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L'intervista

Cynthia Chaplin, wine influencer americana: “Cerco casa sull’Etna per produrre un rosato. E sui vini del Sud Italia…” 

07 Luglio 2024
Cynthia Chaplin, italian wine ambassador grazie alla Vinitaly International Academy Cynthia Chaplin, italian wine ambassador grazie alla Vinitaly International Academy

Ha le idee chiare Cynthia Chaplin, italian wine ambassador grazie alla Vinitaly International Academy, free lance per magazine internazionali e tra i giurati della sesta edizione del concorso enologico Sud Top Wine di Cronache di Gusto, che valorizza i migliori vini delle regioni del Sud Italia. “I miei figli sono cresciuti ormai e, adesso, penso che io e mio marito possiamo trasferirci. Lui è astemio, ironia della sorte, ma è un fotografo, per cui l’Etna lo attrae non poco. Contiamo di trasferirci nel 2025. Ho già avviato le ricerche grazie ai miei contatti sul campo”. Incrociamo le dita? Come dicono gli inglesi, dice sorridendo, “from your lips to the eyes of God”, che tradotto letteralmente significa “dalla tua bocca agli occhi di Dio”.

Cresciuta negli anni ’60, da genitori astemi, in Ohio in America, “nel bel mezzo del niente”, come lei stessa sottolinea, Cynthia ha scoperto il vino ai tempi universitari. “Bevevo vini semplici e poco costosi e non immaginavano che in questo settore ci fosse la possibilità di lavorare e di fare carriera. Provavo però una fortissima curiosità per questo mondo. “A New York ho fatto tanti corsi per imparare a degustare bene, ma è stato mio suocero, a Londra, a farmi da mentore, introducendomi, da classico english man, ai vini francesi – racconta -. Quando sono arrivata in Italia, per la prima volta, ho scoperto un mondo molto diverso e con una biodiversità così vasta che niente ti annoia mai. Mi eccitava l’idea di un Paese più piccolo della California e con così tanta eccellenza, anche tra i vini sfusi. Innamorata dell’Italia, ho deciso di trasferirmi nel Bel Paese 15 anni fa, a Verona, e sono diventata una docente di vini italiani, sommelier AIS, WSET educator e Italian Wine Ambassador di Vinitaly International.

Poi è arrivata l’Etna: una scoperta sconvolgente. “Sono stata più volte qui in ‘gita scolastica’, con Stevie Kim e Vinitaly International, anche in occasione di Taormina Gourmet, l’evento di Cronache di Gusto. Per me l’Etna è importante per tanti motivi. In Italia ci sono regioni da vini “premium”, come la Toscana o il Piemonte, ma in entrambi i casi si tratta di due regioni dove i limiti non consentono ampi margini alla sperimentazione. L’Etna ha qualcosa che si accosta al senso di libertà, consente ancora di sperimentare. Certamente può esserci qualche rischio lì dove mancano tante regole – spiega – ma credo che qui ci sia un rischio ‘calcolato’. La Sicilia negli anni si è dovuta arrangiare, è stata sempre un po’ più indietro per tante ragioni, ma ritengo che adesso sia più pronta nella capacità di reazione verso i cambiamenti climatici in atto. L’Etna in particolare, perché gode di benefici che altrove non ci sono. Ed è interessante la freschezza che c’è nei vini etnei, oltre al fascino del vulcano e della storia”.

E proprio sull’Etna e nel suo vigneto che sta già “attraendo verso sé stessa”, dice sorridendo e fiduciosa, che pensa di iniziare con un rosato: il rosato di Cynthia. Con un’idea ben precisa: “Vorrei che avesse un colore carico, tra il rosato e il rame, non provenzale, con un bel carattere, note fumé, di melograno, succulenza marina e note salmastre”. E da qui vorrei essere un’ambasciatrice dei vini etnei nel mondo, perché credo che saranno i prossimi vini “premium” di Italia. Aprirò inoltre una scuola educativa sui vini per turisti e winelover, che chiamerò Cin Chyntia”.

Quanto ai vini del Sud Italia pensa che ci siano aree interessanti e in molti casi “ravvivate” da nuove generazioni e da donne. Come nel Vulture, in Basilicata, per esempio. Ottime per lei sono le zone del Cirò in Calabria, quelle pugliesi per alcune bollicine, ed è interessante l’ambizione del Grillo in Sicilia. Ai produttori offre una sola raccomandazione: qualità e non quantità. “Il pericolo è quello di abbassare la qualità dei vini italiani nel mondo. Bisogna essere consapevoli della propria eccellenza ed alzare il profilo dei vini del Sud. Ci sono stati cambiamenti importanti, dagli anni ’90 ad oggi, che hanno portato a lasciarsi alle spalle vini potenti, corposi e con tanto alcol per andare incontro a vini più leggeri in termini di alcol, con corpi più sottili, ma con struttura e complessità. Caratteristiche che ritrovo, per esempio, nel Nerello Mascalese, un po’ Barolo un po’ Borgogna, ma più etereo, con note fumé, leggero, sofisticato ed elegante. Anche il Carricante presenza delle peculiarità forti. In una degustazione alla cieca, alcuni Carricante potrebbero sembrare Chablis”.