Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'intervista

Alessandro Vespa: “Il Primitivo sconta le colpe del passato. Troppo spesso ci sono produttori improvvisati”

08 Novembre 2024
Alessandro e Bruno Vespa Alessandro e Bruno Vespa

A Manduria, Bruno Vespa ha inaugurato la sua cantina a 10 anni dalla fondazione di Vespa Vignaioli. La due giorni di dibattiti e confronto è stata l’occasione per conoscere e intervistare la seconda generazione della famiglia Vespa, Alessandro che nella vita è avvocato e socio di uno studio legale di affari, con sedi a Milano Roma e Londra e si occupa di fusioni e acquisizioni e Real Estate.

Qualche anno fa avete deciso di creare una nuova cantina e acquistare la masseria Li Reni in Puglia. Quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a scegliere la Puglia e non un’altra regione e in particolare il territorio di Manduria?
“La nostra avventura in Puglia nasce circa 15 anni fa quando un caro amico ci propose un investimento insieme ad altre persone in una masseria diversa da quella attuale. E’ stato un colpo di fulmine: abbiamo scoperto un territorio, quello manduriano e del Salento ionico, pieno di storia, cultura, tradizione, fatto di persone straordinarie, con un potenziale enorme non ancora pienamente sfruttato. Tutto questo ci ha portato a voler continuare questa avventura in modo autonomo, investendo in masseria Li Reni, nei vigneti circostanti e nella cantina, la nostra energia, il nostro tempo e soprattutto la nostra passione”.

Il Primitivo di Manduria sul mercato è troppo. Le problematiche chiamate in causa sono tante: calo della produzione nell’ultima vendemmia, crisi dei rossi a livello mondiale, riserve in cantina consistenti e speculazioni sui prezzi di vendita delle uve. Quali iniziative, secondo lei, si dovrebbero adottare per cambiare rotta e dare nuovo slancio al territorio e ai suoi produttori?
“Si produce troppo vino. Bisogna puntare più sulla qualità e meno sulla quantità. Il Primitivo sconta delle colpe del passato e una certa abitudine a voler sovra produrre a prezzi contenuti, per usare un eufemismo, che fanno male al territorio e al buon nome del primitivo. Accanto a cantine pugliesi straordinarie, che producono vino eccellente e di grande qualità, troppo spesso ci troviamo di fronte produttori improvvisati che non hanno un ettaro vitato, che non hanno investito nulla e che si limitano solamente a comprare uve, o vino sfuso, ad affidare a terzi l’imbottigliamento e poi a vendere il prodotto sul mercato. Bisognerebbe tutelare di più chi ha realmente investito tempo passione e soprattutto denaro sul territorio, impedendo che la denominazione “Primitivo di Manduria Doc” sia concessa con troppa facilità”.

Tra qualche giorno si aprirà una nuova fase, inaugurerete la cantina al pubblico, quali proposte saranno introdotte per fare la differenza e rendere unica l’esperienza del visitatore e fare rete con il territorio?
“Oggi Masseria Li Reni può essere considerato un posto unico: all’interno della stessa struttura, il cliente può vivere differenti esperienze. Questo territorio deve puntare sulla qualità delle strutture e dei servizi e sull’eccellenza dei prodotti del territorio, vino in primis. Lusso, ma con eleganza e sobrietà. Solo così potremo competere con i giganti della Valle d’Itria. Siamo sulla strada giusta, ma si deve e si può fare di più”.

La masseria ha un suo ristorante, chi è lo chef e che tipo di cucina realizza?
“Lo chef è Paolo Gramaglia che ha la grande capacità di unire una cucina innovativa con la tradizione e i prodotti che il territorio regala”.

Quali sono i suoi vini preferiti?
“Un padre non ha, per definizione, un figlio prediletto. Tutti i nostri vini, grazie alla sapienza e alle straordinarie capacità del nostro enologo Riccardo Cotarella, sono eccellenti e soprattutto riescono a soddisfare tutti i palati”.

Masseria Li Reni oltre che un investimento è una realtà che ha conquistato un pezzo del suo cuore avendola scelta come location per festeggiare il suo matrimonio. Cosa rappresenta per lei?
“Qui mi sento a casa, coccolato dalle straordinarie bellezze naturali di questo luogo e dalle persone che collaborano con noi ogni giorno e che contribuiscono, con la nostra famiglia, a renderlo un angolo magico dove poter vivere tante esperienze diverse tra loro”.

È in arrivo una nuova generazione di Vespa, è in cantiere una nuova etichetta a lui dedicata?
“Ne parlavamo proprio in questi giorni con Riccardo Cotarella. A Tommaso Stefano sarà sicuramente dedicato un nuovo vino. Sarà lui, spero un giorno, a continuare questa meravigliosa avventura”.

Vino e giovani. Il vino non vino, ovvero il vino dealcolizzato è la strada giusta per avvicinare a questo mondo le nuove generazioni?
“Bisogna far capire ai giovani che il vino è un modello di emozione e di cognizione diverso rispetto, per esempio, a quello dei superalcolici, che invece sono consumati in quantità smisurate dai ragazzi delle nuove generazioni. La strada giusta non è il prodotto dealcolizzato, ma avvicinarli al vino, quello vero, raccontandone la storia, la passione e la cultura dei territori che si cela dietro”.

Una sua valutazione sui primi 10 anni dall’apertura e sulla due giorni appena conclusa.
“In dieci anni abbiamo costruito qualcosa che normalmente forse si costruisce in venti (vigneti, resort, cantina, ristorante). Il bilancio non può che essere positivo. Nei prossimi cinque anni puntiamo ad una crescita del fatturato (qualitativo oltre che quantitativo), ad un aumento della nostra presenza all’estero e a strutturare ancor di più l’azienda e il suo management. La due giorni appena conclusa credo abbia testimoniato con i fatti che la nostra è una azienda seria, strutturata, di qualità, che ha investito nel territorio e nella sua economia reale, e non un passatempo per persone più o meno facoltose”.

Lei prenderà le redini di questa bella realtà, il cambio del testimone a che punto è?
“Francamente non ne abbiamo mai parlato in casa. Tutta la famiglia, con ruoli ben definiti e con il supporto del management attuale, si occupa dell’azienda, sia della parte vitivinicola che di quella ricettiva. Non c’è necessità di pensare ad un cambio di testimone. Quando accadrà, tutto sarà in ordine e in funzione e ognuno, dalla famiglia al management, avrà il ruolo che gli compete, come si conviene nelle realtà aziendali sane e che programmano il futuro per tempo”.