un viticoltore che riusciva a vedere il futuro, Giulio Ferrari.
A questo signore si deve il merito, a partire dal 1902, del fatto che oggi Trento Doc sia sinonimo di bere bene, di bollicine che qui tengono a sottolineare che sono di montagna visto che le vigne si trovano tra i 200 e gli 800 metri di altitudine. Ferrari produceva poche bottiglie, ma di straordinaria qualità. La differenza con la Ferrari di oggi sta solo nei quantitativi, siamo a milioni di bottiglie, perché la qualità eccelsa è rimasta la stessa. Ecco perché, una volta deciso di programmare un soggiorno a Trento, è opportuno fare una telefonata alla Ferrari dei Fratelli Lunelli per concordare una visita alle cantine e, ovviamente, una degustazione indimenticabile per i capolavori che questa azienda produce.
(Bottiglie storiche)
A noi, in occasione di una visita programmata nell’ambito dell’evento “Trentodoc. Bollicine sulla città” che anima la città sino al prossimo 13 dicembre, Marcello Lunelli ha riservato una sorta di verticale di bollicine che ha voluto cominciare con un bianco fermo, Villa Margot 2013, per evidenziare che il filo conduttore dei migliori bianchi trentini è l’acidità, unitamente alla pulizia del vino e all’uso non invasivo del legno. Un bel prodotto che prepara il terreno alla degustazione di eccellenti bollicine.
E, cioè:
Ferrari Perlè brut 2008
Cento per cento di chardonnay e una permanenza sui lieviti di 60 mesi. Che al naso e al gusto si presenta con accattivanti profumi di crosta di pane con una salinità che esalta ulteriormente il fruttato e floreale tipico di vini e spumanti ottenuti da uve Chardonnay.
Ferrari riserva Lunelli extra brut riserva 2006
Altro figlio di Chardonnay vinificato in purezza con una permanenza di 84 mesi sui lieviti. Un prodotto di ottima struttura, armonico, ricco di complessità fruttate in particolare frutta esotica ma anche mela e pera che esaltano le caratteristiche dell’uva prodotta dal vitigno che primo in Italia, Giulio Ferrari, portò dalla Francia, lo Chardonnay perché convinto che il Trentino era il microclima giusto per questo vitigno.
Giulio Ferrari 1999
Anche per questo spumante la base è cento per cento chardonnay ma proveniente da un unico vigneto, rammenta Matteo Lunelli, acquistato negli anni ’60. Degustando questo spumante, si intuisce perché la famiglia Lunelli è leader nella produzione delle bollicine con il metodo classico.
Giulio Ferrari 1996
In questo caso non c’è storia perché lo spumante è ottenuto da Chardonnay della vendemmia 95, quella che fu definita la vendemmia del secolo. E la freschezza in bocca che ti assale dopo dieci anni dalla vendemmia, è qualcosa di straordinario. E’ già il primo esempio del grande Trento a denominazione di origine controllata.
(Spumante Giulio Ferrari)
Oltre a questi vini, al Muse, il Museo delle scienze, dove è stata allestita la grande degustazione riservata agli operatori economici, Lunelli ha proposto anche:
Ferrari Perlè nero extra brut
Ottenuto da pinot nero vinificato in purezza che resta 72 mesi sui lieviti, si presenta con delicate sfumature rose con un perlage contuino e un bouquet di fragola e petali di rosa. Fresco e invitante in bocca, con la possibilità di poter vivere oltre quelli che sono le leggi della natura.
Ferrari Perlè rosè brut 2008
Ottenuto dall’80 per cento di pinot nero e il 20% di Chardonnay. Di colore rosato limpido con un perlage minuto e costante, al naso presenta sentori di spezie molto delicate, con richiami di frutta rossa come fragole e lampone e una freschezza rimasta ancora perfetta tanto da farne un prodotto da passeggio.
Giulio Ferrari Riserva del Fondatore extra brut 2004
Cento per cento chardonnay con 120 mesi di permanenza sui lieviti che pur non essendo più disponibile presso l’azienda perché tutto venduto, per gli esperti degustarlo adesso questo champagne è come si aveste ucciso un bambino, tanto è ancora giovane.
Ferrari, come ci ha spiegato Marcello Lunelli, non è solo bollicine. Perché produce anche vini fermi, tra bianchi, rossi e rosati. Dopo aver acquistato la Ferrari, nel 1952, Bruno Lunelli, prima da solo e poi insieme ai figli Franco, Gino e Mauro, farà trascorrere trent’anni prima di decidersi a produrre anche vini fermi. Cioè, quando saranno sicuri che la viticoltura di montagna che vede alternarsi giornate calde e notti fresche, possa assicurare aromi intensi ai vitigni ideali per la spumantizzazione: Chardonnay e Pinot nero. Da questo felice connubio nascono Villa Margon e Pietragrande per lo Chardonnay e Maso Montalto per il Pinot nero in purezza.
(Riserva Giulio Ferrari)
Cominciano anche una serie di acquisizioni di marchi che ne potessero condividere i valori di Lunelli, come la storica distilleria trentina Segnana nel 1982, l’acqua Surgiva nel 1988 e infine, il 50% di Bisol, nome importante del Prosecco di Valdobbiadene. Nel frattempo i tre fratelli Lunelli decidono di varcare i confini del Trentino, acquistando uno splendido poggio vitato nel cuore della Toscana, la Tenuta Podernovo e la Tenuta Castelbuono in Umbria dove costruiscono la cantina-scultura progettata da un maestro dell’arte contemporanea, Arnaldo Pomodoro.
A tutto questo, fanno da corollario oltre 500 piccoli viticoltori che conferiscono le loro uve per la produzione di spumanti Ferrari. Contadini che sono seguiti dagli agronomi dei Lunelli. Insomma, una bella storia italiana.
Michele Pizzillo