“Le tendenze salutistiche? Non mi fanno paura. Se cambiamo il modo di comunicare il mondo del vino passeranno velocemente. Temo di più il calo di consumi per inflazione e guerre”. A dirlo è Roberta Corrà, Direttore Generale di Gruppo Italiano Vini, il più grande gruppo vitivinicolo italiano, con 14 cantine di proprietà e società controllate nel mondo.
Da Nord a Sud, dalla Valtellina alla Sicilia. Sono circa 1.700 gli ettari complessivi di vigneto di Giv, che comprende nel suo pacchetto tutte le regioni vocate alla viticoltura, oltre varie società controllate in giro per il mondo. Il business è per un terzo legato al mercato Italia e per due terzi all’estero. I primi Paesi esteri sono gli Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Francia e Germania.
Con Roberta Corrà abbiamo parlato di come è andato il 2023, anno complicato nel settore: “Abbiamo avuto un inizio anno con listini vecchi e quindi abbiamo fatto fatica con costi ancora molto alti. Le due guerre hanno creato molta confusione nei mercati e l’economia sta andando sempre peggio. Questo sta portando a un calo di consumi molto importante”. Corrà non cita appositamente le tendenze salutistiche.
“Ho citato le altre cause perché spero che le tendenze salutistiche siano più un avviso di bere con moderazione che una campagna di demonizzazione del vino”. Per la direttrice di Giv bere vino è un momento di convivialità, “è il momento per stare insieme, per condividere. È un’esperienza da abbinare al cibo e non serve per sballarsi. Se riusciamo a passare questo messaggio, secondo me abbiamo vinto”.
Oltre le cantine italiane Giv è presente nel mondo con i propri prodotti in oltre 89 Paesi esteri con tre aziende distributrici negli Usa, a Parigi e a Praga: “Questi importatori/distributori ci permettono di essere all’estero con una nostra struttura e questo ci dà dinamismo, conoscenza di mercato, rapidità di prendere decisioni. Sono aziende che oggi valgono tanto”.
Dopo le tre fiere più importanti, Wine Paris, ProWein e Vinitaly è tempo di fare un bilancio: “Credo che le fiere – dice ancora Corrà – abbiano un’importanza diversa a seconda del tipo di azienda. Sicuramente le grandi aziende hanno già un circuito, una struttura di clientela, di importatori, di distributori attiva e quindi se sono fiere di settore dove sono rivolte al business to business, sono più importanti per i piccolini rispetto alle grandi aziende. Vinitaly è diversa dalle altre fiere del mondo perché è più una festa del vino italiano, ha un’importanza fondamentale perché fa vivere questa settimana all’insegna del vino, del buon bere, della conoscenza dei territori”.
E intanto per il Gruppo Italiano Vini non è prevista alcuna nuova acquisizione ma si punta tutto sui top brand del gruppo per cui è in atto un processo di valorizzazione e di investimenti per quanto riguarda la produzione, la vendita e la comunicazione in Italia e all’estero.