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L'intervista

Carlotta Gori: “Vi svelo la Chianti Classico Collection. E su Uga e dazi dico che…”

14 Febbraio 2025
Carlotta Gori Carlotta Gori

La Chianti Classico Collection torna alla Stazione Leopolda di Firenze il 17 e 18 febbraio 2025 con un numero record di espositori: saranno 218 le aziende del Gallo Nero a presentare le nuove annate a stampa, operatori del settore e, nella giornata di martedì, anche al pubblico. Il tema centrale della trentaduesima edizione sarà in tutto e per tutto la sostenibilità, rappresentata da un’installazione vegetale al centro della hall della Leopolda, con piante spontanee emblema della biodiversità tipica delle colline del Gallo Nero, e ripresa anche nella scelta dei materiali ecocompatibili utilizzati per gli allestimenti. “Forte senso di appartenenza al territorio ed efficacia dell’evento sono i due motivi principali che spiegano i numeri da record – racconta Carlotta Gori, direttore del Consorzio Chianti Classico ai nostri microfoni – La Collection è percepita come l’appuntamento centrale della denominazione, un momento di aggregazione per tutti i produttori, che qui hanno la stessa importanza e visibilità. Inoltre la manifestazione sta acquisendo rilevanza sempre maggiore tra pubblico, stampa e operatori del settore, riconoscendola come produttiva ed efficace”. Alla Chianti Classico Collection 2025 saranno presenti 218 aziende del Gallo Nero, che porteranno in degustazione un totale di 790 etichette. Tra queste, 194 saranno Chianti Classico Riserva e 185 Gran Selezione, mentre 40 campioni offriranno un’anteprima della vendemmia 2024.

Il focus della Collection quest’anno è la sostenibilità, argomento sempre più centrale nel mondo del vino. Può raccontarci di più sulle iniziative concrete messe in atto dal Consorzio e dai produttori per ridurre l’impatto ambientale?
“Ne parleremo più approfonditamente alla Collection, ma intanto volentieri possiamo anticipare che la nostra visione di sostenibilità è già emersa durante la festa per i 100 anni del Consorzio, lo scorso 14 maggio. In quell’occasione abbiamo lanciato la nostra idea per i prossimi 100 anni, attraverso il “Manifesto di Sostenibilità del Chianti Classico”: un territorio che punta su un modello di sostenibilità ambientale e sulla biodiversità, con grande attenzione ad un modello sociale che possa riportare le persone nei territori di produzione e alla valorizzazione della vocazione culturale del Chianti Classico. Temi, questi, che ci appassionano e su cui costruiremo il nostro modello di sostenibilità”.

L’introduzione nel disciplinare delle Unità Geografiche Aggiuntive (Uga) per la Gran Selezione, in che modo ha contribuito ad enfatizzare la territorialità del vino e quali sono stati i benefici osservati e i risultati di questa nuova tipologia?
“La scelta di inserire le Unità Geografiche Aggiuntive nel disciplinare di produzione è fortemente legata alla visione della territorialità del vino, per raccontare in maniera sempre più specifica i fattori territoriali e umani che si ritrovano poi in un prodotto vivo come il vino, valorizzando le peculiarità dei suoli, dei microclimi e delle comunità locali che condividono pratiche vitivinicole comuni in un’area grande come quella del Chianti Classico. La scelta di legare le Uga alla Gran Selezione aumenta questa percezione, poiché, per legge, la Gran Selezione deve essere un vino completamente prodotto dalla cantina che lo imbottiglia. Questo significa che tutte le uve utilizzate provengono esclusivamente dai vigneti dell’azienda stessa, garantendo un controllo diretto sulla qualità e l’origine del prodotto. I risultati della tipologia sono estremamente positivi: la Gran Selezione ha innalzato il valore dell’intera denominazione, favorendo un effetto di crescita su tutti i livelli produttivi. Pur rappresentando una quota limitata in termini di quantità, il suo impatto economico e di prestigio è significativo”.

Come hanno reagito i mercati internazionali all’introduzione delle Uga? Si è notata una maggiore riconoscibilità per le specifiche aree geografiche? 
“L’annuncio della modifica del disciplinare ha subito suscitato grande interesse nei mercati, accendendo i riflettori sulla denominazione. L’attenzione è stata rafforzata dalla diffusione da parte nostra di studi geologici e territoriali che hanno fornito una base scientifica al progetto, coinvolgendo così consumatori e operatori del settore. Ora, con l’uscita graduale delle bottiglie con la dicitura Uga in etichetta, la presenza sul mercato si sta via via consolidando, alimentando curiosità e accrescendo il valore dei nostri prodotti”.

Quali sono oggi per il Chianti Classico i mercati più strategici per l’export? 
“Tra i nostri mercati strategici c’è sicuramente il Nord America, con Stati Uniti e Canada quali principali mercati insieme all’Italia per il Chianti Classico, con grande attenzione anche al Nord Europa, che può offrire margini importanti di crescita e poi ancora i mercati fedeli al Chianti Classico come Giappone e la Gran Bretagna, che nel 2024 ha avuto buone performance su prodotti di alta fascia”.

Il 2024 ha portato sfide per il settore vitivinicolo, come la crescita dei costi, i possibili dazi e il cambiamento climatico. Come sta rispondendo il Chianti Classico a questo?
“Purtroppo, non abbiamo molte soluzioni contro i possibili dazi, che sono comunque dannosi su qualunque prodotto vengano applicati, causando ricadute negative per i sistemi economici. Tuttavia, il vino italiano, e in particolare il Chianti Classico, è molto conosciuto e apprezzato negli Stati Uniti e, sebbene i dazi possano preoccupare, ci auguriamo non abbiano un impatto significativo sul consumo. Anche gli importatori condividono questa convinzione, pur esprimendo preoccupazione. Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, con il Consorzio stiamo avviando progetti di ricerca con il Cnr e l’Università di Firenze per studiare la viticoltura di precisione e la biodiversità dei suoli. Il nostro territorio, pur subendo gli effetti dei cambiamenti climatici, è al momento ben protetto grazie alla sua estensione di boschi, alla forte escursione termica, all’esposizione dei vigneti e alla conformazione collinare, tutti fattori che favoriscono la viticoltura. I viticoltori stanno già adottando tecniche per proteggere i vigneti da eccessi di sole ed eventi estremi. La vendemmia 2024 è stata molto positiva, sia in termini qualitativi che quantitativi, segno di un buon adattamento del territorio”.

Alla Collection grande spazio anche all’olio Dop Chianti Classico, che quest’anno celebra due anniversari importanti. Qual è lo stato di salute di questo settore e quali sono le principali sfide per il futuro? 
“Questo è un anno importante, il nostro olio celebra infatti 50 anni del Consorzio e i 25 della denominazione Dop del Chianti Classico. Alla Collection verrà allestito un banco di assaggio dove sarà possibile degustare 35 oli e vi sarà un seminario con degustazione guidata dedicato. Il nostro olio è un prodotto di nicchia, in un territorio in cui la olivicoltura non potrà mai essere intensiva da prospettare grandi quantità proprio per la sua configurazione territoriale. E’ un prodotto molto apprezzato, di altissima qualità e che risente dei cambiamenti climatici forse più del vino, riteniamo sia necessario fare una riflessione importante sul rinnovo delle superfici olivetate per garantirne il futuro”.

Tra le novità dell’edizione 2025 della Chianti Classico Collection, la possibilità per il pubblico di acquistare le bottiglie in degustazione.
“Non è un’iniziativa commerciale ma un gesto simbolico e di riguardo nei confronti dei consumatori, per consentire loro di portare a casa un ricordo dell’evento, una bottiglia che ha assaggiato e apprezzato particolarmente”.