di Mauro Ricci
Il birrificio del Ducato ha festeggiato i suoi primi dieci anni di vita con un grande evento e per l’occasione si sono potute assaggiare alle spine tutte le birre prodotte insieme ad altre di prestigiosi birrifici italiani e stranieri che si sono riuniti per la grande festa.
La festa aveva in se un importante significato, perché anche il birrificio del Ducato è arrivato in quel momento cruciale che ogni azienda del suo valore e della sua dimensione deve affrontare: la definizione delle strategie per la crescita e il consolidamento, le scelte e gli investimenti conseguenti e il reperimento dei capitali per superare definitivamente il livello pionieristico da cui si è partiti. Oggi il birrificio del Ducato, con un impianto realizzato su misura delle dimensioni giuste per affrontare le evoluzioni future e pianificate, con quei supporti tecnologici che consentiranno di seguire con puntualità, senza approssimazioni tutto il processso produttivo, ha fatto le premesse per supportare tutte le richieste e le offerte al mercato in piena tranquillità. L’installazione di partenza diventa una sour brewerye barrel works con 90 botti di varia provenienza e dimensione selezionate per gli usi più diversi dalle birre speciali alle sperimentali a quelle a fermentazione spontanea a tutte quelle birre che dovranno passare un affinamento in legno. Giovanni Campari, con Manuel Piccoli ha percorso tutta la trafila delle realizzazioni che hanno portato l’impresa a questa significativa svolta, a questo impegnativo investimento per il futuro e non può che chiamare a sé tutte le energie necesssarie intelletuali e fisiche per ottenere il massimo dei consensi da tutti e primariamente il mercato che deve guardare con fiducia e entusiasmo.
(Giovanni Campari)
Il Birrificio del Ducato nasce dieci anni fa a Roncole Verdi, frazione del comune di Busseto in provincia di Parma dalla volontà di Giovanni Campari, laureato in scienze e tecnologie alimentari con una esperienza da homebrewer, birraio estroso, creativo anche un poco folle visionario, e Manuel Piccoli veterano della logistica e attento amministratore. Il loro incontro era avvenuto nel 2005 nello stand della Unionbirrai, in occasione di una fiera di provincia a Parma. L’incontro portò dopo alcune chiacchere a far maturare l’idea, un poco folle in quel periodo, di aprire un microbirrificio. Ci vollero due anni, fra lo scetticismo e spesso la diffidenza dei più perché il birrificio potesse partire. L’anno dell’avviamento in produzione fu il 2007 e in poco tempo le birre di Giovanni si fanno notare e apprezzare tanto che l’anno successsivo, il 2008 al concorso nazionale di birra dell’anno, ci sono i primi riconoscimenti con tre medaglie d’argento, ma l’avvenimento più importante è il primo premio per la “Verdi Imperial Stout” all’autorevole concorso a Norimberga “l’European Beer Star”, prima birra italiana premiata in un concorso internazionale. Il nome della birra ne dice l’ispirazione. Giovanni vuole fare un omaggio a Giuseppe Verdi nato proprio a Roncole. Seguono altre produzioni di altre birre con altri prestigiosi riconoscimenti, ma soprattutto è il mercato i consumatori che svuotano i magazzini prima ancora che le birre siano prodotte. Intanto si comincia a vendere all’estero partendo dagli Stati Uniti, la Svezia e poi negli anni in quasi tutti i paesi di tradizione birraria per arrivare in Francia Spagna Australia e fino a Taiwan. Si pensa anche a birre speciali maturate in botti di legno (barrique) cominciando con “l’ultima luna” che giovanni ideò per la nascita del primo figlio. La crescita dell’azienda è abbastanza veloce.
Nel 2010 viene prodotta la “Black Jack Verdi Imperial Stout”, affinata in botti di scotch whisky. Il 2010 e il 2011 vedono assegnare il titolo di “birrificio dell’anno” per due volte consecutive al birrificio del Ducato, fatto abbastanza eccezionale. La capacità produttiva viene aumentata con l’acquisizione di un ulteriore impianto e la “Verdi Imperial Stoult” genera un’altra birra creata sempre dalla fervida fantasia di Giovanni: nel 2013 il 18 ottobre ricorre il duecentesimo anniversario della nascita di Verdi e la birra dedicata all’evento, che verrà brassata tutti gli anni solo il 18 ottobre, è la “Verdi Imperial stoult 200”. La sua costruzione è complessa, un’assemblaggio di parte di “Verdi Imperial Stout” invecchiata almeno otto mesi in botti di scotch wisky e una parte di “Verdi Imperial Stout “ brassata utilizzando granella di cacao e bacche di vaniglia del Madagascar: nasce una birra estremamente ricca e complessa inebriante e carica di pathos. Ancora un’altra iniziativa di ampliamento delle attività: la creazione di un pub a Londra con solo birre italiane. Il progetto si concretizza nel 2015 con i Pub Italian Job a Notting Hill come premessa per successive altre iniziative similari e sempre a Londra. La “Verdi Imperial Stout” rappresenta quindi un riferimento nel tempo e per la creatività di Giovanni, nell’immaginarla e di portarla fino ad oggi e nel pubblico nel continuare a gradirla.
L’idea della Verdi ha avuto due moventi: l’omaggio all’insigne cittadino di Roncole e l’esperienza del primo viaggio di Giovanni negli Stati Uniti, dove assaggiò, ci dice, moltissime Imperial Stout muscolose e sbilanciate, troppo corpose e alcoliche, difficili da bere.
“Mi cimentai – dice ancora Giovanni – in una ricetta complessa, tutta strutturata sulle sfaccettature dei malti con diversi livelli di tostatura e che dovevano arrivare al palato secondo una scala graduale e senza forti contrasti. Cercavo tostature che mi dessero sentori di cioccolato e liquirizia e una leggera sfumatura affumicata che ricordasse il tabacco”. L’abbinamento col peperoncino, che pareva scelta quasi scontata, Giovanni fu ul primo in Italia ad utilizzarlo e quindi ad inventare una Chilli-Stout nel lontano 2007 (nome che poi fu dato a birre di questo tipo). L’uso del peperoncino svolge un ruolo quasi centrale in questa birra. La pienezza di gusto data dai malti e dal corpo pieno viene immediatamente destrutturato dal piccante. La birra nel bicchiere correttamente versata alla temperatura di 10 gradi ha una schiuma di grana media, abbondante, mediamente persistente, di un bel colore cappuccino. Il liquido è scuro, impenetrabile verso il marrone-nero, gradevole alla vista; la percezione iniziale è di una birra corposa, ricca di schiuma che sprigiona un’abbondante bouquet di aromi e profumi. Insieme ad una prima sensazione di alcol seguono profumi di liquerizia carruba, note cioccolattose, unite a sentori di salsa di prugna cotta con sfumature maderizzate e di legno bruciato. La bevuta è inizialmente piena con un corpo quasi leggero che il piccante del peperoncino sfuma ancor più in una sorsata facile con le sensazioni trigeminali del piccante che durano a lungo. La coda è aromatica e breve, mentre la bocca resta piena di piccoli fuochi un poco dappertutto con un effetto piacevole in qualche modo esaltatante. L’alcol è ben controllato dall’insieme dei malti e del peperoncino. Bevuta complessivamente simpatica e piacevole, lontana dalle esperienze delle stout più tradizionali. La bottiglia da 33 cl si trova intorno a 5 euro.
Rubrica a cura di Andrea Camaschella e Mauro Ricci
Birrificio del Ducato
Strada Argine 43
Soragna (PR
0524 90137 / 0524 932630
www.birrificiodelducato.it