Pils, Pilsen, Pilsener, Pilsner. Più modi per indicare la medesima sostanza. La birra chiara (la prima vera dorata della storia) lanciata a Plzeň, in Boemia, nel 1842; e capace di raccogliere un successo fulmineo, radicandosi nella vicina Germania (tanto da diventarne altresì un classico), per poi marciare alla conquista del mercato mondiale. Non solo quello generalista, presidiato manu militari dai gruppi commerciali e industriali, ma anche in quello – “di nicchia” e più articolato, quanto a predilezioni stilistiche – occupato dagli appassionati di “pinta artigianale”. Almeno, così è nel nostro Paese. Dove, tra i frequentatori del segmento microbrassicolo, sebbene sia oggettivo come le “tendenze” vedano brillare tipologie estremamente caratterizzate (Sour e Wild, alte gradazioni alcoliche e pastry, affinate in legno e iperluppolate…), la Pils tuttavia, nelle sue diverse versioni, non cede il proprio scettro di “bevuta quotidiana”: punto di riferimento e cardine di una “zona di conforto” nella quale si ritrova la massima parte della comunità dei consumatori, compresi quelli specializzati. A darne conferma, la selezione di etichette proposta dai marchi italiani presenti all’ultima edizione di “BeeRiver”, rassegna organizzata a Pisa dalla Stazione Leopolda che va in scena, di regola, due volte l’anno: una a ottobre, una in primavera. Ebbene, in occasione del primo appuntamento in agenda per il 2024 (svoltosi nel fine settimana dal 10 al 12 maggio scorsi), su dieci produttori in pista, ben sette hanno presentato una loro Pils; coprendo, tra l’altro, per una buona parte il ventaglio di varianti in cui si articola oggi la tipologia: come la Bohemian, la German (più secca e amara), la Keller (un filo più rustica), la Italian (trattata anche in dry hopping). Ecco, di seguito, i nostri assaggi in carrellata…
ZIDOR (BIRRA GAIA)
Sfornata a Carate (provincia di Monza e Brianza) dall’impianto di “Birra Gaia”, la “Zidor” è un’Italian Pils, da 5.2 gradi, prodotta in miscela con solo malto Pils e in luppolatura con gettate di Perle, Saaz e Rottenburger, quest’ultimo anche in dry-hopping. Colore paglierino e aspetto lievemente velato, il suo “naso” tocca temi quali il pane fresco, l’erbaceo, il floreale (peonia); mentre la bocca offre una sorsata dal corpo leggero e dalla carbonazione vivace, la cui chiusura asciutta sottolinea la pulizia di un amaro ben calibrato
PILS (TESTADARIETE E CANEDIGUERRA)
Il marchio “Testadariete” (con sede a Vidracco, in provincia di Torino) costituisce una beerfirm che si definisce “collaborativa”: commercializza, cioè, etichette “progettate” con diversi produttori artigianali proprietari d’impianto. Ebbene, nel suo catalogo troviamo anche una Pils (senza nome d’arte) in versione German, cofirmata, nella fattispecie, con i “veterani” piemontesi di Canediguerra (Alessandria). La ricetta prevede in ammostamento malti Pils, Vienna e Chit più fiocchi d’orzo; in luppolatura gettate di Tettnanger, Mittelfrüh e Spalter. Al banco d’assaggio, il colore è dorato e l’aspetto pulito; l’olfatto consegna note panificate, mielate, affienate e minerali; mentre la bevuta, con i suoi 4.8 gradi, corre veloce grazie al corpo leggero e alla briosa carbonazione, trovando esito in un finale nitidamente amaro.
STELLA POLARE (GIMME MORE)
A Segrate (provincial di Milano) i fermentatori di “Gimme More” fanno sgorgare, tra altre referenze, la “Stella Polare”: una German Pils da 5 gradi, il cui colore dorato chiaro e l’aspetto pulito – frutto di un impasto costituito interamente da malto Pils – preludono a profumi ariosi (cerale fresco, fiori bianchi, un tocco di miele) e a una corsa gustativa guizzante, caratterizzata da una corporatura leggera, da una bollicina pimpante e da una chiusura secca, di taglio amaro risoluto ma calibrato.
PILS (BATZEN BRÄU)
Colore dorato chiaro e aspetto pulito, quella che esce (senza nomi d’arte) a Bolzano dalla sala cotte di “Batzen Bräu” è una German Pils brassata con solo malto Pils, nonché con una luppolatura tanto lineare quanto efficace, affidata a varietà classiche quali Tettnanger e Mittelfrüh. Registrata su 5 gradi alcolici, sviluppa un ventaglio olfattivo elegante nella sua essenzialità (crosta di pane appena imbiondita, camomilla, prato falciato, un tocco di mineralità); e regala una sorsata che procede a falcate ampie, grazie a una corporatura leggera, a una bolla ben integrata e a un finale segnato da una calibrata vena amaricante.
EVA (BIRRA BRÙTON)
Si chiama “Eva” la Keller Pils da 5 gradi alcolici firmata, a San Cassiano di Moriano (Lucca), dal marchio toscano “Brùton”, operando su una ricetta nella quale troviamo solo malto Pils, accanto a una luppolatura cui contribuiscono tre varietà decisamente tradizionali: Perle, Saaz e Spalter. Al banco di mescita, il colore è dorato tenue, l’aspetto è pulito; lo spettro aromatico esplora temi di timbro panificato, erbaceo (fieno), floreale (lino) e minerale; mentre la condotta palatale risulta ficcante, per merito di un corpo leggero, di un’effervescenza brillante, nonché di un finale consapevolmente secco e amaro.
PALÀTIA (BIRRIFICIO DEL FORTE)
Il segmento tipologico delle Italian Pils è quello al quale guarda la “Palàtia” targata “Birrificio del Forte” (a Pietrasanta, in provincia di Lucca): assai contenuta nella gradazione (siamo a quota 4.7), ma ben temprata nella personalità. A monte abbiamo un impasto di solo malto Pils, unito a una luppolatura che procede attraverso generose gettate di Saaz, Tradition e Mandarina Bavaria (anche in dry-hopping). A valle, troviamo un colore paglierino carico e un aspetto delicatamente velato; una tavolozza odorosa ispirata a note quali panificato a breve cottura, erba tagliata, pepe e fiori di tiglio (con la loro vaga agrumatura); e poi un iter gustativo assai spedito, grazie al corpo leggero, alla frizzantezza spigliata e alla chiusura secca, caratterizzata da un amaro dosato ma incisivo.
SAMAR (MUDITA BREWERY)
Schietta e senza fronzoli, la “Samar” della scuderia “Mudita” (a Stagno, in provincia di Livorno) è una German Pils da 4.8 gradi, che nasce da un impasto di malto Pils più un tocco di Monaco e da una luppolatura improntata al classicismo, con gettate di Magnum in bollitura vigorosa e di Hallertau Tradition a fine processo. Ne discende una massa liquida dal colore dorato tenue e dall’aspetto pulito; i cui aromi interessano direzioni quali quelle del panificato a breve cottura, del prato falciato e della camomilla e del miele; mentre la corsa gustativa fila via senza indugio, avvalendosi di un corpo leggero, di una carbonazione “chiacchierina” e di un finale amaricante oculatamente bilanciato.
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