“Il futuro dell’olivicoltura della Sicilia? Non può che essere l’irrigazione”. Ce lo racconta Mario Terrasi, presidente del Consorzio di Tutela dell’Olio IGP Sicilia, mentre traccia una previsione di quella che sarà la campagna della raccolta delle olive sull’Isola. Partirà da metà settembre nella zona orientale, quindi Ragusa e Siracusa e proprio qui è previsto un importante calo di produzione per cultivar come la Tonda Iblea, la Nocellara Etnea e la Moresca. Dovrebbero invece rimanere stabili i numeri di produzione della parte occidentale, dove si coltiva la Cerasuola, la Nocellara del Belice e la Biancolilla.
“La siccità e l’inverno poco piovoso con temperature alte hanno sicuramente accentuato il problema – racconta Terrasi – ma questo è anche il momento di capire cosa non ha funzionato e cosa bisogna fare per arginare la situazione così grave”. Parliamo quindi di numeri: a livello regionale in Sicilia un’annata media arriva a circa 50mila tonnellate, ma già lo scorso anno si è assistito a un calo. La produzione è stata infatti di circa 35mila tonnellate. Quest’anno la previsione parla di un -45% rispetto a due anni fa e quindi orientativamente 30mila tonnellate di produzione. La Sicilia segue il trend di tutto il Sud Italia in questo senso. In Puglia, per esempio, è previsto un calo di produzione del 50%, in Calabria del 60%. Si salvano invece le regioni del Nord dove ha piovuto come la Toscana e l’Abruzzo. “Se l’anno scorso in Italia la produzione è arrivata a 300mila tonnellate facendo arrivare il nostro Paese al secondo posto per produzione mondiale di olio di oliva, con questi numeri nel 2024 passeremo al terzo posto e saremo superati nuovamente dalla Grecia”.
Settembre, in questo senso, risulta così un mese cruciale per le precipitazioni. “Se fino a novembre avremo poche piogge dovremo aspettarci una produzione ancora più bassa rispetto a quella che pensiamo di fare”. I rimedi? Terrasi non usa mezzi termini: “Dobbiamo pregare che piova, così da sperare che si riempino i bacini per l’irrigazione. Quest’anno ci si rende conto della differenza tra terreni irrigati e quelli asciutti”. Basti pensare che in Sicilia l’irrigazione è fatta in circa il 20% dei terreni.
Manca però l’acqua e il problema maggiore, pensando anche agli invasi vuoti, è per le olive da mensa che arrivano così difficilmente in produzione. La Regione Siciliana ha da poche settimane pubblicato un bando da 15 milioni di euro a beneficio degli agricoltori: “Non è molto – dice ancora Terrasi – ma è già qualcosa ed è importante che la politica capisca il problema. Sulla produzione la rete idrica di irrigazione incide tantissimo e quella andrebbe migliorata e sistemata”. Se si fossero potuti irrigare tutti i terreni, oggi la produzione avrebbe superato la media regionale perché la fioritura è stata eccellente. C’è però da constatare come non ci sia stata lungimiranza nel capire il problema dell’innalzamento delle temperature e della scarsità di precipitazioni: “Si doveva puntare su installatori, sui bacini per l’irrigazione e su un miglioramento delle infrastrutture. Non è troppo tardi ma di certo siamo preoccupati perché non siamo pronti a cambiare passo per spostare l’agricoltura all’irrigato. In questo modo perderemo anni importanti”.
Sui prezzi, invece, si prospetta stabilità dopo l’aumento dello scorso anno, con una media che va dai 9 euro in su. “Quest’anno i mercati tremeranno a causa della Spagna che sta firmando contratti a prezzi molto bassi. Ma in Italia prevediamo stabilità”.