Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

I vegani non mangiano miele: “Sfruttano le api”. “Prima venite a vedere come lo produciamo”

16 Luglio 2015
apicoltore apicoltore

La “battaglia” dei vegani contro il miele è cominciata qualche tempo fa in realtà. Non mangiano miele, dicono, perché si tratta di un prodotto che deriva dallo sfruttamento intensivo di questo animale.

Noi lo abbiamo chiesto a due “re” delle api, Carlo Amodeo, apicoltore siciliano che ha riportato in vita l’ape nera sicula ed Andrea Paternoster, apicoltore della Mieli Thun a Trento. Entrambi sono d’accordo su una cosa: le api sono talmente importanti per il lavoro che fanno che sarebbe da folli ucciderle o non rispettarle.

“Ci sono apicoltori ed apicoltori – spiega Paternoster -. Oggi con delle analisi che costano 30/40 euro puoi sapere in fretta cosa c’è dentro un vasetto di miele. E quindi quelli che vogliono fare i furbi hanno poca vita. Basta avere un poco di coscienza, di senso civico e soprattutto ricordarsi che sopra a quel vasetto ci mettono il loro nome”.


(Andrea Paternoster)

Insomma, allora chi sfrutta le api e le maltratta esiste?

“C’è ancora un nucleo piccolissimo che lavora in maniera inappropriata e, magari, uccide le api per estrarre il miele o da loro farmaci – dice Amodeo -. Oggi però i controlli sono serratissimi e chi sbaglia è tagliato fuori”.


(L'ape regina della Nera Sicula allevata da Amodeo)
 

I due apicoltori difendono il loro lavoro: “Fatto – dicono – in maniera etica e responsabile, senza arrecare danni fisici agli animali e senza stressarli eccessivamente. Lasciamo alle api il miele necessario allo svernamento”.

“Durante il processo di estrazione è nel nostro interesse non uccidere nemmeno un’ape – spiega Amodeo -. Poi è anche per questioni di sicurezza dei laboratori che nessuna ape rimanga intrappolata. Quindi spruzziamo del fumo con un attrezzo specifico e facciamo in modo che tutte le api lascino i melari”.

“È normale che qualche esemplare muoia – dice Paternoster -. L’obiettivo dell’apicoltore responsabile è fare in modo che questo numero sia sempre vicino allo zero”.


(Carlo Amodeo)
 

Il settore del miele è però, a detta dei due apicoltori, molto controllato: “C’è chi ha sbagliato e c’è chi lo farà ancora – dicono -. La cosa importante, però, è che il consumatore si senta tutelato”.

“Il miele è il frutto del fiore e non dell’ape – dice Paternoster -. In questo gioco straordinario tra i fiori e le api c’è uno scambio di vita, una cosa che ha una valenza quasi inconcepibile per l’essere umano. L’apicoltore non è un produttore di miele, è un allevatore di api. E non sono tanti quelli che riescono a comprendere il rapporto che si crea fra le api e l’uomo, un rapporto così intenso difficile da descrivere. L’apicoltore mette al centro della sua vita l’ape. E non permetterà in nessun modo che questa muoia o soffra: la si tutela in tutti i modi possibili. Ho grandissimo rispetto delle opinioni degli altri, ma che fa il miele come me in maniera serena e rispettosa, ha la coscienza pulita. Forse un vegano potrebbe mangiarlo dopo aver visto come lo produciamo”.

“Allevo un tipo di ape che si era estinta (l’ape nera sicula, ndr) – conclude Amodeo -, non vedo per quale motivo dovrei mettere di nuovo a rischio la sua vita, dopo che adesso ce la invidia tutto il mondo. La cosa fondamentale è non fare male alla Natura, ma serve avere un animo sereno e pieno d’amore”.

Giorgio Vaiana