La Coca Cola accusata di spionaggio, perché avrebbe raccolto informazioni sensibili e compromettenti per la sicurezza nazionale e addirittura utilizzabili per un attacco missilistico.
Soggetto perfetto per un libro o film d'azione/avventura. Invece no, non si prospetta alcuna ciotola di pop corn o coda al botteghino, è qualcosa che è successa davvero. E chi ha mosso l'accusa è la Cina. La multinazionale americana sarebbe stata additata di avere mappato illegalmente, con l'ausilio di tecnologia Gps, aree rurali come quella dello Yunnan. E così è partita un'indagine avviata dall'Amministrazione Nazionale per i Rilevamenti Topografici e dal Ministero della Sicurezza Nazionale. La notizia è rimbalzata sui quotidiani statunitensi più importanti, dal Financial Times al The New York Times. E proprio quest'ultimo ha pubblicato una nota ufficiale dell'azienda di Atlanta, oggi presente in 28 Paesi del mondo, che difende la sua posizione dichiarandosi comunque disponibile alla collaborazione alle indagini. “La tecnologia – scrive – viene utilizzata per migliorare l’efficienza e il servizio clienti”. Esplode il caso dopo un intervento alla radio del vice direttore dell’Amministrazione, Li Pengde, che ai microfoni ha puntato il dito contro la Coca Cola sostenendo che molti impiegati erano stati sorpresi con dispositivi Gps intenti a raccogliere informazioni sensibili sulla provincia dello Yunnan. Dichiarazione che ha portato alla fine Pechino ad indagare.
E a preoccupare i cinesi sarebbe proprio il sistema di mappatura impiegato dalla Coca Cola, a quanto pare sofisticato e tecnologicamente avanzato, forse troppo preciso destando non poca preoccupazione alle autorità. Poiché l'utilizzo di questo tipo di strumenti viene proibito agli stranieri per evitare la raccolta di dati che potrebbero essere funzionali alla preparazione di attacchi missilistici mirati a obiettivi militari.