Il turismo, a tutte le latitudini del globo, oramai ruota attorno alle produzioni locali.
Protagoniste in tutti i pacchetti di viaggio, hanno raggiunto il medesimo appeal dei monumenti e delle bellezze naturali. Così si vuole fare anche in Giamaica puntando sulla marijuana come prodotto d'eccellenza del territorio dove si è incominciato ad organizzare tour e visite guidate per i campi dove la si coltiva, per portare i turisti in areali che hanno una loro valenza storica, culturale e paesaggistica legata proprio a questa pianta e a contatto con le comunità che vi lavorano.
Un tentativo di sdoganarla come droga per valorizzarla invece come patrimonio autoctono, al pari del vino e di altre eccellenze che promuovono gli altri Paesi del mondo e al pari di altri tesori che vanta l'isola, come le spiagge e la musica reggae. In Giamaica “la ganja”, così come viene chiamata in gergo la marijuana è illegale dal 1913 e l’iniziativa si inserisce, in modo in un certo senso provocatorio, tra quelle portate avanti per ottenere la liberalizzazione ma principalmente per dimostrare che può esistere una strada alternativa a quella del “pellegrinaggio degli sballoni” che possa favorire lo sviluppo dell’economia. L’idea è nata da alcuni contadini dell’isola ed è stata sposata da Jamaica Max, compagnia che organizza viaggi e incoming nell’isola. Così a bordo di furgone o mini bus sono proposte visite guidate per gruppi da 2 a 40 persone che, oltre a prevedere le classiche tappe nei luoghi legati alla figura di Bob Marley, da Nine Mile, la cittadina dove è nato, ai locali che frequentava, propongono anche escursioni nelle zone vocate alla coltivazione della canapa indiana con la possibilità di veri e propri “tasting” per fare conoscere e apprezzare le tante varietà prodotte.