Ecco cosa si mangia nelle case presidenziali.
Lo svelano proprio gli chef che cucinano per i grandi della terra. Alla Casa Bianca regna la cucina salutare, complice l'occhio attento della First Lady Michelle. Al Quirinale viene servita a tavola la tradizione. Rompono le regole della discrezione e svelano i gusti dei presidenti gli chef che fanno parte del Club des Chefs des Chefs', fondato nel 1977, considerato la più esclusiva associazione gastronomica del mondo.
Orientamento salutista e vegetariano quello di Barack Obama, anche se a controllare la “dieta della Casa Bianca” è la First Lady Michelle. Cristeta Comerford, originaria delle Filippine, che cuicna personalmente per la coppia, rivela che i due coniugi a capo degli Usa ''amano tutte le verdure, non solo i broccoli, ma anche spinaci, cavoli e piselli. Al presidente Obama piace anche variare con cucina fusion all'insegna della multiculturalità.
Cucina 100% Made in Italy e partenopea quella che vige al Quirinale, come riferiscono gli chef Pietro Catzola e Giovanni Santangelo. ''Il presidente predilige una cucina semplice, come spaghetti al pomodoro, fusilli al pesto, scaloppine al limone e baccala''', raccontano e danno qualche notizia anche su intolleranze di alcuni ex presidenti ospitati ai pranzi di Stato in passato. “Per Bill Clinton ad esempio, allergico al latte, abbiamo cucinato una crema di piselli legandola con la crema di riso. George Bush invece non voleva alcolici, così abbiamo fatto il baba' bagnato con il succo d'arancia''.
I segreti dei fornelli dei leader del mondo sono stati svelati nel corso di un evento che ha avuto luogo al Palazzo di Vetro con i cuochi di venti Paesi, gran parte dei quali membri del G20. Essere uno chef di un re o di un capo di Stato non cosa da poco, come riferisce il fondatore dell'associazione, Gilles Bragard, convivialità e gastronomia hanno un ruolo significativo nelle relazioni internazionali. ''Il nostro motto è la politica divide gli uomini, ma una buona tavola può riunirli'', afferma, ribadendo l'importanza della diplomazia dei fornelli. E oltre a creatività e abilità nel cucinare, è essenziale anche la discrezione. Tanto che in molti Paesi i cuochi devono firmare un accordo di riservatezza. Particolarmente blindato quello degli chef del Cremlino, dove vigono regole ferree: accanto ai cuochi c'è un dottore che, per questioni di sicurezza, porta tutti gli ingredienti in laboratorio prima di preparare i piatti presidenziali.