di Fabio Cimmino
Si sente sempre più spesso parlare di “Vini di Vignaioli” quelli che in Francia sono chiamati “Vins de Vignerons” definizione con la quale solitamente le valide enoteche di quartiere e le più interessanti carte dei vini dei piccoli ristoranti emergenti qualificano e distinguono la propria offerta da quella della grande distribuzione o degli anonimi punti vendita di aggressive catene in franchising (un fenomeno in preoccupante espansione).
In Italia è un concetto ancora nebuloso e poco impiegato (volentieri abusato a sproposito), troppo spesso confuso con la biodinamica, il biologico ed altre categorie che poco o nulla c’entrano con i vini in questione salvo coincidere in qualche, pur frequente, occasione. Questo, forse, perché non è sempre facile trovare un vignaiolo vero che (ancora) coltiva e vinifica le proprie uve da solo.
In Italia si è diffusa prepotentemente, in questi anni, la moda di affidarsi all’enologo consulente esterno, più o meno di grido (meglio se di grido), insieme con la voglia di taluni di strafare uscendo dalla specificità della propria realtà ed occupando sempre più spazi-tipologie attraverso l’acquisto di uve di e da terzi. In Campania questi fenomeni continuano ad imperversare e troppo spesso ci si dimentica di aziende come questa che da trent’anni ricoprono un ruolo di primo piano nella produzione di qualità della nostra regione. Cantine ed imprenditori “modello” che si sono affermati con caparbietà e successo anche fuori dai confini regionali.
Nicola Venditti è un “one man band”, una sorta di figura di “intellettuale-contadino”, sempre pronto ad affrontare nuove sfide ed iniziative. In campagna cona la sua visitatissima fattoria didattica e l’appuntamento annuale, ormai consolidato, con la sua vendemmia nottura, riservata su invito ai giornalisti più audaci e curiosi, così come sui mercati dove da qualche tempo promuove in prima persona i suoi vini attraverso un vero e proprio “wine tour” personalizzato.
Nella sua articolata offerta che comprende vini dai prezzi accessibili e dall’invidiabile costanza qualitativa, anche nei millesimi più difficili, spicca il Marraioli, un aglianico in purezza che nasce con la vendemmia 2003. Si tratta di una delle migliori interpretazioni d’aglianico mai concepite e realizzate come ci conferma l’annata 2007. Le uve provengono da un cru nell’omonima contrada in provincia di Castelvenere. Come tutti i vini prodotti da Nicola non si tratta di un vino “ad effetto” e preferisce come sempre la strada più difficile e rigorosa dell’eleganza e della complessità, obiettivo raggiunto anche in una vendemmia come questa caratterizzata da una andamento climatico particolarmente caldo, per non dire torrido.
Il colore è un rosso rubino che tende alle classiche sfumature granato con l’invecchiamento. I profumi sono di frutta rossa matura e fiori con intense note terziarie di pepe, tabacco e spezie. Riesce ad essere allo stesso tempo fine e potente, delicatamente travolgente, fresco ed evoluto. Profumi e palato si esprimono con grande coerenza ed equilibrio. Il finale chiude sostenuto dalla necessaria dose di mineralità con un doppio accento sia sapido che acido in grado di allungare e far vibrare adeguatamente la beva. Trattandosi del vino di punta lo troverete sugli scaffali intorno ai 15 euro, un prezzo sicuramente importante, ma vi posso assicurare che ne vale assolutamente la pena.