Con la raccolta delle prime olive della varietà Moresca, in Sicilia inizia ufficialmente l’annata olearia 2023. La Moresca è una varietà precoce che si trova soprattutto nelle one centrali dell’Isola (Caltanissetta ed Enna) e nelle province di Catania, Siracusa e Ragusa. Di cosa aspettarci di questa nuova campagna olearia siciliana ne abbiamo parlato con Giuseppe Cicero, agronomo e capo panel delle commissioni di degustazione della Regione siciliana. “Se dobbiamo valutare questa campagna dal punto di vista quantitativo, quest’anno il raccolto è inferiore allo scorso anno. Che già di per se non aveva fatto registrare grandi numeri – dice Cicero – Il caldo del mese di giugno ha fatto molto danno. E anche luglio ci sono stati parecchi problemi con la cascola”.
Il calo dovrebbe attestarsi intorno al 20 per cento di media (con zone dove la perdita sarà molto superiore). E si registrerà anche nelle zone storicamente molto vocate alla produzione, come Castelvetrano e Marsala, nel trapanese. Ma il caldo non ha fatto solo danni: “Le alte temperature hanno ridotto moltissimo la pressione della mosca – dice Cicero – e quindi abbiamo olive molto sane. Almeno per il momento”. Negli ultimi giorni, infatti, le trappole che servono per il monitoraggio degli adulti delle mosche, hanno fatto registrare la presenza di molti adulti: “E non è un bene – spiega Cicero – Questa presenza potrebbe annunciare una nuova generazione di mosche nel giro di 20-25 giorni. Dobbiamo tenere gli occhi aperti”. Proprio sulle trappole si sofferma Cicero: “Oggi ce ne sono in commercio di ottime con un costo non eccessivo – dice – Sono fondamentali per ridurre la presenza delle mosche ed evitare inutili e costosi trattamenti. Certo quelli biologici sono efficaci, ma costano tanto. Con le trappole si riesce a dare una copertura all’intero uliveto per circa 4 mesi con un costo fattibile. Di solito vanno posizionate intorno al mese di luglio”.
Intanto è iniziata la nuova stagione olearia proprio con la varietà Moresca: “Si trova soprattutto nella zona centro-orientale della Sicilia – dice Cicero – Nella zona di Pachino, in provincia di Siracusa, le operazioni di raccolta sono iniziate giù due settimane fa, anche se il caldo ha provocato un ritardo nella maturazione. Le olive vanno raccolte, se si punta a fare qualità, quando sono verdi, anzi io dico tendenti al “giallino” lucido. Da questa oliva viene fuori un olio che ha delle caratteristiche ben precise: un colore verde brillante, una freschezza olfattiva molto interessante e un marcato sentore di carciofo. Un olio novello di altissima qualità. Ma il segreto rimane il lavoro che viene fatto in frantoio”. Infatti il sistema di molitura può fare la differenza. “Negli ultimi anni molti produttori hanno fatto tantissimi passi in avanti rispetto alle tecnologie del frantoio – dice Cicerto – C’è altissima qualità. C’erano tanti produttori che andavano nei frantoi “conto terzi” e qui non si può garantire di certo una buona quantità, vuoi per i numeri che fanno, vuoi per tecnologie spesso arretrate. Invece, adesso, molti produttori hanno realizzato un loro frantoio che ti consente di molire le olive praticamente subito, scegliendo con cura le temperature e facendo tutti i passaggi corretti”.
Ma la questione riguarda altro: “Credo che il problema sia legato molto alle attività di marketing delle aziende – dice Cicero – Facciamo grandi oli, ma poi magari non sappiamo venderli. Dovremmo imparare, chessò, magari dalla Toscana. La nostra regione è cresciuta tantissimo dal punto olivicolo in questi ultimi anni. Lo abbiamo visto con i premi ricevuti a decine di concorsi internazionali. E ricordiamo che abbiamo tantissime varietà molto buone, penso alla Nocellara del Belìce, alla Nocellare etnea o alla Tonda iblea, tra varietà che hanno caratterizzato l’olio siciliano negli ultimi tempi. Mi piace vedere, invece, di come i produttori adesso stiano sempre di più imbottigliando i monovarietali, una scelta importante per valorizzare quelle specifiche varietà di olive e i loro territori di appartenenza”. Poi le regioni da tenere d’occhio in Italia: “Indubbiamente la Puglia, sia per la quantità prodotta, sia per i prodotti molto interessanti – dice Cicero – Poi penso all’Umbria e Lazio che stanno facendo delle cose interessanti. E anche la Sardegna. E in Sicilia la provincia di Ragusa con la Tonda iblea, ma anche Trapani con la Nocellara del Belìce e Agrigento e con la Biancolilla e la Cerasuola. E l’Etna con la Nocellara etnea”.