di Federico Latteri
Da oltre un decennio Cva Canicattì, cantina cooperativa fondata nel 1969, ha intrapreso un percorso rivolto alla qualità e alla valorizzazione del territorio, raccogliendo numerosi successi con vini sempre più convincenti.
Fondamentali per questa svolta sono state la collaborazione dell’enologo Tonino Guzzo e la volontà condivisa dai tutti di puntare in alto, sviluppando le potenzialità di una zona vocata per la viticoltura. Oggi sono 300 i soci che gestiscono 700 ettari di vigneti dai quali tirano fuori circa 900 mila bottiglie l’anno che vengono vendute per il 50 per cento in Italia e per il 50 per cento in 25 diversi mercati esteri. La superficie vitata è costituita da numerosi appezzamenti situati in diverse aree nel territorio collinare di Canicattì e in quello dei comuni limitrofi. Sono presenti situazioni diverse riguardo a suoli, esposizioni e altitudini (si va dal livello del mare e 600 metri), cosa che costituisce una risorsa importante per poter ottenere i risultati voluti con i diversi vitigni. La valorizzazione delle varietà autoctone come Nero d’Avola, Grillo e Catarratto costituisce uno degli obiettivi primari, ma vengono coltivati anche Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah con buoni risultati.
La filosofia aziendale è rivolta alla produzione di vini tipici che rappresentino l’unicità di questo lembo di Sicilia e che siano alla portata di tutti i consumatori. Il Menamàra 2019 è un nuovo rosso che – racconta Giovanni Greco, presidente di Cva Canicattì – nasce dalle intuizioni di Tonino Guzzo. E’ un vino di tendenza che va incontro al gusto dei consumatori, sempre più attratti dalla piacevolezza data da un leggero residuo zuccherino. Esprime anche la continua attenzione nei confronti dei mercati e la volontà di andare sempre avanti, sperimentando diverse forme di espressione territoriale. E’ fatto con un blend di vitigni autoctoni siciliani. Al momento della vendemmia, le uve perfettamente mature, dopo il taglio del tralcio, vengono lasciate alcuni giorni sulla pianta per ottenere un leggero appassimento. La vinificazione viene effettuata in acciaio, mentre l’affinamento si svolge in serbatoi di cemento per 6 mesi e poi in bottiglia per altri 2 mesi.
Il colore, rubino carico con riflessi porpora, ci trasmette subito un carattere ricco, ma nello stesso tempo brioso e spontaneo. L’olfatto è dominato da intensi profumi di frutta matura e note di confettura. Segue un sorso morbido, ben strutturato e equilibrato che risulta particolarmente suadente grazie alle note dolci e al gusto fruttato. Da sottolineare il prezzo molto conveniente: il Menamàra si trova sugli scaffali delle enoteche a 8,50 euro. Sono già pronte altre novità: a breve uscirà un rosso prodotto sull’Etna e ad aprile un bianco top di gamma dedicato a Luigi Pirandello. Si chiamerà “1934” in ricordo dell’anno nel quale l’illustre scrittore siciliano ricevette il premio Nobel per la letteratura e sarà un blend di Grillo e Chardonnay maturato in parte in barrique. Per quanto riguarda le strategie commerciali, la parola d’ordine per il futuro è “diversificare”, cioè creare una rete vendita che, oltre alla presenza sul canale Horeca, tenga conto della Gdo e dell’e-commerce. In questo modo Cva Canicattì godrà di una maggiore sicurezza nell’affrontare difficoltà di vario genere che, come ci insegna la crisi legata all’attuale pandemia, possono presentarsi in qualsiasi momento. Il pensiero di Giovanni Greco è comunque carico di ottimismo: “Svolgiamo con positività il nostro lavoro che è fare qualità e crescere sui mercati per dare valore alle uve dei nostri soci. La crisi ancora in corso ci ha rallentato molto, ma bisogna continuare, andare avanti e sviluppare progetti”.