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L'intervista

Walter Massa: “Il vino del futuro in Italia? È certamente rosa”

20 Agosto 2024
Walter Massa Walter Massa

La vendemmia di quest’anno, il Timorasso ma anche il mondo del vino in generale, con cambi di esigenze e del modo di vedere questo settore. Ne abbiamo parlato con Walter Massa, padre e pioniere del Timorasso dei Colli Tortonesi. Vignaiolo indipendente che piace ai giovani, come ci racconta in questa chiacchierata prima dell’inizio della vendemmia, quella che lui stesso definisce “diversa”.

“Mi aspetto una stagione non uguale alle altre. Quest’anno torneremo a vendemmiare a settembre perché il decorso dell’annata è stato normale dopo anni e anni di vendemmie anticipate. La primavera al Nord è stata molto piovosa. Sarà diversa perché quest’anno le piogge e l’umidità di aprile e maggio hanno provocato una peronospora esagerata. Inoltre, il caldo dell’estate dell’anno scorso ha limitato la differenziazione delle gemme da uva soprattutto nel Timorasso e trovare oggi vigne che abbiano molta uva è stato difficile”. 

A livello quantitativo quindi non ci saranno numeri alti?

“Esatto. Poca uva da un lato, dall’altro la peronospora che in certe vigne ha fatto 100% di tabula rasa. Nei 350 ettari di Timorasso in produzione c’è un buon 30% di vigne che non ha uva”. 

Walter Massa come cerca di arginare questo problema?

“Dagli anni ’90 a casa mia si usa solo rame e zolfo ma quest’anno siamo passati a prodotti acuprici o rischiavo di perdere il raccolto. In Italia c’è però un grosso problema in questo senso”.

Cioè?

“È sufficiente usare una parolina per creare il fenomeno: biologico. Io non ho mai usato questa parola, io applico un’agricoltura ragionata e nel mio diritto viticolo pretendo che per rispetto alla nazione che ci mantiene non si dovrebbe esagerare con l’utilizzo di questa parola”. 

In che modo si dovrebbe migliorare?

“È giusto non essere invasivi e non offendere il territorio, ma se la legge prevede l’utilizzo di fitofarmaci legali bisogna usarli. Se l’Italia rimane senza vino è un problema. E a chi mi dice che utilizzando prodotti acuprici si rovina il paesaggio rispondo che è impossibile che questo accada”.

In che modo nei Vigneti Massa vengono utilizzati questi fitofarmaci?

“Si tratta di un utilizzo limitato. È come per gli antibiotici per gli esseri umani. Con nove trattamenti ho sistemato la produzione 2024 e l’ho fatto utilizzando quello che dice il diritto agrario e il buon senso del buon padre di famiglia. Io vivo di agricoltura ma tanti vivono dentro gli uffici e pretendono di spiegare ai viticoltori e ai vignaioli come si sta al mondo. È comodo parlare in questo modo ma bisogna usare il cervello e l’onestà, non solo quella intellettuale ma anche quella ambientale”.

Che produzione ci sarà quest’anno?

“La vendemmia del 2023 è la prima annata in cui passeremo il milione di bottiglie, con quella del 2024 probabilmente dovremo festeggiare se supereremo le 500mila bottiglie”.

E in Italia come sta il vino?

“Sta benissimo perché l’uomo senza vino non sta al mondo. Oggi i rossi soffrono e i bianchi tengono ma quando l’Italia capirà la forza del vino rosa sarà troppo tardi”.

Sarà il vino del futuro?

“Secondo me sì. Dovremmo investire su questo vino, bisognerebbe riciclare uva nera e fare un vino rosa con pochi mesi di cantina. È un vino adatto ai tempi che passano e al cambiamento climatico. Bisogna crederci”.

Stanno quindi cambiando le tendenze?

“Direi le esigenze. Un tempo il vino bianco era imbevibile in Italia, oggi funziona in tutta la nazione. Nel 1988 il consumo di vino bianco in Francia valeva 10, il rosato 15, il rosso 80. Oggi il bianco vale 15, il rosato 20 e il rosso 25, c’è stato un crollo”. 

Perché funziona il rosato?

“Costa meno del bianco e basta farlo con cuore, cervello e sentimento. Si produce con l’uva, con la tecnologia e non si usa l’ingrediente più prezioso al mondo che è il tempo”. 

Quanti ne produce Vigneti Massa?

“Io ne produco troppo poco, 8mila bottiglie ma vorrei raddoppiare la produzione. Il mio vino rosa è fatto con 50% di Barbera e 50% di Freisa. Ma grandi vini rosa nascono anche con il Nebbiolo e con il Dolcetto. Quest’anno proverò a vanificare Barbera con Croatina. Sarà un mio esperimento”.

E con i tappi a vite come sta andando?

“In tutte le mie etichette tranne per la Pertichetta c’è la possibilità di scegliere il tappo a vite. Ormai non si torna più indietro e iniziano a crederci anche i consumatori”.

Chi sceglie i vini di Vigneti Massa? 

“Io sono molto scelto dai giovani. I sommelier, gli enotecari, chi cerca un vino che esalti un pensiero. Il mio mercato sono i giovani che sono la salvezza del mondo del vino. Il vignaiolo deve parlare di autenticità, ma i miei colleghi dovrebbero anche imparare una cosa: quando il vignaiolo ha finito il vino deve andare in ferie e non comprare il vino del vicino. L’importante è essere ricchi su questa terra. Passare da vignaiolo a commerciante da strapazzo ci vuole poco”.