A Marilyn Monroe bastavano due gocce di “Chanel 5”.
Ma alle donne che vivono tra i vigneti della Valpolicella bastano solo due “goccette” di…Amarone. E devono essere in molte a coltivare questo culto se è vero che sono schizzate alle stelle le vendite del vino icona di quell’area, l’Amarone della Valpolicella appunto. A dirlo non è un istituto di ricerca dei costumi femminili , ma una recente indagine realizzata da Vinarius, l’associazione delle Enoteche italiane stilata per sondare come stia mutando il mondo femminile nel suo rapporto col comparto del vino. Lo scanner non ha puntato solo l’ambito dei consumi ma, ad angolo giro, tutti i segmenti che spaziano dal consumo sino agli aspetti economici-lavorativi.
Ad di là di una facile e gratuita irrisione l’indagine ha posto in risalto che “le appassionate di Amarone in Italia sono ben più “dell’altra metà del cielo”, e rappresentando il 69% di chi beve il grande rosso. La loro fascia di età è compresa tra i 35 e i 50 anni. E il loro profilo e quello di una “donna moderna, indipendente e di carattere, che dimostra con la sua scelta di essere anche una raffinata intenditrice”. Il mondo rosa non contribuisce solo a marcare il target dei consumi ma anche la geografia aziendale, almeno quella del Consorzio di tutela della Valpolicella. Qui il 37% delle associate dimostra una «impronta» femminile. Di queste il 13% ha una donna come titolare, nel 7% dei casi c’è stato un subentro generazionale e nel 17% ci sono donne che occupano comunque una posizione di responsabilità nella vita e nella gestione della cantina.
Se a questi rilevamenti accostiamo le nuove tendenze comportamentali disegnate da uno studio del Censis, appaiono evidenti altri fenomeni: l’accesso delle giovani donne al mondo del vino avviene sempre più come effetto delle mode e meno per tradizione. E la competenza acquisita matura sempre più dall’indole tipicamente femminili. Che rivela atteggiamenti quasi “pionieristici''. Quando una donna si accosta al nettare degli dei, cerca di farsi prima un’idea propria e poi, come afferma una produttrice della Valpolicella, “annusare se stessa e scoprirsi fino in fondo. E alla fine, farsi felice sino a saldarsi perfettamente con le sue esigenze, il suo carattere e la circostanza di quel calice di vino”. O anche con solo due “goccette”. Di Amarone, ovviamente''.
Stefano Gurrera