di Michele Pizzillo
Con i suoi 5.500 ettari vitati, la vigna altoatesina non è grande, però è capace di produrre vini eccellenti e con peculiarità uniche visto la particolare conformazione che caratterizza le sette aree viticole della regione.
E più hai occasione di degustarli questi vini e più ti convinci che i vignaioli di quelle terre amano le loro viti, le coccolano per poter mandare alle 218 cantine (il 70% sono gestite in forma cooperativa con la prima nata nel 1893, il 25% curate dagli stessi viticoltori e il 5% dai vignaioli indipendenti) uve di grande qualità per permettere di produrre mediamente 40 milioni di bottiglie all’anno di cui il 62% di vini bianchi e il 38% di vini rossi. Un terzo di queste bottiglie varca i confini nazionali, il resto è consumato in tutta Italia. E per incrementare le vendite nazionali, ma, soprattutto per fare conoscere meglio i vini della regione che, fra le altre curiosità c’è quella di possedere il più settentrionale dei vigneti italiani, il Consorzio vini dell’Alto Adige sta portando avanti una serie di iniziative che, in un anno difficilissimo come il 2020, ha permesso di toccare otto delle principali città italiane, con seminari riservati agli operatori del settore. L’iniziativa continua anche quest’anno ma, purtroppo, in digitale, che non è la stessa cosa della presenza. Tant’è che il direttore del Consorzio, Eduard Bernhart, si augura di “poter riprendere presto a raccontare il territorio, il vigneto, le cantine, le persone che vi lavorano, ad interlocutori che ti guardano negli occhi che, magari con il bicchiere in mano, possano esprimere un giudizio sui vini in degustazione; in presenza, insomma, è tutt’altra soddisfazione oltre che poter dialogare e permettere al vino di essere il motore della socializzazione. Nel frattempo affidiamoci al video per raccontare il nostro vigneto. O, nel caso di questo digital tasting, fare un viaggio per scoprire quanto l’influenza delle escursioni climatiche e la vicinanza della montagna incidano sulla stilistica di alcuni tra i vitigni più rappresentativi dello straordinario territorio dell’Alto Adige”.
E, infatti, il focus sui vini alpini è con 5 bianchi (Sauvignon blac, Muller Thurgau, Riesling, Kerner, Pinot bianco) e un rosso di Pinot nero. A guidare la degustazione è il sommelier Eros Teboni, con l’intervento del direttore Bernhard per qualche approfondimento e la partecipazione di due produttrici, Magdalena Pratzner (azienda agricola Falkenstein) e Ines Giovanett (Castelfeder) che hanno raccontato tutto rispettivamente del Riesling della Val Venosta e del Pinot nero coltivato nella Bassa Atesina. Un confronto davvero interessante per approfondire la conoscenza della viticoltura dell’Alto Adige che a partire dagli anni Settanta dello scorso secolo ha visto l’avanzata delle uve bianche su quelle a bacca rossa, trasformando profondamento la vigna altoatesina. A organizzare il focus su incarico del Consorzio due professioniste della comunicazione, Anna Barbon ed Elena Gottardo di AB-comunicazione. Questi i vini degustati.
Praesulis Sauvignon blanc Alto Adige Doc 2019 – Marcus Prockwieser Gump Hof
Vino con un livello aromatico molto importante assicurato dalle forti escursioni termiche. Molto ricco il bouquet con spiccati profumi di frutta esotica. In bocca prevale freschezza, sapidità in perfetto equilibrio con la struttura che avvolge il palato, tutto sostenuto da aromi verdi in particolare di erba appena falciata e uva spina. E’ un vino di pronta beva e che abbinato ad asparagi, verdure grigliate, pesce e formaggi di capra, assicura grande soddisfazione al consumatore.
Sabiona Kerner della Valle Isarco Alto Adige Doc 2018 – Cantina della Valle Isarco – Chiusa
E’ una vigna di soli tre ettari coltivati a Kerner e Sylvaner dove vengono selezionate le uve che pigiate delicatamente, fermentano in serbatoi di acciaio inox, con 10 mesi di maturazione sulle fecce nobili e successivo affinamento di 1 anno in bottiglia. Bouquet raffinato e delicato sentore di noce moscato. In bocca è fruttato con aromi di erbe e un piacevole sentore speziato.
Vorberg Doc Alto Adige Terlano Pinot bianco riserva 2018 – Cantina Terlano – Terlano
Il Pinot bianco è un vitigno storico nella zona di Terlano dove è coltivato dalla fondazione della stessa cantina, il 1893, e imbottigliato con il suo nome solo nel 1928. Evidenziando subito una particolare vocazione ad invecchiare. Infatti è un vino sostanzioso, complesso e con acidità e freschezza importanti e sentori di frutta gialla e frutta esotica matura. La fermentazione lenta avviene in botti di rovere grandi, con affinamento di 12 mesi sui lieviti fini sempre in botti di legno.
Feldmarschall Von Fenner Muller Thurgau Doc 2018 – Tiefenbrunner Schloss Kellerei Turmhof – Cortaccia
Per avere un’idea dell’impetuosa crescita delle uve bianche bisognerebbe venire in questa azienda creata da Christof Tiefenbrunner nel 1983 e subito si dedicò a ridurre le vigne di Sciava, potandole dall’80 al 5%. Oltre a piantare il vitigno Muller Thurgau a 1.000 metri di altitudine, conquistando il primato di essere unico al mondo. Molto gradevole è il profumo di sambuco mentre in bocca prevalgono i sentori fruttati prevalentemente di mela e una bella nota minerale.
Falkenstein Sudtirol vinschgau Doc Alto Adige Valle Venosta Riesling 2018 – Azienda agricola Pratzner – Naturno
E qui c’è Magdalena che affianca Eros nella descrizione del vino ma, anche dell’azienda, con Franz Pratzner che nel 1995 abbandona la coltivazione delle mele per dedicarsi solo alla viticoltura. I vigneti si trovano a circa 900 metri di altitudine e le forti escursioni termiche permettono di accentuare gli aromi agrumati in una terra che si vanta di produrre vini alpini dal fascino mediterraneo. Vinificato in botti di acacia, senza malolattica e lasciato sulla feccia 10 mesi fino all’imbottigliamento in estate, questo Riesling presenta un delicato bouquet di frutta gialla e note minerali.
Burgum Novum Doc Pinot nero Alto Adige riserva 2017 – Azienda vinicola Castelfeder – Cortina sulla strada del Vino
Ascoltando la giovane Ines Giovanett rischi di diventare un fanatico dei rossi altoatesini, tanto è brava a descriverli altrettanto brava a produrli tant’è che con l’entrata in azienda insieme al fratello Ivan per affiancare i genitori, hanno raddoppiato la superficie vitata e investito in tecnologia per produrre vini sempre più strutturati e molto eleganti, sfatando la percezione che i rossi altoatesini non eleganti. Per i Giovanett oltre all’affinamento di almeno tre anni (di cui 18 mesi in barrique) è importante anche la frutta per i loro vini, in particolare di bacche rosse e nere ma, anche, di violetta e sentori speziati.
Dal 2011 la famiglia Giovanett coltiva Riesling nella tenuta Sorentberg, in Mosella (Germania).
Michele Pizzillo