(BB6 6, l'ultima nata in casa Barley)
di Andrea Camaschella
Qualche giorno fa ho colto l’occasione di una lezione in Sardegna per fare visita a Nicola Perra, il mastro birraio di Barley e Isidoro Mascia, socio fondatore e fondamentale contraltare di Nicola, occupandosi di aspetti che non hanno a che vedere con la produzione, ma senza i quali non ci sarebbe la produzione.
Non avevo ancora visto il loro nuovo birrificio “finito” e se non fosse per i fermentatori pieni avrei potuto avere il dubbio che non fosse ancora operativo (pare che a qualcun altro il dubbio sia rimasto). Sono abituato a girare per birrifici in giro per il mondo, e devo dire che quelli italiani sono più puliti e curati rispetto agli altri europei. Quello di Nicola è un po’ oltre la pulizia e l’ordine nazionale. Volendo risolvere una volta per tutte il problema della malasanità, affiderei a lui il compito: una sala operatoria è meno igienica del suo impianto, una nursery meno ordinata e pulita dei suoi fermentatori, la linea di imbottigliamento pare appena scartata e così via. Strano che non abbia un assistente che gli passi bisturi e filo da sutura anziché sacchi di malto, spezie e termometri vari; sempre che si fidi a farsi passare qualcosa: Nicola le sue bimbe, ehm birre, le concede solo una volta che sono protette da una bottiglia vestita con una ricercata etichetta e un tappo con lo stemma di famiglia, non mi stupirei più di tanto se, all’atto di stappare una sua birra a casa, mi si materializzasse accanto per vedere se sono all’altezza di servirla. Anzi, sarebbe da organizzare, è un’ottima compagnia per bere e io zoppico un po’ sul servizio.
(Nicola Perra e due sue “bimbe”)
Se sono all’altezza o meno di berle è un’altra questione, ma qui, o meglio a pochi chilometri da qui, nel “vecchio” Barley, sono nate nel 2006 le Italian Grape Ale, censite come tali nel 2015 dal Bjcp, un’associazione nata negli Stati Uniti che si occupa di fare ordine tra i vari stili birrari. Benché questa associazione sia nata per homebrewer (cioè chi si fa la birra in casa), oggi ha una grande ripercussione anche sui professionisti e perciò da un paio di anni a questa parte le Iga, (io temo il giorno in cui qualcuno aggiungerà, oltre all’uva, un altro frutto a questo stile…) sono diventate di gran moda. Si tratta di birre che stanno a cavallo tra il mondo birrario e il mondo del vino, con l’uva (o derivati dell’uva, come mosto, fecce, mosto fiore, sapa…) a dare carattere. La cosa incredibile è stato vedere gli americani riconoscere il terroir, la biodiversità italiana, più che la tecnica produttiva, cioè non è richiesto un metodo, né una base di ingredienti standard, ma una suggestione gustativa.
(I lavori al nuovo birrificio di Barley qualche tempo fa)
Nicola Perra ha aperto questa strada, seguito a ruota da Riccardo Franzosi (Birra Montegioco), ma entrambi avevano iniziato la sperimentazione agli albori del nuovo millennio, ognuno a casa propria, ognuno all’insaputa dell’altro. Ognuno con il suo metodo, la sua idea, la propria filosofia, il proprio cuore. Ognuno raccontando il proprio territorio. Nicola, ingegnere di nascita e poi anche di studi e professione, quella della vita precedente, riesce sempre a stupirmi, con le sue birre, perfette è vero, mai “sedute” ma anzi con un carattere unico e distintivo. Un birrificio che si è costruito un mercato a sé, puntando solo sulle bottiglie – niente fusti – guardando coraggiosamente al mondo delle enoteche e dei ristoranti. Grazie a prodotti che in quei lidi volano tranquilli, certo, ma è comunque complicato, in un Paese, l’Italia, che ancora guarda con sospetto la birra. Eppure Barley è un birrificio ben conosciuto nel mondo birrario: Nicola è stato il primo Birraio dell’Anno, nel 2009, e poi sempre tra i finalisti, segno che le sue birre viaggiano e si fanno conoscere, anche all’estero, Stati Uniti in testa, ma non solo, sono decisamente apprezzate e tengono alto il lustro del made in Italy. Le birre che guardano al mondo vinicolo, in casa Barley, sono nate grazie ai ricordi di infanzia di Nicola e infatti partono da vitigni storici, locali, ma si palesano in birrificio sotto forma si sapa, cioè il mosto cotto, a lungo, a temperature non eccessive. Molti dolci sardi si basano sulla sapa, poche birre al mondo fanno altrettanto e sono di Barley. Le mitiche BB sono nate così, anche se ultimamente se ne sono aggiunte alcune che usano il mosto.
Le birre che rientrano in questa filosofia produttiva sono la BB10, BB evò, BB9, BB Boom, BB7, BB Anniversario e la BB6, ci sarebbe anche la Baccusardus, dedicata a un locale di Villasimius. I principali, pure se rarissimi, vitigni sardi, assurgono all’altare, esaltandosi ed esaltando la birra in cui sguazzano. Nicola, sapientemente, dosa luppoli e malti, doma i lieviti, per creare note gustative che ricordino gli aromi del vino e della sapa (o del mosto). In pratica crea una culla che esalti la piccola percentuale, di mosto o sapa, aggiunta. Dei piccoli (per dimensione del contenitore, massimo 75 cl) capolavori, che accompagnano dall’aperitivo al dolce e anche oltre, fino al dopo cena. Birre con suggestive note vinose, ma sottolineo birre. Assolutamente non acide, ma rotonde e suadenti. Perché questo deve essere una Iga: una birra! Per le basi sour guardo più al mondo belga dei Lambic, da una Iga mi aspetto una birra curata, precisa, in cui la parte dell’uva (comunque arrivi) doni note aromatiche che diano completezza, non che coprano magagne produttive.
(La BB 10)
Ho passato un fantastico pomeriggio con loro due, assaggiando la BB6, l’ultima nata con mosto di Malvasia di Cagliari, la BB7 (Riserva 2015) ancora mosto ma in questo caso di Moscato di Cagliari, in entrambi i casi concentrato a freddo. Poi si è proseguito con la Macca Meda (un’American Amber Ale, senza nulla del mondo del vino, tanto per ricordarmi il lavoro di tutti i giorni in birrificio), quindi la BB Boom, con sapa di Vermentino, la BB Anniversario, con sapa di Nasco su base Scotch Ale (e una delle migliori, come stile di partenza, che abbia mai assaggiato, con una nota di Butter Scotch da manuale). Per chiudere con la storica BB10, con sapa di Cannonau. Il tutto assaggiando anche dolci alla sapa e frutta secca, che con la BB10,’ ça va sans dire’, è un matrimonio perfetto, tra note di caffè, cioccolato dolce, carruba Un pomeriggio impegnativo per il fisico, ma non per la mente né per il cuore. Pomeriggio da favola insomma! E ho saltato la BB Evò e la BB9… Mi rifarò quanto prima e vi racconterò meglio le singole birre, perché sicuramente meritano un approfondimento: lo stretto rapporto con le cantine del vino permettono a Nicola di stare tranquillo con la sapa o il mosto che riceve, ma da qui a farlo “cantare” così, ce ne va di impegno, di estro e anche di perfezione, pulizia, arrivando così a un risultato equilibrato ed elegante, in grado di conquistare anche palati non avvezzi a una birra.
(Il nuovo birrificio)
L’ho visto stanco, Nicola, ma le sue energie si ritrovano nelle birre di Barley: il nuovo birrificio anziché diminuire le sue fatiche ha richiesto un impegno ancora maggiore, prima per renderlo perfetto, “su misura”, per il suo modo di lavorare, ma soprattutto il vecchio impianto è ancora là, nella vecchia sede, dedicato alla linea di birre con sapa o mosto di grandi vitigni sardi. Il lavoro è insomma il doppio di prima. Fortunatamente – se poi di fortuna si può parlare – le birre prodotte con il nuovo impianto sono state sin da subito riconducibili alle storiche Barley e non credo che alcun cliente sia stato in grado di percepire la differenza. Tutt’oggi Nicola le produce su entrambi gli impianti, visto che le bottiglie da 37,5 cl al momento sono prodotte ancora nel vecchio. Il vai e vieni da un birrificio all’altro e la qualità delle birre spiegano la stanchezza di Nicola. Mi ripropongo di rivederlo tra sei mesi o giù di lì, sperando che nel frattempo non impazzisca. Intanto per muoversi più agevolmente ha rispolverato una vecchia passione e si è comperato una moto: se qualcuno ha notizie del teletrasporto, non faccia il timido e si faccia avanti. No, cosa avete capito?! Non è per Nicola, è per i miei aperitivi (e pomeriggi, cene, dopo cene ecc)! E allora lunga vita al Barley e alle sue birre. (Prezzi delle BB fino a 20 euro)
Rubrica a cura di Andrea Camaschella e Mauro Ricci
Barley (si consiglia di chiamare prima di una eventuale visita, non c’è il locale di mescita)
Zona P.I.P. – L. 62B Loc. Is Tramatzus
(S.P. 15 a 0,5 KM. dalla S.S. 125)
09040 Maracalagonis (CA)
070 789496
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