Passione, dedizione ed un pizzico di follia. Da qui è nata l’idea di dar vita ad un vigneto sull’isola di Vulcano per produrre malvasia «come quella che gustavo da ragazza».
L’affermazione è di Paola Lantieri (nella foto), sessantenne alla sua terza esperienza lavorativa: «Ogni dieci anni circa cambio lavoro. – racconta divertita – Nasco medico, poi imprenditrice, gestivo una catena di supermercati, e adesso produttrice». Una “follia” che asseconda nel 2003 quando per caso si vende la casa dei suoi sogni a Vulcano, quella che ogni anno passando per andare al mare guardava con ammirazione. «Fu messa in vendita, a darmene notizia fu mio marito, sembrava un segno del destino. E così decidemmo di acquistarla». Otto gli ettari di terreno che ne facevano parte, «li per lì non ci facemmo caso, poi mi venne l’idea, nata da un profondo amore per questa terra che mi ha visto crescere. Ad ogni vendemmia per me è un miracolo».Cinque ettari di terreno dedicati alla coltivazione di uve malvasia. E’ la terza vendemmia per Paola Lantieri, «spero che almeno riusciamo a replicare il risultato dello scorso anno».
Seimila bottiglie nel 2010 di Lantieri Malvasia delle Lipari Passito che a quanto pare sono state molto apprezzate. Oltre a Vulcano e a Lipari, la Malvasia di Paola Lantieri si trova anche a Roma nella catena curata da Tiziana Gallo. «E quest’anno – svela Paola – forse saremo anche a Roscioli. Quello che mi ha spinto a fare di un pezzo di terra abbandonato da quasi cinquant’anni una vera vigna, – continua – è stato il ricordo di un bicchierino di Malvasia fatta in casa assaggiata qualche decennio fa mangiando da un vecchio contadino. E poi, la volontà di ridare, almeno al mio pezzetto di isola, l’identità che aveva perso con le pesanti emigrazioni postbelliche». Così la casa dei suoi sogni, la casa rosa, a due piani, in stile liberty, che sorge nella parte più a sud di Vulcano, ora è il cuore della sua azienda. «Nei cinque ettari non troppo scoscesi, “scasso” a un metro circa , risveglio di legioni di grillo-talpa che non vedevano il sole da cinquant’anni, accumulo dei quintali di rizomi di canne e successiva bruciatura, decisioni varie e poi la prima microvendemmia, davvero micro, nel 2006».
Una vendemmia sperimentale e fallita, «tutt’altro da quanto avviene oggi. – conclude Paola Lantieri – Ho incontrato Giovanni Scarfone dell’azienda Bonavita e lui nel giro di due anni mi ha consentito di dare la svolta producendo venticinque quintali. Poco per il disciplinare ma giusto per me».
Sandra Pizzurro