Puntata speciale, questa, per la rubrica “Le birre dell’anima”. Il nostro “angolo” dedicato a quei prodotti che, nel cuore del rispettivo ideatore, occupano una posizione di particolare importanza, vede infatti oggi come protagonista una Irish Red Ale che, i cui “creatori” sono addirittura due. Si tratta di Davide Brondi e Gianluca Bedini, manovratori in sala cotte di altrettanti marchi artigianali alto tirrenici: rispettivamente “La Staffetta” (a Calci, Pisa) e “Lupus in Luna” (a Dogana di Luni, La Spezia). Un ligure e un toscano, insomma; i quali, uniti da tempo in un solido rapporto di conoscenza e amicizia, hanno voluto suggellare il reciproco legame appunto firmando, a quattro mani, questa ambrata da 6 gradi alcolici, ispirata alle tradizioni dell’Isola di smeraldo: e per questo battezzata “Paddy”, cioè il diminutivo di Patrick, ovvero Patrizio, con ovvia allusione al santo che, festeggiato il 17 marzo, è patrono della terra dei folletti e, in generale, “nume tutelare” della pinta.
NEL NOME DEL BRINDISI
“Tra gli elementi che abbiamo in comune”, spiegano Davide e Gianluca, “c’è senza dubbio la convinzione che la birra sia e debba continuare a essere un ‘bicchiere’ socializzante. Al bancone o al tavolo di un pub, ci si siede per sorseggiare e chiacchierare senza pregiudizi né steccati di sorta: sociali, economici, identitari o di qualsiasi altro genere. E come meglio rappresentare questa idea della ‘pinta’ se non con una produzione a doppia firma? Così è nato il progetto della “Paddy”; per la cui ricetta è stato naturale, praticamente automatico, ispirarsi a uno dei filoni della scuola d’oltremanica: da un lato, perché si tratta di una tradizione verso la quale entrambi sentiamo un trasporto affettivo particolare; dall’altro, perché quel modo di intendere la bevuta come momento di aggregazione è, esso stesso, profondamente radicato nei costumi del Regno Unito e dell’Eire”.
PADDY: LA CARTA D’IDENTITÀ
Rossa e insidiosa: questi due tratti salienti dell’identikit – estetico e caratteriale – che potremmo tratteggiare per la “Paddy”. Rossa perché il suo colore è un ramato pieno, sostanzialmente pulito nell’aspetto e guarnito da una proporzionata schiuma nocciola. Insidiosa perché unisce la facilità di beva a una gradazione (come si è anticipato) tarata attorno al 6% in volume: ovvero un punto in più rispetto al limite superiore di quella finestra di valori (3.8-5%) che il Bjcp assegna (statisticamente) alla tipologia delle Irish Red Ale. Sommate la disinvoltura nel sorseggio a una taglia etilica già “sopra la cintura” e capirete facilmente quanto il risultato possa essere pericoloso. Quanto alla ricetta, l’impasto secco è in maggioranza malto Pale, con un 10% di Monaco e una manciata ciascuno di Cara Red e Roasted; l’ammostamento è un monostep a 67 °C; la luppolatura è rigorosamente british, con gettate (in coni interi) di Target a inizio bollitura e di East Kent Golding a fine processo; la fermentazione si affidata alla diligenza dell’US 05, inoculato a 17 °C per cercare un compromesso tra efficacia metabolica e limitata produzione di esteri; la maturazione viene accuratamente protratta per un mese buono sui 2 °C, così da ottenere un risultato soddisfacente in termini di pulizia sia visiva sia organolettica. Dopo il confezionamento e la rifermentazione (tanto in bottiglia quanto in fusto), con aggiunta di zucchero e lievito in dosi oculatissime (sempre secondo i dettami britannici), la mescita consegna profumi che parlano di tostature (biscotto, nocciola), frutta (la mela e la sua buccia), legnosità (tabacco e matita); il tutto come preludio a una sorsata scorrevole, grazie al corpo medio-leggero e alla bollicina soffice, che procede lungo un binario gustativo teso a culminare in un amaro esso stesso sorvegliato, di timbro rizomatoso.
ABBINAMENTO, ANZI, ABBINAMENTI
Carne di maiale con contorno di patate: la prima (con le sue crostificazioni) e riprendere le tostature della birra, il secondo a smorzarne il già lieve amaro; ecco un possibile connubio al quale avviare, in tavola, la nostra “Paddy”. Mentre al di fuori della sfera gastronomica, le proposte di accompagnamento con questa birra non possono volgre lo sguardo se non all’Irlanda e alla sua cultura. Un viaggio verso le Cliffs of Moher (le scogliere di Moher) o il Giant’s Causeway (il selciato del gigante), ad esempio, riserverà l’incanto senza tempo di panorami mozzafiato; così come straordinario è il fascino di romanzi quali il classico “Gente di Dublino” (tra i capolavori di James Joyce) o il più recente “Eureka Street” (di Robert McLiam Wilson). Quanto al cinema, tra i tanti spunti, ci piace suggerire la visione di un film – leggero e profondo insieme – quale “The Committments”, diretto da Alan Parker e uscito nel 1991. Infine la musica: forse prevedibile (ma non banale) l’accostamento a un LP di Enya come “The Celts” (pubblicato nel 1992); decisamente meno scontato, invece, quello a un lavoro del chitarrista e cantautore Alberto Radius (scomparso nel febbraio 2023): l’album del 1982 intitolato esso stesso “Gente di Dublino”.
BIRRIFICIO LA STAFFETTA
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BIRRIFICIO LUPUS IN LUNA
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