di Andrea Camaschella
Le pecore nere, nello Yorkshire Dale non sono ovviamente comuni, ma di tanto in tanto spezzano il panorama di verdi colline, pecore bianche e muretti.
Insomma, senza una pecora nera, tutto sarebbe omologato, simile, noioso. A volte una pecora nera è fondamentale per salvare un panorama, nel nostro caso birrario. A Masham, da 5 generazioni, la famiglia Theakston produceva birra nel birrificio omonimo, quando decisero di vendere, nel 1987, al gruppo Scottish & Newcastle e i familiari divennero dipendenti della nuova proprietà. La nostra pecora nera è Paul Theakston, che nel 1992 fonda il suo birrificio, acquisendo il complesso dove aveva prodotto i suoi malti, il North Yorkshire Malt Roasting Company, il cui nome ancora oggi si intravede sulla facciata ovest. Al momento di cambiare la scritta si optò per cancellare con la vernice nera la vecchia scritta e sovrascriverla, come l’originale, con il bianco e oggi è una delle caratteristiche di Black Sheep (appunto pecora nera).
Nel 2004 gli altri Theakston riacquisirono il birrificio di famiglia, ma intanto Paul era impegnato a far crescere la sua creatura e oggi può contare sull’aiuto dei figli: Rob, il primo genito, è il Direttore Generale e Jo è il Direttore Vendite e Marketing. Grazie all’intervento di Lorenzo Fortini, di Ales and Co, l’importatore italiano, è proprio quest’ultimo ad accompagnarmi per il birrificio, partendo dallo splendido locale ristorante, fino ai vecchi macchinari, alcuni addirittura dell’antico maltificio, altri comprati usati e ancora utilizzati. Fanno ancora bella mostra di sé i vecchi Yorkshire Stone Square, i fermentatori a pianta quadrata, in passato di pietra, con un profondo buco al centro che più o meno svolge la funzione dei tini trono-conici di oggi. I nuovi fermentatori di Black Sheep sono invece un’evoluzione circolare degli originali Yorkshire Stone. Si vede che Jo ha respirato birra sin da piccolo, che nel birrificio ci è cresciuto, dal suo racconto trapelano le difficoltà e i timori iniziali, la passione per questo birrificio, per il mondo delle real ales e delle birre in generale. Da un direttore marketing ti aspetti numeri e fumo, Jo racconta quello che ha vissuto in prima persona, da bambino a ragazzo fino all’età adulta, dimostrando di capire di birra e di produzione prima ancora che di numeri e diagrammi.
Mi chiede cosa voglio bere e ovviamente opto per la Best Bitter, la più ordinaria della casa e al tempo stesso straordinaria. L’ho già assaggiata più volte, prima di approdare a Masham, ma so che qui il sapore sarà diverso. La Best Bitter, con i suoi 3,8% Vol di alcol non tradisce le attese. È la birra perfetta a ogni ora del giorno, col caldo (o quel che è nello Yorkshire) o il freddo, prima, durante e (in Italia avrei usato una “o” come congiunzione…) dopo i pasti. Dorata carica con riflessi ambrati, servita a pompa inglese con lo sparkler (e mi raccomando, è creata per essere servita in questo modo) ha una schiuma fine e cremosa e in bocca la sensazione è serica, vellutata. I profumi invece parlano di vecchia Inghilterra, di tradizione, con note di biscotto e pane croccante in cui si insinuano profumi di fiori, di sottobosco, di brughiera, profumi dimenticati in città ma ben presenti nello Yorkshire Dale, dove questa birra è prodotta.
Le note dei malti, lievemente dolci, tra il pane croccante e il biscotto digradano verso le note terrose e pepate dei luppoli rigorosamente inglesi. Il finale è secco, amarognolo, pulito, elegante (aggettivo che normalmente non si addice alle birre inglesi), con un fine piccante, di pepe, e di carattere. Il corpo è generoso ma mai invadente, così come la birra nel suo insieme: bilanciata, ben amalgamata tra tutte le sensazioni. È la birra più semplice, da bere, della gamma di Black Sheep, ma non per questo è facile ottenere un risultato simile, anzi. E visto che l’ho bevuta incessantemente per 10 giorni, credo fosse giusto anteporla alle altre grandiose birre di questo birrificio, che per altro seguono la stessa filosofia in quanto a carattere e facilità di beva. Tra le novità in arrivo una Mild da 4,1% alla segale, che promette di essere molto interessante, e una versione della Russian Imperial Stout con passaggi in botti di whisky. E visto che non so decidere quali siano le mie preferite (dopo la Best Bitter) segnalo la All Creatures Bright & Beatiful, una Pale Ale che nel nome omaggia James Herriot, il veterinario che coi suoi libri mi fece scoprire lo Yorkshire sin da bambino, e la Holy Grail, una birra generosamente luppolata che omaggia il gruppo comico dei Monty Python.
Masham è un piccolo paradiso per gli amanti delle real ales, le classiche birre tradizionali inglesi: nell’arco di 400 metri si trovano 4 pub e 2 birrifici con annesso pub. Tutti servono (salvo le tap room dei birrifici, monomarca) rigorosamente sia Theakston sia Black Sheep e magari qualche altro birrificio. La birra locale è molto importante qui e me ne sono accorto lasciando il Lake District, lungo il tragitto verso Richmond, mi fermo in un piccolo pub sperduto sulla strada di campagna che sto percorrendo, tra l’altro non segnalato da alcuna guida birraria in mio possesso. Entro e trovo proprio la Black Sheep Best Bitter. Un rapido sguardo alla cartina e realizzo di essere già nel Dales, attorno a Sedbergh. Black Sheep è sinonimo di Yorkshire, da qui in avanti in ogni pub e ogni Inn che incontrerò sul mio tragitto, almeno una pompa inglese sarà dedicata a una bitter, anzi alla bitter!, e nel caso ci sia spazio a qualche altra birra di Black Sheep. Viva la pecora nera, anzi le pecore nere oramai, della famiglia Theakston.
Rubrica a cura di Andrea Camaschella e Mauro Ricci
The Black Sheep Brewery
Wellgarth, Masham
North Yorkshire, HG4 4EN
www.blacksheepbrewery.com
reception@blacksheep.co.uk
+44 (0)1765 680101
Per informazioni (non fa vendita diretta a privati)
Ales & Co
Via Provinciale Nord, 26
Castello d’Argile
40050 Bologna
+39 051 977819
www.alesandco.it