di Alessia Zuppelli
Esclusivamente etichette a denominazione Etna Doc, e due “intruse”, quelle protagoniste del viaggio a ritroso nella vendemmia 2011 per l’appuntamento “Etna dieci anni fa” ideato da Salvo Foti, e giunto all’ottava edizione nell’ambito della 41esima edizione della Vinimilo.
L’enologo e produttore fra i pionieri del progressivo salto di qualità dei vini del Vulcano pone l’accento sul differente periodo di maturazione e raccolta delle uve sull’Etna a differenza del resto della Sicilia e sulle variegate caratteristiche da un versante all’altro seppur legate da alcuni aspetti comuni. Importante, spiega Foti, come ogni anno sia diverso l’uno dall’altro e che la vendemmia – se sia buona o meno – lo si stabilisce sempre più o meno una settimana prima. La 2011 si è caratterizzata per temperature non particolarmente eccessive, con un’estate moderatamente calda che ha visto sul finire un’alternanza di pioggia e bel tempo che hanno permesso specie ai bianchi di maturare in modo ottimale. Tutti i vini in batteria raccontati da Federico Latteri sono stati degustati alla cieca.
I bianchi
Sorprendente per freschezza si è rivelato l’Etna Bianco Doc Millimetri di Feudo Cavaliere, storica azienda del versante sud ovest, a Santa Maria di Licodia. Fine e profondo, come tutti i Carricante di questa zona che vanno sempre più ad affermarsi per la loro espressiva eleganza e dal colore luminoso ha mantenuto dopo dieci anni spiccata freschezza, intriganti profumi floreali e sfumature erbacee ai quali segue un sorso ricco e di vibrante mineralità. Eccellente espressione di Etna Bianco.
Caratteristiche diverse per altre due etichette del versante sud est, rispettivamente Legno di Conzo di Barone di Villagrande e il Contrada Monte Gorna di Cantine Nicosia. In entrambi avvertita l’acidità sorretta da un affinamento in legno. Note più idrocarburiche per il primo, sentori più vegetali e note citriche per il secondo. Gradevoli al palato. Piacevole al naso e al sorso l’intruso, il Grillo Principi di Spatafora Terre Siciliane Igp della linea Don Pietro, proveniente dal territorio di Monreale in provincia di Palermo. Delicata aromaticità, fra sentori di agrume candito e mela matura per un assaggio non banale.
I rossi
Tutti i rossi Etna Doc in batteria si sono presentati con un colore granato, in alcuni casi con riflessi dal colore arancia. Fra quelli che hanno rivelato maggiore corrispondenza gusto-olfattiva e piacevolezza al naso e al sorso il Rovittello di Benanti, storica etichetta dell’azienda. L’annata 2011 ha presentato un naso più vivace e fresco, fra leggere sfumature vulcaniche, scorza d’arancia, note di erbe aromatiche. In bocca molto piacevole. A sud segue per gradevolezza il Nerello Mascalese di Masseria Setteporte, sentori simili al precedente – seppur qui ci troviamo a Ovest – e una beva caratterizzata da un tannino ben presente. Nota balsamica, caratteristica anche della contrada, seguita da note di humus, più profonde e di terra bagnata Archineri Pietradolce. Tannino fine e ben amalgamato. Un po’ meno fresco in bocca, ma con un naso piuttosto intrigante, fra sentori spiccati di grafite e tufo è Arcuria dell’azienda Calcagno. Quest’ultime note caratterizzano anche in gioventù i vini dell’azienda rendendoli particolarmente territoriali. Una nota ossidativa già presente nel Luce di Lava di Cantine Russo, un vino certamente maturo e già in fase discendente. Anche qui sentori di humus terra, e terziari evidenti hanno accompagnato un sorso ancora accettabile, ma non per molto. Leggermente chiuso e di non particolare espressività dal punto di vista organolettico Aetneus de I Custodi delle Vigne dell’Etna, azienda che regala solitamente con i suoi vini migliori performance.
Per concludere un intruso e una sorpresa. Il primo, evidente per colore più violaceo e naso con spiccate note di marmellata, dattero e liquirizia, è stato il Barolo di Cascina Fontana. La gradita sorpresa è stata invece la possibilità di degustare l’Etna Rosso il Cantante annata 2001, un periodo in cui, con tutta certezza, nessuno poteva prevedere il fermento che avrebbe alimentato con vibrante entusiasmo il Vulcano. La vigna adesso di proprietà de i Custodi delle Vigne dell’Etna era del cantante dei Simply Red Mick Hucknall che abbandonò presto (forse troppo presto) il progetto avviato con l’appoggio professionale di Salvo Foti. Nonostante i suoi dieci anni in più si è rivelato più agile dei suoi compagni di viaggio. Complesso, da meditazione per chi ne avesse l’opportunità. Un incontro didattico che conferma sia la stupefacente longevità dei bianchi e della loro eleganza espressiva che le diverse sfaccettature in termini di potenziale del Nerello Mascalese.