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Birra della settimana

La birra della Settimana – Calavera del birrificio Pontino

06 Agosto 2017
calavera calavera

di Mauro Ricci

Roma negli ultimi venti anni è diventata, in Italia “la città della birra”. Ha visto crescere locali dedicati, pub, birroteche, eventi di risonanza internazionale, in quantità superiore a ogni previsione e aspettativa. Una dimensione di gran lunga superiore a qualsiasi altra città italiana.

Questa concentrazione di attività intorno alla birra e di operatori di notevole livello professionale ha coinvolto tantissime persone, prima ignare o poco attente in un crescendo travolgente di interessi entusismi passioni. La birra che abbiamo scelto questa settimana, “la Calavera” è prodottta da un birrificio che nasce dal fermento romano, il birrificio Pontino di Latina. Gli stessi protagonisti di questa realtà così raccontano la loro iniziazione alla bevanda, a come il kuaskiano germe incurabile della passione li abbia presi. “Se ogni viaggio ha un inizio, il nostro nasce dalla via Pontina, anello di congiunzione fra la pianura e l’Urbe – dicono – E’ tra i vicoli di Trastevere, lungo quella via Benedetta, alle spalle di piazza Trilussa, al bancone del “ma che siete venuti a fa” che assaggiamo degustiamo e ci appassioniamo. Una passione che rinfresca i nostri cuori, fino a diventare una forza pulsante che spingerà le nostre chiacchere da pub ben oltre ogni nostra più fervida immaginazione: creare un birrificio, il nostro birrificio. All’inizio era un passatempo dove però ciascuno cercava il suo posto”.

Matteo (birraio), Stefano, Davide, Gianni, il nucleo di base. Poi, come nelle migliori Rock Band c’è sempre qualcuno che lascia. A Gianni subentra Egidio. La struttura è già in piedi, ma il sogno sembra più grande di loro, dove tempo e umiltà sono gli ingredienti giusti per poterlo vivere. Tra le difficoltà iniziali e il tentativo di trasformare malto, luppolo, lievito e acqua nella bevanda che tutti amiamo, ancora un viaggio, che parte sempre dalla Pontina per finire in “Un mare di birra”: una crociera in pieno Mediterraneo dove la schiuma che esce dalle spillatrici si confonde con quella del Dio Nettuno. Proprio li in mezzo al mare si materializza un altro dio, forse minore, ma altrettanto importante, cresciuto a Filadelfia e dai tratti scandinavi, colui che diverrà il nostro fratello più amato, Mike Murphy.

Nel frattempo il piccolo birrificio prende corpo, a dargli vita l’impianto usato de l’Olmaia di Moreno Ercolani. Affitto, tasse un capannone da sistemare, la quotidianità familiare e i primi risultati di una birra a cui manca qualcosa. “Ne parliamo con Mike – raccontano – che senza pensarci troppo ci invita nel suo tempio, il birrificio Lervig Aktiebryggeri. Così a gennaio eccitati per l’esperienza quasi incredibile, sogno di ogni birraio, Davide e Matteo, zaino in spalla, dalla Pontina volano direzione Norvegia, Stavanger. A accoglierci con un sorriso contagioso Mike, Ania e la piccola Nina, nata da pochi giorni e, stanchi, troviamo buono spazio per riposare sebbene la neonata creasse un poco di confusione. Il giorno dopo pronti eccitati il giusto, alle luci dell’alba il primo incontro con la ciurma del Lervig: per noi abituati a realtà piccole come la nostra, fu come bere una lambic a colazione. Una sensazione di stordimento e la paura di non avere capito nulla. In cinque giorni illuminati solo dal neon non dobbiamo fare altro che guardare e ascoltare e capire. Seguiamo e partecipiamo alle cotte di prestigiose birre come la Lucky Jack e della Rye Ioa, due creazioni mitiche di Mike. Tornati a casa, solo quando rimettiamo le mani sul nostro impianto ci rendiamo conto dell’esperienza vissuta. Affrontiamo le nuove cotte con automatismi e sicurezza che non avevamo prima e cominciamo a” vedere la luce”. Il nostro birrificio, nelle nostre menti è definitivamente una realtà, vivo tra mille idee progetti ambizioni, cose da fare”.

Intanto un caso fortuito, la chiusura del brewpub Magoo dell’Aquila per il terremoto, consente ai ragazzi di acquisire il loro impianto, il prestigioso Compact Wachsmann che, rivitalizzato ha migliorato di molto le loro capacità tecniche e produttive. Si pone la questione retorica se venga prima la birra o la sua veste: non ci sono dubbi, prima la birra e la sua idea, che se è una buona idea anche la birra sarà buona e poi la sua etichetta che dà un volto alla bottiglia e al birrificio nel suo insieme. L’incontro con Mike orienta le prime scelte su temi della produzione statunitense, così le prime birre caratterizzano il profilo e lo stile del birrificio. Poi intervengono scelte più commerciali, infine la creatività si affina le sperimentazioni aumentano verso versioni con frutta tropicale dove si punta a sfruttare caratteristiche intrinseche dei frutti e non a fare una spremuta di frutta, come nella 41^ parallelo dove il kiwi crea un legame con il territorio (la provincia di Latina produce Kiwi in grandi quantità e qualità) e sfrutta la leggera acidità del frutto per dare un tono più aspro alla birra. “Ogni birra ha una sua storia, così come ogni singola etichetta. Quello che vogliamo da sempre è raccontare il nostro mondo e la nostra idea di birra attraverso le esperienze che ci hanno caratterizzato nella nostra crescita professionale personale di gruppo e sociale. Ogni cosa ci deve raccontare perché nella birra prima di tutto mettiamo noi stessi e quello che siamo fino al momento in cui la facciamo”.

Se lo stile del birrificio Pontino nasce seguendo la linea angloamericana arriva un momento in cui un birraio decide di lasciare la via principale per sperimentare e provare. Una strada che si muove in parallelo con l’esigenza di dare vita a una birra che potesse rinfrescare le calde e torride giornate di estate della pianura pontina. Il caldo, la festa, l’alcol, le spiagge e quei sogni che sembrano apparizioni oniriche in un ricordo di un viaggio in un viaggio in Messico tra le coste del Michoacan e la Sierra Madre complice la Peyota e quelle immagini cosi vivide, i sensi che si aprono alla natura. Al risveglio dal sogno l’idea è chiara, una lager che abbia un legame con il Messico, con quel viaggio tra vita e morte che tanto ha segnato il percorso di vita e spirituale di Matteo. Nasce cosi la Calavera incontro tra stregoneria e simbolismo di strada, che ispira l’etichetta.La birra, una lager, versata nel bicchiere è fresca. Alla vista trasparente, lucida, dorata con una schiuma bianca a grana fine, dà un senso di piacevolezza estetica. Leggeri aromi e profumi di malto e lievemente erbacei. Il corpo leggero in equilibrio con l’acol. Alla bevuta risulta asciutta con un buon contrasto dei luppoli sull’iniziale prevalere del malto. Il lievito selezionato messicano fa un buon lavoro rendendo la bevuta asciutta con sesazione di riarso che chiama immediatamente di bere ancora. Birra estiva gradevole alla bevuta in una buona completezza di aromi che lascia occhio olfatto e gusto pienamente soddisfatti in una sapiente levità di assemblaggio. Bottiglia 33 cl 4/5 €.

Rubrica a cura di Andrea Camaschella e Mauro Ricci

Birrificio Pontino
Via Monti Lepini km 51.600
Loc. Piccarello
ca04100 Latina
www.birrificiopontino.com