L’Appuntamento con “Le birre dell’anima” ci porta questa volta in Toscana. La nostra rubrica periodica, dedicata a quei prodotti che, nel contesto della rispettiva gamma, rivestono un ruolo di speciale rappresentatività e importanza, vede come protagonista la “Kàamos”, una Dunkles Bock da 6 gradi e 8 firmata dal giovane marchio “Mudita”. Una realtà artigianale fresca e portatrice di un pensiero aperto, moderno; che pone al bevuta al centro di uno stile di vita fatto di socievolezza, desiderio di confronto, rifiuto di qualsiasi barriera mentale: basti pensare che l’impianto produttivo si trova a Stagno (in provincia e alle porte di Livorno) mentre la tap-room (battezzata “Scaccomalto”) è aperta invece a Pisa, in centro città.
IL PROGETTO MUDITA
Dietro al doppio nome – “Mudita” e “Scaccomalto” – c’è in effetti una storia che merita di essere raccontata. E il racconto parte da un gruppo di quattro amici livornesi – Filippo Corridoni, Andrea Iovino, Lorenzo Monacci, Simone Morreale – i quali nel 2019 si lanciano nell’avventura di una beer-firm: producendo, insomma, nella dimensione di “marchio non proprietario di impianto”; marchio che riceve appunto il battesimo di “Saccomalto” e che avvia la propria attività di somministrazione come detto a Pisa. Il progetto, tuttavia, è quello di allestirlo, l’impianto; solo che, in mezzo, ci sono il biennio 2020-21 e il cataclisma-Covid a stravolgere (quantomeno a rallentare) piani e programmi. Così il per il passaggio allo status di birrificio in senso effettivo bisogna attendere il 2023: un traguardo sudato, a tagliare il quale (sebbene con l’immutato sostegno affettivo dei loro iniziali compagni di viaggio) arrivano Andrea e Lorenzo; scegliendo, come “nome d’arte” del loro sodalizio, quello di “Mudita”.
LA FILOSOFIA BIRRARIA
“Quelli della nostra formazione sotto le insegne di “Scaccomalto” – spiegano Lorenzo e Andrea – sono stati anni impegnativi, spesso non facili. Ma che ci hanno fatto crescere: anche per questo abbiamo deciso di mantenere, per la tap-room, il nome che ha sempre avuto. Lo vediamo come il nostro modo di esprimere, verso l’esperienza che abbiamo alle spalle, una doverosa riconoscenza: è tra le mura del locale di mescita, infatti, che abbiamo maturato la filosofia con cui, oggi, affrontiamo il ‘nuovo inizio’ rappresentato dal lancio del marchio ‘Mudita’. Al centro c’è un’idea del ‘fare birra’ basata su alcuni principi precisi: essere indipendenti, sempre; muoversi in un’ottica di dialogo e di confronto con chi svolge lo stesso nostro lavoro; offrire prodotti dotati di personalità ma, al contempo (e rigorosamente) di bevibilità; e questo perché crediamo nel ‘bancone’ e nella ‘pinta’ come veicoli di aggregazione e di socialità. Proprio da qui, del resto, nasce la scelta di chiamarci ‘Mudita’: un antico termine sanscrito che significa la gioia condivisa, il piacere disinteressato di applaudire a un successo, anche quando si tratta del successo di altri”.
LA KAAMOS ALLO SPECCHIO
“Mudita” esordisce con un pacchetto di referenze già assortito: “Meraki” (un’American Ipa), “Wanderlust” (Una Session Ipa) , “Zapoi” (una Double Ipa), “Saudade” (una Neipa), “Samar” (una Pils) e appunto la “Kàamos”, che si è detto essere una Dunkles Bock. “Sì”, proseguono Andrea e Lorenzo, “abbiamo voluto dedicarci, anzitutto, agli ambiti stilistici che amiamo di più come consumatori: quelli legati, rispettivamente, al luppolo impiegato secondo la scuola statunitense; e alla bassa fermentazione nel canone della tradizione tedesca. Tempo per esplorare altri territori tipologici ce ne sarà in abbondanza”. E dunque eccoci, nello specifico, alla “Kàamos”: nome esso stesso assai particolare; proveniente, nel suo caso, dal vocabolario finnico; e non traducibile in italiano: sta a indicare la notte più lunga dell’anno, con oltre 24 ore di assenza di luce. Una luce, quella del sole, che dunque si ha il desiderio di rivedere: ecco, tale sentimento trova la sua ‘traduzione liquida’ nel colore ramato carico (fitto di profondità tra il rubino e il granato) che caratterizzano questa Bock dalla schiuma avorio. Quanto ai suoi profumi (procedenti da una ricetta che include malti Monaco, Vienna e Cara Monaco; e una luppolatura di solo Magnum in boil-hopping), spiccano nell’arco olfattivo note di caramello e biscotto, miele di castagno, frutta secca (nocciola) e disidratata (fico); mentre la sorsata, forse dotata di maggiore fluidità rispetto alle pinguedini delle versioni più ortodosse, ne mantiene tuttavia l’impianto rotondo e incline a misurate abboccature, in ogni caso privo di significativi argomenti amaricanti.
ABBINAMENTO, ANZI ABBINAMENTI
Partendo dall’appena descritto profilo sensoriale, e guardando ai possibili accostamenti in tavola, ci si può sbizzarrire, perché la birra è un gran jolly; specialmente nel saper interagire con bocconi anche dotati di sapidità: da un risotto con Gorgonzola e noci a del Pecorino con gocce di miele, da una costata di maiale con fagioli a una cheesecake con caramello salato. Uscendo dalla cucina, inevitabile pensare al sorseggio della “Kàamos” mentre si sfoglia il catalogo di un’agenzia di viaggi pianificandone uno tra i boschi e i laghi della Lapponia; un riferimento geografico che è protagonista anche del nostro suggerimento di lettura: “Nuova Grammatica finlandese”, romanzo (introspettivo e originale) scritto da Diego Marani e uscito nel 2000. Infine la musica; qui si gioca sulla complementarità tra sole e buio: e allora s’immagina di gustare questa Bock così allusiva, ascoltando la voce di Franco Battiato nell’interpretare “L’ombra della luce”, brano incluso nell’album “Come un cammello in una grondaia”, pubblicato nel 1991.
MUDITA BREWERY
Impianto: via Aiaccia, 37/A – Stagno (Livorno)
Tap-room: “Scaccomalto”, via Santa Cecilia, 15 – Pisa
T. 329 7187575
info@muditabrewery.com
www.muditabrewery.com