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L'intervista

La crisi della raccolta delle olive nel Sud Italia. Marco Oreggia: “L’irrigazione non è l’unica alternativa, guardiamo oltre”

05 Settembre 2024
Marco Oreggia, curatore della pubblicazione FLOS OLEI Marco Oreggia, curatore della pubblicazione FLOS OLEI

Se da un lato l’irrigazione sembra essere l’unica metodologia per salvare l’olivocoltura nel Sud Italia sempre più assediata dalla siccità e dai cambiamenti climatici (come ci ha raccontato Mario Terrasi, presidente del Consorzio di Tutela dell’Olio IGP Sicilia), c’è chi non vede questa come sola soluzione. Perché l’irrigazione può aiutare ma esistono metodi più orientati verso la sostenibilità ambientale da riscoprire e rimettere in atto.

“Bisogna guardare oltre l’ostacolo perché le metodologie diverse esistono. Sono tecniche agronomiche variegate che possono sostituire in qualche modo la soluzione dell’irrigazione”. A dirlo è Marco Oreggia, esperto e assaggiatore di olio vergine ed extravergine di oliva e curatore, nonché curatore ed editore della pubblicazione FLOS OLEI – guida al mondo dell’extravergine. 

Lo dice perché la crisi esiste, è reale e in altre parti del mondo è iniziata più di dieci anni fa. Solo in Sicilia tra il 2023 e il 2024 stiamo assistendo a un calo di produzione significativo, che passa da 50mila tonnellate di due anni fa a 30mila tonnellate di previsione per quest’anno. Eppure, tutti i finanziamenti sono indirizzati verso il settore dell’irrigazione, non tenendo conto di metodologie alternative. “L’irrigazione – dice Oreggia – è un mezzo per tentare di arginare il problema, ma se le falde scendono, se i laghetti non ci sono più e manca l’acqua bisogna cercare di trovare pratiche che permettano di avere una giusta utilizzazione di quantità dell’acqua. I pannelli solari, per esempio, potrebbero essere posti sui laghetti a galleggiamento ed evitare di metterli sulla parte di costruzione”. In questo modo, infatti, si avrà la capacità di gestire gli accumuli di energia evitando l’evaporazione dell’acqua sui laghetti. Si tratta di tecniche agronomiche che, nonostante possano essere considerate vetuste, potrebbero tornare di moda con un minore impatto ambientale. 

“Un altro consiglio che mi sento di dare per estrarre l’acqua è l’utilizzo di deumidificatori notturni. È una tecnica che si utilizza in zone pre-desertiche grazie alla quale è possibile raccogliere il 2/3% di acqua di umidità ricevendo così migliaia di litri di acqua”. 

Ma non solo. L’acqua, secondo Oreggia, potrebbe essere riutilizzata anche dalla pioggia o dal ruscellamento. “La capacità di utilizzazione delle acque di ruscellamento si potrebbe attuare sulle grondaie delle case per avere scorte di acqua secondarie che permetterebbero una migliore utilizzazione della pioggia. Dobbiamo entrare in questa ottica: oggi più che mai è necessario capire come utilizzare le materie prime e come gestire il loro utilizzo contenendo la dispersione di queste energie”. 

Poi è chiaro, l’irrigazione incide e non poco sull’aspetto fisiologico della pianta e sui fattori di equilibrio della produzione dell’oliva. “Questa è una pianta molto particolare – continua Oreggia – perché quando va sotto stress butta giù le olive generando il fenomeno della cascola. Un’oliva che tende a raggrinzire e a perdere longevità perché disidratata crea sicuramente problemi alla qualità dell’olio”. Un’annata siccitosa si riflette quindi sulla qualità dell’olio stesso.

Metodologie alternative da rimettere in campo, per provare a salvare i prossimi anni e un problema che diventa anno dopo anno sempre più strutturale.