LA CURIOSITÀ
Il periodo è quello giusto, ma trovare questa erba marina lungo le coste laviche catanesi è ormai un’impresa per colpa dell’inquinamento
Il tempo del mauro
… perduto
Il periodo è questo, ma bisogna sapere dove andare e, nonostante ciò, essere fortunati. Poter gustare il “mauro” – o “u mauru”, in dialetto catanese – è infatti ormai talmente raro da essere una delizia da veri gourmet.
Si tratta di un’erba marina dai lunghi filamenti callosi, un’alga commestibile che fino a qualche decennio fa cresceva spontaneamente lungo le coste laviche catanesi e della Sicilia orientale, ma che adesso è quasi scomparsa a causa dell’inquinamento.
Inutile chiedere alla Pescheria e nei ristoranti di pesce di Piazza duomo o di Acitrezza; a restare legati a questa specialità sono alcuni ristoratori lungo la Timpa ed a Stazzo (nei pressi di Acireale), e giusto un paio di commercianti della zona di Ognina, a Catania.
“Ogni venerdì me lo porta un vecchietto – spiega Tino, titolare di una rivendita di frutti di mare in piazza Mancini Battaglia – che lo raccoglie insieme a suo figlio in una località vicino Acireale. Trovarlo è così difficile che neanche lui vuole far sapere dove riescono a prenderlo”.
Un “segreto professionale” che, tuttavia, non turba la serenità del rivenditore e dei suoi clienti: “Credo sia una località poco inquinata – continua Tino – perché so che per crescere ha bisogno di acque limpide”. Magari, perciò, si chiude un occhio su tracciabilità e sicurezza alimentare, ma volentieri si apre la bocca per assaggiare una prelibatezza tipica che rischia l’oblìo: “La domenica è già terminato – prosegue il commerciante – perché ho dei clienti affezionati che vengono qua apposta”.
Come ogni sciccheria marinara, di solito si consuma crudo: “Cinquanta anni fa mia mamma se lo mangiava a mare mentre lo raccoglieva – ricorda Tino – ma c’è chi lo preferisce condito con sale e limone, o chi lo salta in padella”.
Sono questi i mesi migliori in cui tentare la fortuna: l’alga trova il suo habitat ideale da aprile a giugno. Una vaschetta da 100 grammi costa più o meno tre euro. Ben 30 euro al chilo, ma vale per la memoria.
Francesca Marchese