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Birra della settimana

La birra della settimana – Centobocche Pacific di Alvèria

12 Giugno 2022

di Simone Cantoni

È una storia che parla di “meridioni geografici” (sì, al plurale) quella che vogliamo raccontarvi oggi, nel nostro appuntamento con le “Birre dell’anima”.

Ovvero la galleria di “ritratti”, pubblicati a cadenza periodica e dedicati ognuno a una singola etichetta, il cui intento è mettere in luce quei prodotti che, per ragioni varie e diverse (affettive, di strategia, di predilezione stilistica…), rappresentano meglio di altri lo spirito, la filosofia, il pensiero, insomma l’impronta, del rispettivo marchio di appartenenza; e ovviamente del rispettivo “genitore”. Marchio e genitore che, nella fattispecie, corrispondono alla scuderia “Alvèria” (a Canicattini Bagni, in provincia di Siracusa) e alla mano del suo contitolare, nonché timoniere in sala cotte, Gabriele Siracusa.

CROCE DEL SUD
Perché una storia di meridioni geografici? Beh, anzitutto perché, quanto ad ambientazione del racconto, è a meridione che ci troviamo, guardando alla nostra penisola. E poi perché, nel catalogo di referenze che compongono la sua gamma, Gabriele individua la propria birra-simbolo nella “Centobocche Pacific”: una Hoppy Saison lavorata facendo uso di luppoli oceanici: l’australiano Topaz e il neozelandese Pacific Jade. Insomma una “pinta” sulla quale vediamo idealmente campeggiare la “Croce del Sud”: la più piccola ma anche una delle più luminose tra le costellazioni moderne; tanto emblematica per l’emisfero australe, da essere effigiata, nella rispettiva bandiera, da diverse grandi Nazioni di quella parte del globo: Paesi come il Brasile o come le stesse Australia e Nuova Zelanda.

IL BIRRIFICIO
Parlando di vessilli, quello di “Alvèria” garrisce sui cieli azzurri del Siracusano dal 2015. A issarlo su un ideale pennone, i due soci fondatori: Gabriele, appunto (agronomo, nel 2011 avviatosi alla pratica dell’homebrewing), e Ivan De Gaetano. Un binomio unito, oltre che dall’amicizia e dalla comune passione per… l’orzo, da un taglio caratteriale decisamente cocciuto, nel senso positivo del termine. D’altra parte predicare il “verbo di Cerere” in Italia, e specialmente in alcune aree dello Stivale, richiede ostinazione; prerogativa che ai due non manca: tanto che, come icona del birrificio optano per un muso d’asino; e, come motto, per l’espressione “Bevi caparbio!”

PRIMO COMANDAMENTO: “IDRATARSI”
Bere; ecco l’altro denominatore condiviso: un’idea di birra coincidente con quella di prodotto, sì, da degustare; ma senza escludere (anzi, privilegiando) il valore della fruibilità. Da qui anche la scelta, da parte di Gabriele, di indicare, come “birra dell’anima”, appunto la “Centobocche Pacific”. E per due motivi: “Primo, è la birra – spiega – che personalmente bevo più spesso e in maggior in quantità. Secondo, è una sorsata che ha l’estate dentro: che contiene il calore del solleone e, insieme, la freschezza per placarne i bollori. Quindi rappresenta in pieno me e l’esperienza di ‘Alvèria’. Di gente nata e cresciuta in faccia al mare, sotto il martello di temperature cocenti: gente che non poteva se non pensare, e consumare, una birra del genere”.

LA CENTOBOCCHE PACIFIC
Decisamente semplice, la ricetta prevede, in miscela, malto Pils più un pugno (il 4-5%) di frumento tenero “Maiorca” (quello utilizzato per le brioche siciliane); in ammostamento, temperature di conversione in prevalenza basse, a “seccare” amidi generando zuccheri destinati a farsi alcol; in caldaia, come detto, gettate di Topaz e Pacific Jade tutte a bollitura conclusa, appena spenta la fiamma (“flame out”); in tino, inoculo di lieviti di due ceppi, un Belgian e un French Saison, lasciati lavorare “a briglia sciolta”, sui 29-31 gradi. Risultato? Colore dorato di lieve opalescenza, schiuma bianca e copiosa, aromi compositi, di frutta (esotica e non, come pesca e uva spina), spezie (chiodo di garofano) e fiori (sambuco); corpo filante, bollicina affilata, alcol moderato (5.2%), gusto “equilibristicamente” acidulo e insieme amaricante.

ABBINAMENTO, ANZI ABBINAMENTI
Inevitabile partire da un “duetto” in tavola; ben dotata in funzioni di gestione della materia grassa (carbonazione e acidulità in primis), la “Centobocche Pacific” sposa con successo formaggi di palpabile pinguedine, freschi e non spiccanti per sapidità: un “Fior di latte”, ad esempio; oppure, volendo seguire il filo della territorialità, una delicata “Vastedda della Valle del Belice”. Sempre in quest’ottica, passando agli abbinamenti immateriali, se proprio non si vuole lanciarsi in un viaggio in Oceania, una puntata in Sicilia vale sempre la pena (la regione intera è uno scrigno di tesori): in più garantisce il legame sentimentale con Australia e Nuova Zelanda, dacché reparti di militari due Paesi hanno combattuto (e sono caduti) sull’isola durante la seconda guerra mondiale, dopo lo sbarco delle forze alleate nel 1943. Infine film e libri. Iniziamo dalla “carta”: con il romanzo di Marlo Morgan “… E venne chiamata Due Cuori”, storia di una professionista di successo alla scoperta di sé, sui sentieri degli aborigeni. Più leggero il suggerimento cinematografico; una pellicola d’animazione da vedere e rivedere con figli e nipoti: “Oceania”, favola dal messaggio ecologista ispirata ai miti polinesiani.

BIRRIFICIO ALVERIA
Contrada Bosco di Sopra, 11
Canicattini Bagni (Siracusa)
T. 347 1381078
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www.birrificioalveria.it