Adesso con la Bitcoin si può acquistare anche il vino.
L'idea di consentire all'enonauta di comprare usando la moneta elettronica è stata sposata anche da una retailer statunitense che commercia vini naturali, Tala Drzewiecki. Nel suo sito Winelandia ha lanciato la vendita on line con il pagamento della nuova valuta creata nel 2009, che oggi vale secondo il cambio 1=600 dollari, e che oramai viene usata per la compravendita in rete di diversi servizi e prodotti informatici, e per pagare anche le tasse universitarie in alcuni atenei. La manager è stata tra le prime ad applicare per l'e-commerce del vino questo sistema di digital currency, che consente il pagamento on line assicurando l'anonimato all'utente.
Winelandia fa base a San Francisco. E sempre nello stesso stato della California, nella Napa Valley, un'altra wine company, The Picnic, ricorre alle bitcoin. Paso Robles ha anche affidato il 30 per cento del proprio business a questa nuova forma di pagamento.
Il mondo della finanza rimane cauto su questo tipo di moneta, definita troppo virtuale, ad alto rischio e volatilità e non controllabile. La Drzewiecki, come altri, è invece un'entusiasta credente della bitcoin e del suo appeal che può esercitare sui wine lover informatizzati. Aprirà, infatti, le porte ad altre simili valute come quella lanciata pochi mesi fa, lo scorso dicembre, da Billy Marcus, un programmatore di Portland, la Dogecoin.