La natura sa essere perfetta, per questo un vino naturale deve provare a raggiungere questa perfezione per chiamarsi tale.
Parola di Angiolino Maule, produttore che ha fatto del suo credo un cavallo di battaglia che mette insieme i produttori che ritengono che la costante ricerca della perfezione sia l’obiettivo da raggiungere con il lavoro quotidiano: dai campi sino alla bottiglia.
La storia di Angiolino inizia dalle colline di Gambellara, in provincia di Vicenza con la sua azienda La Biancara. È tra le sue vigne che questo produttore, per rispondere al suo palato insoddisfatto dell’appiattimento del vino dovuto al mercato, decide di dedicarsi alla ricerca di quello che lui definisce il vero vino naturale.
La vendemmia 2022 si preannuncia difficile, ma non per questo si rinuncia all’estate. Vacanze che Angiolino dedica principalmente ai suoi colleghi.
“Ho fatto una settimana in Svizzera, poi mi sposterò verso fine agosto in Croazia cercando di andare anche da qualche produttore. Per me è fondamentale lo scambio con i colleghi, serve a darsi suggerimenti su ciò che si sa fare meglio ma anche ad avere nuovi stimoli per migliorarsi”.
Ecco, la parola migliorarsi, nel caso dei vini naturali è d’obbligo. Molte delle critiche che vengono rivolte a questo settore riguardano proprio i difetti cui alcune bottiglie vanno incontro. A che punto siamo?
“In generale il gusto del vino naturale sta migliorando perché si sta imparando a togliere i difetti. Ma questo riesce a farlo solo il naturalista che ha voglia di crescere. Adesso per capire un vino naturale ci si inizia a basare più sulla territorialità che sui difetti.
Siamo ad ogni modo in uno stato di confusione perché ci sono schieramenti contrapposti: naturalisti ed ecologisti che però fanno poco. Il vero naturalista deve avviare un ingranaggio che parte dalla conoscenza della terra. Non basta dire se la pianta sta bene, se il terreno è in salute per fare un buon vino naturale. Bisogna analizzare costantemente tutta la filiera, partendo proprio dalla terra. Il vino naturale è la chimera. Non si arriva mai ad essere naturalisti abbastanza. Cambiano sempre le aspettative e le cose da fare. Ogni vino naturale, ogni annata è una storia a sé.
Chi ha fatto biologico e biodinamico per anni ha gettato solo le basi per essere naturalista. Il primo e corretto approccio è lavorare con la scienza sull’ecosistema e sulle analisi microbiologiche della terra e del vino stesso. Allora lì diventeremo naturalisti.
Molti non hanno voglia di lavorare in questa direzione. Si organizzano fiere e convegni ma si fa poco perché un vino naturale lo sia veramente”.
Con queste premesse qual è lo spirito giusto per approcciarsi al meglio ai vini naturali, che caratteristiche deve avere chi vuole assaggiare senza rimanere deluso?
“Io ero arrivato ad essere insoddisfatto quando bevevo. Non avevo emozioni dai gusti “classici”. L’assaggio del vino naturale è destinato a chi sa apprezzare la filosofia stessa del bere, che ha voglia di immaginare la ricerca che ci sta dietro, di pensare al lavoro del produttore e avvicinarsi, bevendo, al territorio da cui nasce quell’uva.
Io ormai sono un maniaco di questa ricerca è qualcosa che si sente e non si può insegnare. Direi che si è predisposti per natura all’accostamento con i vini naturali. È insieme un modo di vivere e di pensare la vita.
Il vino, infatti, è un prodotto per la pancia ma anche per la testa. Il vino ti deve far pensare. Dal territorio al tipo di uomo che sta facendo il prodotto. Ti deve in qualche modo emozionare”.
Con Vin Natur, l’Associazione dei viticoltori naturali, lei è sempre alla ricerca della perfezione e anche a caccia di chi “sbaglia”. Quanto è difficile oggi produrre senza alcun agente chimico, considerato lo stato di salute della terra e l’inquinamento imperante e diffuso un po’ lungo tutto lo Stivale?
“Le zone vocate alla viticoltura nascono mille anni fa, poi è arrivata la moda della vite e ha preso piede anche in zone non adatte dove servono cure maggiori o interventi particolari. È colpa dell’uomo che pianta in posti sbagliati se poi si deve ricorrere alla chimica. Se una zona non è adatta alla viticoltura non ha senso impiantare lì”.
Sempre più spesso, però, i viticoltori devono fare i conti con Madre Natura più per i rischi che corrono. Penso all’annata in cui avete perso il raccolto per una potente grandinata. Chi investe riesce a essere garantito dalle assicurazioni?
“Era il 2014. Abbiamo perso tutto. Avevamo un’assicurazione che ci ha rimborsato una piccola fetta del danno subito. Abbiamo investito l’intera somma nell’acquisto di uve di qualità. Erano poco meno di 30.000 euro. Siamo stati bravi a trasformare quella cifra in un’occasione per un investimento che ha poi fruttato dieci volte tanto. Questo per dire che le assicurazioni rispondono in parte, è sempre compito dell’imprenditore avere la capacità di saper guardare oltre e sfruttare al meglio le occasioni che si presentano anche quando le cose vanno male. Le assicurazioni servono per questo. Da soli non si fa nulla”.
Torniamo all’assaggio, come ci si deve approcciare al vino naturale? Che aspettative avere, da cosa si deve diffidare?
“Un vino naturale è buono se è privo di difetti. Che sia un grande grande vino o di minor fama in base al vitigno, l’importante è che sia prodotto e commercializzato senza difetti. Non è vero che devono esserci difetti perché un vino sia naturale. Dico sempre ai produttori di non imbottigliare i vini che presentano difetti. Questo crea solo un effetto boomerang. La natura sa essere naturalmente perfetta, bisogna far esprimere al vino questo concetto”.
Quali sono i difetti di cui parla?
“Acidità volatile, causata da una fermentazione non corretta, la riduzione che deriva da un affinamento non attento e trascurato o anche l’ossidazione. Tutti questi difetti derivano dall’incuria o dall’inesperienza del produttore. Questi sono vini che non devono piacere”.
Alla luce di questo ragionamento che genere di persona è il produttore di vino naturale?
“È un ricercatore scientifico che va a fondo su ogni passaggio del lavoro. Dalla terra alla bottiglia”.
Che possiamo aspettarci dalla prossima annata?
“Si vive in costante allerta meteo. Ci sarà da raddoppiare la guardia. L’Uva, se il clima continua così, non sarà ben nutrita. Bisognerà stare attenti alle fermentazioni e agire bene per garantire buone biomasse anche con poco azoto. Si prospetta un’annata difficile”.
Difficile ma portentosa?
“Questo potremo dirlo a quindici, venti giorni dalla vendemmia”.
Tra critiche e apprezzamenti il vino naturale sta comunque vivendo un boom soprattutto tra i giovani. Ci saranno occasioni per conoscere meglio questo mondo?
“Abbiamo raggiunto un accordo per una fiera che si terrà il 12 e 13 febbraio prossimi a Milano: lo scopo è unire i naturalisti italiani, imporre controlli e imporre il metodo scientifico per la creazione di questi vini. Sono certo che piaceranno sempre di più”.
Angiolino Maule ha anche scritto un bellissimo libro, che merita di essere letto, dal titolo “La Concretezza di un Sogno”. Questo il link> per altre informazioni.
C.d.G.