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La curiosità

L’ultima cena degli chef… Non tutti la farebbero gourmet

02 Aprile 2015
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(L'Ultima Cena dipinta da Leonardo Di Vinci e custodita a Milano)

Niente di blasfemo. Ma solo un gioco: immaginare un’ultima cena. Ma farlo con classe.

Il Corriere della Sera lo ha chiesto a 17 chef che non sanno più dove mettere le loro stelle Michelin. E le loro risposte vi sorprenderanno. C’è chi si accontenterebbe di spaghetti all’arrabbiata, chi di un pranzo tipicamente inglese, chi invece, preparerebbe un’ultimo pasto degno di un tre stelle Michelin.

Fedele alle origini italiane della sua famiglia, Donatella Arpaia, 43enne giudice di “American Idol Chef” nonché ristoratrice a sua volta (aprì il suo primo ristorante – il Bellini – nel 1998), sceglierebbe un semplice piatto di spaghetti fatti in casa, conditi con pomodoro fresco e basilico e accompagnati con della focaccia appena sfornata e servita con fettine di prosciutto e burrata.

Oltre ad essere la mamma del giudice di Masterchef, Joe, la signora Lidia Bastianich è una ristoratrice di fama internazionale, nonché cuoca lei stessa, con una predilezione per la cucina italiana, come si capisce dal suo ultimo pasto, che consisterebbe in un piatto di prosciutto crudo San Daniele, accompagnato da fichi neri maturi, un piatto di Grana Padano, linguine alle vongole e pesche succose.

Al cenacolo di Mario Batali, 54enne gastronomo e ristoratore (è coproprietario di numerosi ristoranti con Joe Bastianich) verrebbe servito un pantagruelico ultimo pasto tutto italiano e a base di pesce, gustato in loco (la costiera amalfitana) e preparato dalle donne del posto: bruschetta, pasta ai gamberi e zucchine, scialatielli ai gamberetti, spaghetti alle cozze, gamberoni all’acqua pazza e aragosta alla griglia con vinaigrette di limoncello; per dessert, affogato al caffè e babà al rum, con un bel bicchierino di limoncello gelato.
 

Ci metterebbe un po’ Michelle Bernstein, la quotata chef di Miami a preparare il suo ultimo pasto «così da poterne gustare ogni boccone» e sul menu comparirebbero una dozzina di ostriche al limone accanto a piatti di colleghi famosi (come il celebre foie gras brasato di Alain Ducasse) e ricette della mamma, fra cui i pancakes alle patate con asparagi, le lasagne, la torta alle pere capovolta e la crema di banane.
 

Il visionario ed innovativo chef del “Fat Duck”, Heston Blumenthal saluterebbe il mondo dall’alto delle sue tre stelle Michelin con un classico pasto della domenica inglese, ovvero roastbeef con Yorkshire pudding, salsa al vino rosso e contorno di carote, fagiolini, scalogni brasati, ravanelli e patate arrosto.
 

Due le condizioni poste dal famoso chef francese, Daniel Boloud, proprietario di svariati ristoranti in giro per il mondo, per il suo ultimo pasto: che a cucinarglielo sia il collega Alain Ducasse e che gli venga servito nientemeno che nella Sala degli Specchi di Versailles. Quanto alle prelibatezze sulla tavola, spazierebbero dalla terrina di foie gras ai frutti di mare (scampi o aragosta), dalla cacciagione (piccione, fagiano o pernice) alla carne (manzo o agnello), senza dimenticare il formaggio e almeno due dessert, con cioccolatini e pasticcini a chiudere.
 

La location che il celebre cuoco-viaggiatore Anthony Bourdain (ma in origine executive chef al “Brasserie Les Halles” di Manhattan) sceglierebbe per la sua ultima cena (rigorosamente in solitaria) sarebbe il ristorate “St John” di Londra e allo chef Fergus Henderson chiederebbe solo il suo leggendario “roast bone marrow” ovvero, l’ossobuco brasato con prezzemolo e insalata di capperi, accompagnato da pane baguette e il tutto innaffiato dalla Guinness.
 

Una cena a più portate per il congedo dal mondo di Guillaume Brahimi, capo chef del ristorante di Sidney che porta il suo nome. E fra i piatti che preparerebbe con le sue mani (anche perché l’unica volta che ha lasciato la cucina alla moglie per poco non è stato realmente quello il suo ultimo pasto) ci sarebbe spazio per ostriche e caviale, seguite da foie gras, costata di manzo e formaggio, mentre birra australiana, vino francese e whiskey farebbero da accompagnamento al pasto.
 

Gli basta sentirne il profumo a Marco Canora per immaginare di essere in paradiso (o nella cucina dello zio Eraldo che glielo preparava sempre): ecco perché lo chef e ristoratore newyorkese darebbe l’addio al mondo solo dopo aver gustato un piatto di coniglio alle erbe ed olive, accompagnato da pane fresco croccante e da una buona bottiglia di rosso, rigorosamente italiano.
 

Dopo aver collezionato qualcosa come diciannove stelle Michelin, Alain Ducasse il leggendario chef francese vorrebbe chiudere la sua carriera culinaria terrena con un omaggio alle cucine del mediterraneo e del sudovest della Francia, da dove proviene: si partirebbe perciò con della caponata, a base di peperoni, pomodori e zucchine, seguita da quaglie arrosto in salsa di vino di Madiran e purè di sedano rapa e noce moscato e per finire delle fettine di mela.
 

Niente sapori esotici o ricercati per Bobby Flay, 50enne chef televisivo americano, proprietario di numerosi ristoranti negli Usa e alle Bahamas di cui è anche executive-chef, bensì un tradizionale pasto a stelle e strisce composto da un cheeseburger con ketchup piccante e patatine fritte croccanti sulla carne, del gelato ricoperto di sciroppo alla ciliegia e birra chiara.
 

Non si farebbe davvero mancare nulla Emeril Lagasse, lo chef proprietario di dodici ristoranti a New Orleans, Las Vegas e Orlando e autore di una quindicina di libri di ricette, cominciando dalla pasta e finendo con la selvaggina, senza dimenticare i tartufi e la carne secca, e concludendo il tutto con una grossa fetta di torta alla crema di banana.
 

Adorando mixare la cucina francese con quella asiatica, Anita Lo chef dell’Annisa di New York opterebbe come pasto di congedo un mix dei suoi ingredienti preferiti, ovvero: animelle, tartufi e sushi.
 

Fosse realmente costretto a farlo, Jamie Oliver il popolare chef inglese saluterebbe il mondo con una cena nella sua casa dell’Essex, davanti ad un piatto di spaghetti all’arrabbiata, conditi con tre tipi diversi di peperoncino. Per dessert, del budino di riso con pesche caramellate e da bere una bottiglia di birra Hoegaarden.
 

Prima di esalare l’ultima parolaccia, Gordon Ramsay, il vulcanico chef che ha trasformato tutte le cucine della tv in un inferno si concederebbe del roastbeef con yorkshire pudding e salsa al vino rosso, il tutto innaffiato da una bottiglia di Batard-Montrachet, e del gelato al cioccolato fondente.
 

La star dello show che porta il suo nome Rachael Ray, (nonché erede di una famiglia di ristoratori) non sarebbe in grado di godersi il suo ultimo pasto, proprio perché definitivo. Ma una volta sottoterra, le piacerebbe farsi una scorpacciata di spaghetti aglio e olio, con un sacco di acciughe, prezzemolo e peperoncino, mentre il nonno defunto cucinerebbe del pesce con patate, pomodori, cipolle e limone ed entrambi berrebbero del buon vino siciliano.
 

Fedele alle sue origini francesi, Michel Richard il pluripremiato chef, proprietario di numerosi ristoranti negli Usa, sceglierebbe del pollo arrosto con aglio e limone, patatine fritte e ratatouille (esclusivamente quella della moglie Laurence), il tutto accompagnato da una bottiglia di Krug del 1982. Per finire, gelato al caramello, un bicchiere di brandy e un sigaro.

C.d.G.