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La degustazione

Benvenuto Brunello 2022, ecco i nostri migliori assaggi (con qualche sorpresa)

23 Novembre 2022
Benvenuto Brunello, immagine della scorsa edizione Benvenuto Brunello, immagine della scorsa edizione

di Titti Casiello e Federico Latteri

“Le petit Brunello”: dove la consistenza tattile cede il passo e si sostituisce a una reattività immediata.

Così potrebbe essere il sottotitolo per il neo-nato Brunello di Montalcino classe 2018, presentato in anteprima alla stampa internazionale e nazionale durante la trentunesima edizione di Benvenuto Brunello. L’evento, che anticipa l’immissione in commercio del vino italiano più conosciuto al mondo (a partire del primo gennaio di ogni anno), si è tenuto, come di consueto, nelle sale del chiostro del Museo di Sant’Agostino a Montalcino. Ma mai come quest’anno, ha visto la critica enoica schierata tra le due fazioni dei Capuleti e dei Montecchi. Scarica, leggera, quasi assente era, per qualcuno, quella trama tannica che contraddistingue il Brunello; troppo dura e dai tannini amari, invece, per qualcun altro. Diatribe, queste, probabilmente generate dal fatto che il Brunello è molto più spesso associato ai superlativi che ai vezzeggiativi.

 (Fabrizio Bindocci)

Ma le unità di misura diventano null’altro che l’esatta trasposizione di un’annata e del suo andamento climatico, che potremo definire come “alpino” per l’anno 2018: non eccessivamente freddo, ma di certo notevolmente piovoso per i vignaioli che hanno dovuto barcamenarsi e fare i conti con piogge intense fino a giugno e temperature molto spesso sotto le medie stagionali. Ma comunque, alla fine, settembre è arrivato e – tra giornate soleggiate e ventilate – le uve sono giunte a piena maturazione. Risultato? La freschezza e l’immediata leggibilità del sorso sono diventati i tratti distintivi del Brunello di Montalcino Docg 2018. Eppure verrebbe da dire – e d’altronde lo diciamo visto che è la stessa storia enoica che insegna – che nulla è scontato e che spesso è proprio dalle annate fredde che arrivano sorprese inaspettate. Dunque chissà che non sia la volta anche del Brunello 2018. Ma ad oggi ci sarebbe, però, da preoccuparsi del contrario, cioè se il Brunello classe 2018 per cercare di stare al passo con le pluriacclamata annata 2016 e con la 2017 avesse deciso di cambiare i suoi cromosomi. E invece non l’ha fatto, rimanendo un’annata integra e soprattutto onesta, con vini dall’ impalcatura tannica che, seppur esile, hanno mantenuto una straordinaria riconoscibilità, tanto di un vitigno (Sangiovese) che del suo territorio. Così, alla fine, l’unico dato certo è che di Brunello, in ogni caso, si parla. E questo dato – in un panel di 194 Brunello di Montalcino 2018, 34 Riserva 2017, 43 Rosso di Montalcino 2021 e 64 Rosso di Montalcino 2020, in rappresentanza di 137 aziende – è parso incontrovertibile, come la conferma della costante maestria produttiva della quasi totalità dei produttori, diventati sartoriali nell’interpretare le annate e confermare la loro calligrafia nelle firme delle loro bottiglie. Perché se nella 2017 hanno dimostrato egregiamente di sapersi difendere da caldo e siccità (ciò che abbiamo riscontrato nei Riserva è in linea con quanto era venuto fuori dalla degustazione dei 2017 lo scorso anno), non da meno per quanto è emerso da questa anteprima del Brunello di Montalcino 2018, lo hanno fatto con freddo e pioggia. Una medaglia al merito gli va, dunque, senza dubbio riconosciuta.

E d’altronde, infatti, è proprio sul fattore umano che quest’anno si è puntato. Non è un caso che la tradizionale mattonella celebrativa che viene poggiata nella piazza di Montalcino a ricordare l’ultima annata vitivinicola in commercio sia stata affidata, per quest’edizione, allo stilista Brunello Cucinelli “fautore di un “capitalismo umanistico” capace di valorizzare ed esaltare il rapporto tra uomo e territorio”, come ha sottolineato il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci. E il presidente ha ricordato altresì come “il Brunello di Montalcino anche quest’anno si è confermato un trasportatore di masse e un precursore di fama, registrando nei primi 9 mesi del 2022 un aumento delle vendite pari al 21,5 per cento in valore e al 6 per cento in volume, con una stima finale per il 2022 pari a 250 milioni di euro”. Numeri che confermano “quindi che non si tratta di un trend o di una bolla, ma del consolidamento della nostra crescita e affidabilità nel mondo dei vini pregiati”. Alcune considerazioni vanno fatte pure per il Rosso di Montalcino, con le annate 2020 e 2021 che hanno messo in mostra diversi vini interessanti, anche se per avere un’idea più precisa sul millesimo più recente occorreranno altri assaggi poiché alcuni vini sono stati imbottigliati pochi giorni prima dell’evento e inoltre mancavano diverse referenze. Quello che appare evidente è, comunque, il fatto che il Rosso di Montalcino è un vino molto interessante, sia per quello che riesce ad esprimere in assoluto che per la sua versatilità. E’ chiaro che i produttori, prima di chiunque altro, devono crederci, cercando di realizzare un vino che non nasce come “secondo” in tutto e per tutto, ma come un volto diverso del territorio di Montalcino. Di seguito gli assaggi che ci hanno maggiormente colpito.

Rosso di Montalcino 2020

Albatreti
Un piccolo, ma interessante rosso dai profumi limpidi e invitanti di frutti rossi e poi di agrifoglio. Il sapore è scattante. E quella succosità del frutto ritorna in retronasale e sa giocare in una gustosa alternanza tra stimoli gustativi di freschezza e salinità.

Capanna
Il naso unisce l’iris e la viola in un tutt’uno, tra note speziate ed erbe aromatiche. Profumi che accompagnano un sorso composto ed equilibrato, dove la generosità sa lasciare comunque spazio ad una buona dose finale di sapidità.

Col d’Orcia
Una trama tannica fine, ma costante, avvolge lievemente il palato, lasciando ampio agio alla freschezza e alla succosità della materia che alla fine la fa da padrone, mentre è in retronasale che si esprimono maggiormente i suoi odori, fatti soprattutto di fiori rossi e litchi.

Col di Lamo
Le speziature orientali e gli sbuffi di frutta rossa valgono a richiamare la precisione e la verticalità olfattiva di questo calice che si mostra ordinato e composto anche nel sorso in un giocoforza tra morbidezze e identità acido-saline. Soddisfacente.

Rosso di Montalcino 2021

Fattoi
La finezza olfattiva si compone di piccoli frutti rossi, di rosa rossa selvatica e di accenni balsamici, su un palato dall’articolata dinamicità, dove la calibrata componente di freschezza fa spazio ad una buona rotondità, regalando una sensazione di avvolgenza sul finale.

Brunello di Montalcino 2018

Canalicchio di Sopra – Vigna Casaccia
E’ intenso al naso con sentori di frutta rossa che vengono affiancati da una sottile speziatura dolce e da nette note di tostatura. Segue un profilo fresco e snello in ingresso che trova subito consistenza in una trama tannica ben presente e chiude con una lunga scia sapida.

Canalicchio di Sopra – Vigna Montosoli
Gentile nella sua espressione olfattiva, offre un bouquet di stampo floreale che risulta particolarmente piacevole nei profumi di violetta e geranio. Il sorso si distende con ordine in una successione di sensazioni tattili e gustative delicate, dominate da una componente tannica che esprime una forza leggermente maggiore. Teso e minerale il finale.

Castello Tricerchi
L’amarena e la confettura di fragole sono sostenute da una nota di vivace speziatura e portano il sorso su una trama tannica fitta, ma garbata, che regala corpo e struttura ad una beva che si arricchisce di acidità e sapidità in una chiusura dal piacevole allungo.

Fattoria dei Barbi
Le note di terra e di ferro, unite ai rimandi di una rosa rossa e di fiori in infusione anticipano un sorso di buona precisione, nel quale i tannini creano un palato saporito, mentre la nettezza gustativa genera una tensione verticale di bevuta in un finale di notevole equilibrio.

La Togata – La Togata dei Togati
Ha un naso di fiori rossi delicati, sfumature erbacee e sentori terrosi. Mentre un sorso dalla fibra tannica esile, ma costante, sa accompagnare l’intera bevuta tra sensazioni di freschezza e di piacevole vitalità gustativa.

Le Chiuse
Il bouquet è composto da frutti rossi, note ematiche e cadenze speziate che sanno creare all’unisono una sensazione di eleganza olfattiva. Al palato una trama di sottilissimi tannini ispidi viaggia su una lunga dorsale di acidità e sapidità che regala sostanza e linearità al pari. In retronasale aromi di agrumi rossi e nel finale sensazioni di grande profondità gustativa.

Lisini
Pare non aver subito le difficoltà dell’annata dimostrandosi austero e fine come nell’immaginario collettivo di un naso di Brunello di Montalcino. La purezza di un frutto violaceo, poi di vivaci note di bosco e di erbe aromatiche. Tutto a delineare la classe del Sangiovese, che al palato è calibrato e rassicurante grazie ad un sorso saldo, provvisto della giusta dose di carnosità.

Pietroso
Il naso è delicato e si muove, con calma, su note di litchi e di buccia di mela rossa, mentre una lunga linea di mineralità accompagna un sorso polposo e avvolgente in un tripudio, non urlante, in retronasale, di ciliegia, arancia e di nuovo mela rossa.

Poggio di Sotto
La definizione dei dettagli olfattivi che si articolato tra note di humus e poi di frutta rossa e violacea cede il passo ad appaganti sentori di spezie dolci. Calibrato il sorso che non entra imperioso e mostra una trama tannica leggermente esile, ma alla fine ritrova tutte le componenti che si uniscono e sanno regalare una beva armonica e discretamente persistente.

Ridolfi
Offre sensazioni sottili che paiono concretizzarsi tra leggere note di frutta sotto spirito, poi di mallo di noce e di origano, mentre una bocca balsamica, segnata da tannini puntiformi, viaggia tra la mineralità e la sapidità in una scia di buona persistenza.

Salvioni-La Cerbariola
L’austerità è uno dei tratti del Brunello e lo conferma questo calice che si palesa sotto forma di integrità di un frutto rosso polposo e poi della prugna. Il sorso si ricama nei tannini, perfetti e lineari, che regalano sostanza ad una bevuta che si prolunga in una chiusa di piacevole sapidità. Avvolgente e soddisfacente.

Tiezzi – Poggio Cerrino
E’ la garrigue a dominare in un naso dai rimandi mediterranei di timo e origano. E così, in coerenza, anche il suo sorso si distingue per un profilo mediterraneo, connotandosi poi in un grande equilibrio nel finale. Profondissimo e diretto.

Brunello di Montalcino Riserva 2017

Fattoi
Il rimando è interamente alla frutta. Abbondano la ciliegia, la mela rossa, il lampone e l’arancia sanguinella. Il sorso gonfia il palato, avvolgendolo di materia e di succosità. Il tutto giocato su un tannino affabile che si inserisce in una buona dose di freschezza e sapidità.

La Casaccia di Franceschi
Esprime compostezza e pulizia all’olfatto con un bouquet giocato tra profumi di frutti rossi maturi al punto giusto, una variegata speziatura e una nota che ricorda l’odore della terra appena arata. Vivo il sorso che fa leva su tannini compatti e ben presenti e su una lunga scia sapida che regala piacevolezza e al contempo allunga la chiusura.

Ridolfi – Mercatale
L’eleganza è il suo tratto distintivo. Si percepisce subito da un naso che sembra viaggiare in un’armonia fatta di chiaroscuri, dove la frutta e i fiori appassiti si intervallano a nuances speziate. Al palato è energia, trasmessa con un’ottima freschezza acida, una perfetta integrità di frutto che si presenta molto intenso al retronaso, una suadente mineralità e una notevole lunghezza. Già grande, mostra importanti potenzialità evolutive.

Tiezzi – Vigna Soccorso
E’ fine con netti sentori di erbe aromatiche, un leggero tocco floreale e frutta rossa e scura che qui sembra virare un po’ verso la prugna. L’assaggio rivela un profilo ordinato, ben strutturato e mai troppo largo, nel quale la materia viene snellita da un’ottima progressione. Vellutati i tannini.