(Carolin Martino)
di Michele Pizzillo
E’ uno dei più importanti viticoltori della Basilicata, Armando Martino, con cantina a Rionero in Vulture. Ma, anche, un uomo dalle conoscenze infinite, tanto da portare nella sua azienda e, ovviamente, nell’area di produzione dell’Aglianico del Vulture, personalità da tutta Italia.
Ancora oggi si può dire che se non conosci Armando Martino, vuol dire che sai poco dei vini del Vulture. Questo senza sminuire il lavoro di altri importanti viticoltori del Vulture, arrivati dopo di lui e che hanno dato un forte impulso alla conoscenza delle terre vulcaniche lucane – territorio ai piedi dell’omonimo vulcano che domina la Basilicata del Nord ma, anche, gran parte della Campania e della Puglia – uno dei gioielli di quell’Italia del grande vino che ci invidiano all’estero. Abbiamo voluto incontrare Martino primo perché fra i “padri storici” dell’Aglianico è quello ancora in attività – adesso affiancato dalla figlia Carolin -; poi, con le sue 350.000 bottiglie di vino, resta ancora il più importante produttore del Vulture; terzo, per l’ottimo rapporto qualità prezzo dei suoi vini, ancora più evidente con l’accentuazione della produzione enologica di qualità.
Dopo aver ereditato l’azienda fondata dal padre nel 1942 a Ripacandida, Armando decide di trasferire la cantina nella vicina Rionero in Vulture – adesso ormai al centro della città – e alle produzioni enologiche affianca le sue grandi doti di comunicatore che tornano utili a tutto il territorio. Con il passare degli anni, all’Aglianico del Vulture che possiamo indicare come vino base, il produttore lucano affianca le grandi riserve come Oraziano, per ricordare il Bimillenario del poeta latino Orazio, nato nella vicina Venosa; il Pretoriano, chiaro riferimento alla strada dello struscio potentino, via Pretoria; Bel Poggio, per esaltare una delle sue più belle vigne; I Sassi, Greco vinificato in purezza, per ricordare le peculiarità di Matera, molti anni prima che arrivasse la scelta come “Capitale Europea della Cultura 2019”.
Qualche anno fa arriva in azienda la freschezza di Carolin, subito dopo la laurea in economia e direzione delle imprese conquistata alla Luiss di Roma, e la gamma Martino si arricchisce per i bianchi di ulteriore finezza e vivacità aromatica, per i rossi di vigore e pienezza gustativa. Carolin, però, interviene prima di tutto sul packaging e sulle etichette rendendole più fine e più godibili, unitamente ad un’ulteriore accelerata sulla produzione di qualità in modo da esaltare un terroir vocato per produrre grandi cru, che adesso sono i veri gioielli di Casa Martino. Siccome Armando è un grande anfitrione e, quindi, della ricettività in cantina ne aveva fatto il punto di successo dell’azienda, Carolin ha deciso di continuare su questa strada ma partendo dallo svecchiamento del wine shop, oltretutto ubicato nel centro di Rionero, allestito in un antico palazzo padronale, e ne ha fatto il punto di forza di una strategica politica di incoming che sta dando ottimi risultati, anche per fare conoscere meglio il comprensorio del Vulture.
Della vulcanica – d’altronde ci troviamo ai piedi di un vulcano – voglia di fare di Carolin se ne sono accorti anche gli altri produttori del posto, tanto che tre anni fa la nominano presidente del Consorzio di tutela del vino Aglianico del Vulture. Mentre le donne del vino la vogliono alla guida della loro associazione. Impegni gravosi anche per una giovane donna. Che “oltretutto devo pure seguire l’azienda di famiglia in un momento cruciale per l’esplosione di interesse che sta suscitando l’Aglianico e l’attenzione che viene riservata anche alla nostra azienda”, sottolinea Carolin. Una cantina che esporta il 40% della propria produzione, prevalentemente in Giappone, Svizzera, Germania e Stati Uniti “dove – aggiunge – ci stiamo posizionando ancora meglio con l’arrivo di nuovi importatori”.
Il 60% delle vendite italiane avvengono tramite la grande distribuzione organizzata e il settore ho.re.ca., con linee di prodotti e packaging differenziati. Aggiunge la giovane imprenditrice: “adesso che il Vulture è più conosciuto, sono sicura di poter potenziare anche i mercati del Nord Italia, dove la Lombardia è attualmente il nostro punto di forza. Ho notato anche crescite interessanti in regioni come Campania e Basilicata che da sempre sono stati nostri grandi mercati di riferimento. Buone le vendite nel Centro Italia. Possiamo dire che siamo presenti in tutte le regioni italiane”. E, aggiunge: “non è finita, dopo il riconoscimento della docg all’Aglianico del Vulture, dobbiamo puntare sulla conoscenza del terroir e, contestualmente, virare ulteriormente la produzione verso grandi cru inimitabili visto che sono espressione di una terra veramente unica”.
Dopo la piacevole chiacchierata, siamo passati alla “vie di fatto” cioè, fra l’ottimo Carolin, il rosè Donna Lidia e gli spumanti (Seduttore, Malvasia, Brut e Moscato), per la personale degustazione abbiamo scelto 4 Aglianico, compreso il primo docg, e un bianco ottenuto da uve Aglianico vinificate in bianco prodotti dalla Casa vinicola Armando Martino.
Aglianico del Vulture superiore riserva docg 2011
Il ventaglio olfattivo è davvero elegante fra note fruttate e sentori speziati, per fermarci alle principali della tante che si percepiscono nel primo Aglianico a docg. In bocca è un vino equilibrato ma dal gusto potente, elegante anche per il tannino evoluto e la piacevole freschezza che lo caratterizza. Lunga anche la persistenza, in particolare quella fruttata.
Aglianico del Vulture superiore docg 2012
Maturazione in barriques per 12-15 mesi per continuare il lungo affinamento in bottiglia per altri 12 mesi, per la seconda annata dell’Aglianico del Vulture docg, caratterizzato da un colore rubino molto intenso. I profumi sono eleganti grazie anche all’equilibrato mix di frutta ed erbe aromatiche accompagnato da belle sensazioni speziate. In bocca è un vino morbido, vellutato e con una bella persistenza finale.
Oraziano Aglianico del Vulture doc 2012
15 mesi di barrique, più 24 mesi in bottiglia per questo elegante Aglianico di colore rosso rubino intenso. Al naso le note di liquirizia, tabacco e pepe sono fantasticamente accentuate su quelle di piccoli frutti rossi di bosco e ciliegie mature. Un vino che riempie la bocca invadendola con autorità tipica di chi può vantare una massa alcolica che riesce ad arrotondare il tannino fitto dei rossi strutturati, ma assicurando anche un vibrante freschezza.
Pretoriano Aglianico del Vulture doc 2011
Per questo Aglianico di colore rubino scuro, la maturazione avviene in acciaio per 24 mesi a cui segue un lungo affinamento in bottiglia. Poi, alla degustazione, la fanno da padrona le note di frutta rossa in particolare mora e marasca e un ventaglio di erbe aromatiche. In bocca è un vino pieno di ricchezza estrattiva, supportata da tannini morbidi, freschezza e piacevolezza di beva. Conclude con un finale lungo di note fruttate.
Sincerità igt Basilicata bianco 2016
90% di uve Aglianico vinificate in bianco, il resto Chardonnay e Greco generalmente raccolte nella prima decade di ottobre, per questo vino dal colore giallo paglierino tenue che quando viene messo in commercio presenta un profumo fine di note floreali e fruttate su un eccellente sfondo minerale. E’ un vino secco da tutto pasto che, però, preferisce accompagnare piatti della cucina di mare e non disdegna di essere un buon apertivo.