Sarà a Cagliari il 30 e 31 maggio il 77° Congresso Nazionale di Assoenologi. Ma nel mentre è alla prima giornata del Vinitaly, durante la conferenza stampa per la presentazione dell’evento, che il Presidente dell’associazione, Riccardo Cotarella, ha espresso dubbi e prospettive sul futuro del vino italiano. La sua è un’immagine pragmatica e ottimista che parte dalle parole dichiarate proprio stamane dal ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foresta, Francesco Lollobrigida: “Il vino è un gioiello” per l’Italia ed è “opportuno valorizzarlo”. Sulla stessa scia si pone lo stesso impegno di Assoenologi “attraverso la cultura, la passione, ma anche con la rabbia giusta”. Quella che, secondo le parole del Presidente, serve per contrastare “gli attacchi beceri fatti da pseudo studiosi che pur di scrivere libri sul mondo del vino darebbero fuoco anche alla madre, ma noi siamo consci di questo e abbiamo l’antidoto”.
Parole perentorie che non lasciano spazio a soluzioni alternative se non “rispondendo attraverso il territorio, raccontando il vino nella sua eccezione di simbolo culturale”. Perché “è uno dei settori dell’alimentare più acculturato che abbiamo. Un prodotto unico, ineguagliabile. Tramandato nella storia e che taluni cercano di offuscare. Lei l’avrebbe mai fatto un’intervista a un produttore di patate?” La custodia della tutela come baluardo della custodia della cultura allora? “Assolutamente sì, ma non tutti i consorzi di tutela stanno viaggiando in questa stessa direzione. C’è ancora molto da fare”.
Eppure per quanto un rimprovero arrivi per i grandi consorzi, sono tanti, forse troppi gli ormai “ex consorziati” che non si sentono riconosciuti da un’istituzione di tutela. Numeri non così irrilevanti, coi tanti viticoltori che oggi preferiscono produrre fuori dalle Denominazioni di Origine: “E’ troppo facile abbandonare la barca quando c’è il mare grosso. Bisognerebbe, invece, essere coscienti e combattere restando uniti. Chi se ne va fa il male a se stesso, oltre che del proprio territorio” . Ma fuori dal coro sono anche le sue dichiarazioni sul climate change : “Tutti i grandi vini, dai francesi agli italiani, sono nati con il cambiamento climatico, dal ’95 ad oggi”. Impossibile non notare, però, quanto sia repentino questo surriscaldamento globale con un’apertura di Vinitaly 2024 che pare giocare di pari passo con quella della stagione balneare e un’agricoltura che sembra non riuscire a stare più al passo: “Certo se ogni hanno le temperature aumentano di 5 gradi alla volta, finisce il mondo del vino, dell’agricoltura e finiamo pure noi”. Di spiragli per Cotarella ce ne sono, ma “serve molta preparazione scientifica. La nostra non può più essere l’era della viticoltura fai da te. Dell’agricoltura del sabato e la domenica”. Positività ed innovazione si, “ma non possiamo più permetterci le fantasie naturali. Serve scienza, esperienza e cultura”.