Un’amichevole fra i vini delle due regioni. Ecco com’è andata
La seconda giornata del galà enogastronomico castelbuonese “Paese Di Vino” ha visto svolgersi una singolare gara tra alcuni vini bianchi siciliani e campani.
L’“amichevole” è stata giocata nella suggestiva cornice medievale del Chiostro annesso alla Chiesa di San Francesco, ed è stata arbitrata dal Campione dei Sommelier Ais Luca Gardini.
I ritmi del servizio sono stati perfetti, lasciando il tempo di degustare e discutere i singoli vini proposti. Il clima rilassato e conviviale di un pomeriggio estivo insieme ai calici di vino bianco freddi ed imperlati, hanno favorito un’atmosfera pacata e gioviale.
Il primo vino proposto è stato il Laluci 2010 di Baglio del Cristo di Campobello. Al naso si presenta con chiari aromi di vaniglia e caramello, decisamente preponderanti rispetto agli aromi varietali del Grillo, seguiti da note minerali e di cherosene. Al palato è concentrato e pastoso, più di tutti gli altri bianchi in gara. Il tempo consente a questo vino di esprimersi meglio. Dopo pochi minuti la vaniglia ed il caramello si attenuano per lasciare il campo a note minerali e di frutta bianca.
Il Grillo 2010 di Ajello si presenta con note minerali più rustiche ed un agrumato secco che ricorda il limone. Floreale, con profumi di zagara di limone accompagnati da sentori di vaniglia, è invece il Mamertino Catalina DOC 2010 di Tenuta Gatti. Ultimo siciliano proposto è l’Etna Bianco 2010 di Cottanera, che si apre al naso con sottili note agrumate e di frutta a polpa bianca, confermate al palato. Caratteristica di questo bianco è la scarsa mineralità.
L’esordio per i campani spetta al Greco di Tufo Cutizzi DOCG 2010 di Feudi S. Gregorio. Naso un po’ spento, che necessita di qualche minuto per aprirsi. Al palato è di una sapidità quasi salina ma con note minerali poco profonde. Gli aromi di apertura del Grecomusc 2009 di Cantine Lonardo sono caratterizzati invece da note idrocarburiche e di cherosene molto intense, subito seguite, quasi come contrappasso, da spiccati aromi di caramello che ricordano le doghe nuove di rovere. la retrolfazione è sapida e poco complessa. Decisamente diverso il Fiano di Avellino 2009 di Cantina del Barone. Accostando il calice al naso è l’aroma di “ridotto” quello che prevale, ovvero odori di gomma vulcanizzata. Al palato stupisce, inizialmente per un deciso gusto “meccanico”, quasi di olio minerale, seguito da improvvise note di albicocca, pesca e fiore di sambuco. Dopo alcuni minuti il ridotto si attenua e le note floreali e di frutta bianca diventano più evidenti, accompagnate da una mineralità sapida.
Ultimo campano, e forse miglior assaggio del pomeriggio, il Greco di Tufo 2010 di Cantine dell’Angelo. Naso che ricorda un Riesling alsaziano, con note minerali, cherosene e pietra focaia, seguite da una sottile florealità agrumata. Il più equilibrato tra i vini proposti.
La qualità complessiva dei bianchi degustati è stata da media a buona e la “singolar tenzone” tra Sicilia e Campania si può dire pareggiata con consenso quasi unanime della platea.Resta il ricordo di un pomeriggio piacevole, trascorso godendosi del buon vino in buona compagnia nel delizioso contesto del Chiosco di S. Francesco. Una parola di elogio va spesa per gli organizzatori del Galà, meritevoli di avere avuto la capacità di valorizzare un territorio come quello di Castelbuono, ricco di storia ma anche di una particolare sensibilità nei confronti dell’enogastronomia e di tutto ciò che stimola il piacere di vivere bene.
Massimiliano Montes