di Michele Pizzillo
Un po’ tutti, forse, abbiamo acquistato qualche mignon contenente liquore magari da tenere a portata di mano (famose quelle contenenti grappa ritenuto il distillato preferito dai cacciatori o dai tifosi di calcio per riscaldarsi) per consumarlo in qualsiasi momento senza dover entrare in qualche bar.
Era un’abitudine così diffusa che alcune compagnie aeree se li facevano confezionare in plastica per renderle ancora più leggere oltre che più pratiche. Senza dimenticare, poi, che negli anni 60′-70′ ed anche oltre (tant’è che sono ancora in vendita), queste deliziose bottigliette che, in miniatura, erano la copia esatta della bottiglia originale, svilupparono una vera e propria corsa al collezionismo, la creazione del Club delle Mignottes, la pubblicazione del catalogo delle mignottes ad opera del giornalista Franco Zingales, una autorità del settore. Insomma, divenne un fenomeno di costume che originò anche un mercato che per alcune bottigline face raggiungere quotazioni davvero sbalorditive.
Adesso pare che ci sia un rigurgito delle mignottes, ma con uno spirito diverso, visto che la domanda che si sono posti due amici – i francesi Grégoire Henry e Tristan Destremau – per dare l’avvio all’avventura di Vinovae è perché non poter testare un vino con l’aiuto di un campione, come si fa con un profumo?. Subito parte la ricerca per individuare il percorso da seguire per individuare il modo migliore per il ricondizionamento del vino in “miniatura”. Due anni di ricerca e arriva l’invenzione di un processo innovativo, rivoluzionario ed unico per ricondizionare il vino in piccoli contenitori. Che avviene tramite l’utilizzo della tecnica senza ossigeno, in temperatura e pressione controllata con filtrazione micronica. Grazie a questo processo, tra il vino della bottiglia e quello della Vinotte (così hanno chiamato le loro mignottes i due amici francesi) non c’è alcuna differenza.
Perché hanno fatto tutto questo? C’è lo racconta Perrine Vilain, 27-enne di Grenoble che a Milano sta curando un business che in pochi anni ha già prodotto due milioni di campioni da 600 diverse etichette o produttori vinicoli di tutto il mondo. Un giro d’affari di 2,5 milioni di euro che ogni anno raddoppia e, probabilmente, potrebbe cambiare l’approccio al mercato enologico. “Vinotte accompagna i professionisti del vino e dei distillati a moltiplicare le opportunità commerciali e ad aumentare la propria visibilità internazionale, riducendo del 90% le spese di spedizione. Piccola e leggera, con la dose perfetta per apprezzare il vino, Vinotte è facile da spedire in tutto il mondo”, dice Perrine. Che mostra anche la Vinotte per due persone: leggera ma sostanziosa, le dimensioni sono ancora tali da poter essere spedite via posta come formato lettera. Insomma, il compromesso perfetto per chi vuole regalare sia una degustazione, che una consumazione dando la possibilità di cogliere più a fondo ogni sfumatura del vino. La catena di produzione prevede cinque passaggi: ricezione delle bottiglie, ricondizionamento in Vinotte, etichettaggio con etichette personalizzate, riempimento dei cofanetti personalizzati, imballaggio e spedizione in tutto il mondo. Tutto fatto da 21 persone, di cui 6 a Milano dove dovrebbe entrare in funzione la prossima macchina da affiancare a quella della casa madre che ha sede a Lione. La scelta di Milano non è casuale, visto che la città è da annoverare tra quelle dove l’interesse per il vino è in notevole incremento e l’organizzazione di eventi che prevedono degustazione di vino sono all’ordine del giorno, oltre ai corsi per gli operatori del settore nonché per le scuole professionali. Così, dice Perrine, “con le nostre vinotte, disponibili in tre formati, si potrebbe organizzare la degustazione senza portarsi dietro una cantina. Da una bottiglia si ricavano 15 vinotte”.