“Gli obiettivi per i prossimi cinque anni al Parlamento Europeo? Sarà scontro sul tema delle etichettature e sulla differenza tra uso e abuso di alcol”. A dirlo è Herbert Dorfmann, esponente per l’Italia in Europa del partito Südtiroler Volkspartei e primo in classifica nella nostra Wine Power List. Ricandidato per il suo partito alle elezioni europee del prossimo giugno e attualmente al terzo mandato, Dorfmann è stato presidente negli anni dell’Intergruppo vino dal 2014-2019 oltre ad avere molto a cuore le vicende legate al comparto.
Lo abbiamo incontrato al Vinitaly dove ci ha raccontato le sue battaglie in Europa: “I prossimi cinque anni saranno cruciali, dobbiamo supportare questo mondo perché se in Italia non ci fosse il vino alcune zone sarebbero economicamente morte. A chi mi chiede se è meglio estirpare i vigneti o la promozione non ho dubbi sulla risposta. Il mondo del vino porta ricchezza e se estirpassimo si andrebbe incontro alla desertificazione”.
Per Dorfmann è fondamentale puntare ancora sui mercati internazionali e aprirsi maggiormente alle vendite all’estero dei prodotti italiani: “Vedo in Francia in generale nell’agricoltura un atteggiamento molto critico verso il mercato internazionale e ho impressione che alcuni settori, vino in primis, dovrebbe aprirsi maggiormente, soprattutto gli agricoltori. Questo è un errore che l’Italia non può permettersi di fare, considerando che l’export del vino vale 7,2 miliardi di euro. L’Unione Europea produce 2/3 del vino mondiale, non c’è un altro prodotto così forte ma il consumo in Europa per diversi fattori scende e continuerà a calare. Ogni bottiglia che non si vende si deve provare a venderla nel mondo attraverso una politica espansiva. Ma l’Italia è stata lungimirante in questo con l’esempio del Prosecco. Il problema del troppo vino si riduce vendendo di più”.
Ma cosa è andato male negli ultimi cinque anni in Europa? “La commissione – dice Dorfmann – ha avuto diversi problemi a partire dal commissario all’agricoltura, il polacco Janusz Wojciechowski. È stata una figura molto debole, soprattutto se confrontata al responsabile europeo per il cambiamento climatico Franz Timmermans, una persona molto idealista, forte e anche criticata. Quest’ultimo è anche il vicepresidente della Commissione e ha utilizzato molto questo potere. Dall’altro lato, abbiamo dovuto lottare contro la proposta della commissaria europea alla Salute, Androulla Vassiliou, che ha spinto molto sulla riduzione degli antiparassitari al 50% entro il 2030. Ha difeso la proposta della commissione fin quando non si è resa conto che politicamente non era più sostenibile. Per un anno ha cercato di spingere per fare approvare questa proposta. Secondo noi scientificamente non era proposta fattibile. Bisognerebbe creare equilibrio tra riduzione e alternative. Il mio gruppo (ndr. appartiene al Ppe) ha fatto una contro proposta al 35% entro il 2035 ma non è stata accettata”.
Le sfide sono complesse, ora più che mai e tutto ciò non può che passare dalla problematica del cambiamento climatico che incombe sempre più sul settore: “Per il vino ci sono varietà nate in alcune zone grazie al clima. Ora tutto potrebbe cambiare e il clima potrebbe creare problemi importanti ad alcune Doc. Spesso c’è l’idea che l’irrigazione al vigneto sia sbagliata, ma siamo sicuri di questo? Il vigneto va in stress idrico senza irrigazione. Quindi irrigare sarà sempre più essenziale per avere uva di qualità.
Su cosa puntare, quindi, in questo periodo così particolare? “Si vada avanti sulle Tea, (ndr. Tecnologie di Evoluzione Assistita, sono un insieme di tecniche moderne sviluppate per il miglioramento genetico, che permettono di ottenere delle “super-piante”, più produttive e resistenti a batteri, funghi e ai cambiamenti climatici ma non si tratta di Ogm). Questa potrebbe essere un’alternativa per combattere le malattie con piante più resistenti e tolleranti con riduzione dei trattamenti da fare sul prodotto”.
Anche sul tema etichettature Dorfmann è certo: “Bisogna spiegare bene ai futuri commissari Ue, qualora prevalgano ancora queste tendenze salutistiche, che non può essere criminalizzato un bicchiere di vino ma deve esserci una netta linea di demarcazione tra uso e abuso. Il nostro stile di vita prevede anche la possibilità di bere del vino, purché non diventi mai un abuso”.