“Vitigni italiani insoliti” dal libro Wine Grapes a cura di Jancis Robinson, Julia Harding e José Vouillamoz.
Un approfondimento sui alcuni vitigni italiani presentata dallo stesso Vouillamoz stamattina nell’ambito di un incontro organizzato durante il Vinitaly. Un lavoro durato quattro anni con risultati molto interessanti che riguardano in primis il nostro Paese. Su una ricerca fatta su 42 Paesi, è l'Italia che registra il numero maggiore di vitigni autoctoni, per un totale di 377 varietali. Seguono Francia e Spagna. “È stato interessante – spiega Vouillamoz – scoprire quante diverse varietà ci sono in Italia. Dal Piemonte che è la regione più densa di autoctoni, all' Emilia Romagna e alla Campania, che lo seguono per numero. Ho inoltre lasciato una sfida chiedendo ai follower di Wine Grapes di indicare altri vitigni che non erano stati recensiti nella nostra guida. Il risultato ha portato alla scoperta di altri due vitigni: Agostinella e Giacchè, il primo della zona di Benevento, il secondo laziale, per un totale di 379. È chissà che non si possa arrivare a 400.”
Da sinistra José Vouillamoz, Cristina Garretta, Gianluca Bisol, Emilio Bulfon, Attilio Contini
Così Vouillamoz ha proseguito con il racconto di 6 vini provenienti da autoctoni. In particolare Il Blanc de Morgex et la Salle Dop 2012, dal vitigno Prié, della Maison Albert Vevey, in Valle d'Aosta, un vino che ci colpisce immediatamente per le note minerali, di pietra focaia, a anche sentori erbacei, e note d agrumi che completano lo spettro olfattivo di questo vino, che al palato si traduce in una sapidità che dona al vino una freschezza vibrante. La Venissa 2011, della Tenuta di Venissa in Veneto, proveniente dalla Dorona di Venezia di produzione della famiglia Bisol che ha recuperato quetso vitigno e un'antica tenuta, nell'isola di Mazzorbo, dove viene coltivato questo varietale. La sua origine deriva dalla Malvasia bianca e dal Garganega. Gli aromi sono riconducibili al tiglio, ma spiccano anche note di noce. Proseguiamo con il Ros di Sanzuàn annata 2012, dal vitigno friulano Cordenossa di produzione di Emilio Bulfon. La caratteristica che subito emerge è quella della dolcezza. Nel complesso è fruttato con aromi di mirtilli che pervadono il palato. Si passa al Monferrato Rosso DOC 2008, un Uvalino, autoctono piemontese, un vino immediato, che potremmo definire per sentori e sapori, quasi rustico. È proprio a una facile beva, la sua acidità gli donano carattere e struttura.
Dal Piemonte alla Sargegna, la degustazione assume toni più colorati con il Nieddera Rosso Valle del Tirso Igt 2010, di Attilio Contini. Una varietà interessante che potrebbe rappresentare anche un'ottima base per i rosati, in quanto presenta un tannino per nulla aggressivo, ma al contrario morbido e bilanciato. L'idea di una Sardegna in un sorso. Completa la gamma il Rabboso del Piave, Gelsaia Piave Malanotte Docg 2009, dell'azienda Cecchetto in Veneto. Un vino particolare, che è caratterizzato da tannini pungenti, con note di cioccolato e retrogusto leggermente amarognolo.Nel complesso è bilanciato e risulta piacevole.
Un incontro molto interessante che traduce il pensiero slogan di Wine Grapes: “Wine Grapes: save them, drink them” ovvero che l'unico modo per tutelare queste varietà è quello di produrle e consumarle.
Maria Antonietta Pioppo