di Mauro Ricci
E' la Norma del birrificio San Michele la nostra Birra della Settimana.
Il birrificio si trova all’inizio della valle di Susa, in un ambiente naturale suggestivo e incontaminato immerso nel verde delle fonti del monte Pirchiriano, che danno acqua purissima, con il parco dei laghi di Avigliana che lo difendono dalla vicina Torino. Il nome lo prende dalla Sacra di San Michele che insieme è simbolo e realtà antica di una grande spiritualità che protegge e avvolge l’operato umano di tutta la contrada. La Sacra di San Michele, che richiama per arte e suggestione il Mont Saint Michel in Normandia, fu edificata da San Giovanni Vincenzo (arcivescovo di Ravenna, eremita in quei luoghi) che voleva costruirla sul monte Caprasio, ma gli Angeli in volo trasportarono le travi per la costruzione sulla cima del monte Pirchiriano e lì fu costruita e tuttora è il più insigne monumento dell’epoca, in Piemonte.
(Bruno Gentile insieme alla moglie)
Molti avvenimenti confermarono dall’inizio un aura soprannaturale al luogo: la vicenda dell’Alda, fra le altre. La ragazza di nome Alda piuttosto che cedere alle voglie di soldataglie scatenate scelse la morte gettandosi nel vuoto dalla torre più alta (oggi torre dell’Alda). Gli angeli, che allora dovevano aggirarsi nei luoghi, numerosi la raccolsero al volo salvandola. Però la ragazza non contenta di averla scampata, se ne vantava in paese e per dare prova di verità del racconto si buttò di nuovo dalla torre. Gli Angeli però, sebbene notoriamente buoni e cari avendo altri impegni lasciarono cadere l’Alda e tutto finì. Questo a significare l’intensità sin dai primi tempi della tensione di fede e spiritualità che si accumulò nei luoghi e nelle cose anche di lavoro, dando forza e intensità a tutte le opere e le imprese. Bruno Gentile, birraio imprenditore ideatore delle linee di produzione e delle ricette da provare e realizzare, milita per molti anni fra le fila degli “IBMmers”, dove si destreggia fra calcolatori e procedure informatiche. Mentre cosi si passa le sue giornate gli capita durante un viaggio in Belgio di essere aggredito gioiosamente dalla “scimmia” della passione per la birra, quella buona. In quella occasione Bruno non solo ha la sua illuminazione per una esperienza gustativa mai provata prima, ma si rende conto che “fare i conti all’ibm” lo aveva privato del piacere di una cosa così buona.
Torna a casa e comincia a fare birra, che gli viene pure bene e insieme a un amico apre un piccolo birrificio con marchio accisa e dopo tre mesi vince il premio di “birra dell’anno” con la Norma: è il 2011 e ripete il successo nel 2012, 2013, 2015 ed è terzo nel 2011 con la Carmen. Intanto decide di proseguire da solo e si trasferisce a Sant’Ambrogio di Torino, proprio ai piedi della Sacra di San Michele sulla via che dall’alto medioevo è percorsa dai pellegrini, la via dei romei o franchigena verso e dalla Francia. L’installazione si colloca in una vecchia fabbrica ristrutturata, che aveva ospitato un cotonificio, una fabbrica di motociclette, di accessori per auto grande esempio di architettura industriale, ma che all’origine era di proprietà di birrai. Bruno oltre al birrificio ha allestito anche un pub dove potere assaggiare le birre della casa con la presentazione di cibi recuperati dalla tradizioni e cercando di trovare i migliori affiancamenti fra birre e cibo. E’ obiettivo di Bruno creare una carta delle birre tale che i cosiddetti abbinamenti siano assolutamente facili e accompagnino nel migliore dei modi i cibi proposti nel locale. Questa impostazione è anche orientata a fornire le proprie birre a ristoranti, pizzerie gourmet, enoteche.
Particolare cura Bruno pone nella ricerca della ecosostenibilità partendo dal recupero edilizio, utilizza sistemi adatti a minimizzare i consumi di produzione, la ricerca per riciclare tutto quello che non viene utilizzato, a cominciare dalle trebbie e dalle acque di recupero. E’ strategia aziendale il ricercare con estrema cura le qualità sensoriali delle birre, le etichette e i nomi che, rifacendosi alle opere liriche, delineino nei sapori la vicenda teatrale con emozioni pari, così nei colori e nella grafica delle etichette. Bruno si definisce nell’animo “vecchio Piemonte”, curioso sperimentatore, ma senza seguire le mode. Appena ci riesce anticipa le novità per potere essere sempre in grado di fronteggiare l’onda montante avendo già provato e prodotto quello che appare nuovo. Questo atteggiamento consente di entrare e presentarsi con prodotti affinati in un territorio dove il vino è da sempre primattore. E’ evidente, in questo contesto una ricerca meticolosa delle materie prime e le proporzioni del loro utilizzo e le necessarie pari cure nel processo produttivo. Le birre proposte sono tredici tutte significative secondo la strategia delineata. Posso citare, come esempio la Aida Fumè, una rauchbeer affumicata su legni di faggio; la Tourandot,una Abbey Ale con sentori di cioccolato; la Semiramide, una Barley Wine calda alcolica, ma equilibrata da divano o per piatti impegnativi.
Infine la Norma che Bruno descrive cosi: “Storia di sentimenti ad alta fermentazione, come il malto tostato di Norma, dove l’amore passionale travolge tutto e porta le protagonista a rinunciare alla vita di sacerdotesse druide per essere ingannate dal proconsole romano Pollione. Il retrogusto fruttato e caramellato riprende la dolcezza dell’infatuazione di Norma e Adalgisa per l’invasore romano”. L’ingrediente speciale, le castagne, era centrale anche nella dieta delle popolazioni celtiche a cui appartiene la sfortunata protagonista belliniana. Il primo impatto fruttato con la fusione tra genti nemiche si trasforma in un finale del tutto inaspettato, come nell’opera del musicista siciliano. Un colpo di scena per il palato di sicuro successo, che non teme il confronto con il bicchiere teku, in grado di mettere a nudo pregi e difetti di ogni birra. Norma versata nel bicchiere ha una schiuma abbondante, grana medio-fine, mediamente persistente, colore beige; il liquido è limpido ambrato con riflessi rosso marroni, profumi in bouquet di malto lievito frutta secca e terroso di luppolo. La bevuta scorrevole con un corpo leggero che fonde in buon equilibrio dolce caramello con luppoli leggeri in armonia con il leggero vanigliato al retrogusto della castagna e la frizzantezza contenuta pretendono una seconda sorsata per assuefarsi alle varie componenti olfattive e gustative e prendere l’avvio per una progressione sempre più convinta fino a non avere più limite alle bevute. La bottiglia da 75 cl costa tra gli 9 e i 10 euro.
Birrificio San Michele
Via III Reggimento Alpini, 10/A – Sant'Ambrogio di Torino (To)
info@birrasm.it
335 6797252 – 011 19815118